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CRONACA

UCRAINA, GRANDE AFFARE DELLE ORGANIZZAZIONI MAFIOSE

UCRAINA, GRANDE AFFARE DELLE ORGANIZZAZIONI MAFIOSE

In una comunicazione dello scorso 18 ottobre, il ministero degli Interni ucraino ha dichiarato ammontare a oltre 491 mila il numero di armi leggere “smarrite” o rubate dall’inizio del conflitto con la Russia nel febbraio 2022. Il dato preoccupante è che il tasso di smarrimento o furto di armi è pressoché raddoppiato nell’ultimo anno, passando infatti dalle 270.900 mila armi scomparse a settembre 2024, alle 491.426 di settembre 2025.

La parte del leone in termini di tipologie di armi smarrite è rappresentata dai fucili d’assalto, che rappresentano da soli oltre 149 mila armi. Al secondo posto fucili a canna liscia da caccia, per complessive 135 mila armi. Sono quasi 30 mila le mitragliatrici mancanti all’appello e quasi 19 mila i lanciagranate. Parlando di specifici modelli, i fucili d’assalto Ak 74 scomparsi sono quasi 100 mila da soli, mentre le pistole Makarov sono oltre 21 mila.

Sempre secondo l’informativa ministeriale, il 58 per cento delle armi scomparse è di produzione estera, il 17 per cento di produzione ucraina, il 25 di produzione sconosciuta. In realtà, comunque, solo il 6 per cento delle armi scomparse è relativo a denunce di furto, mentre il restante 94 per cento risulta semplicemente “perduto” per vicende belliche. Per contro, secondo quanto ripetutamente riferito dagli organi di informazione occidentali, le armi fornite dai Paesi della Nato alle forze armate ucraine risultano aver alimentato il mercato nero e sarebbero state acquistate dalla criminalità organizzata e da gruppi terroristici.

In un’intervista di Pierluigi Mele di RaiNews.it, il criminologo Vincenzo Musacchio fa il punto sul traffico di armi che esce dall’Ucraina e che, invece che finire al fronte, si dirige verso le mafie.

“L’Ucraina – afferma Vincenzo Musacchio - su tale fronte rappresenta una vera catastrofe senza precedenti poiché durante questi tre anni di guerra mancano all’appello quasi 500 mila armi da fuoco. Tra gli armamenti scomparsi ci sono fucili d’assalto, di precisione e pistole automatiche. Su questa condizione di fatto le mafie vanno a nozze realizzando enormi profitti giacché a oggi nessuno si è preoccupato di tracciare le armi che sono state inviate e s’inviano tuttora all’Ucraina. Le mafie russe e ucraine gestiscono il mercato nero vendendo al miglior offerente (terroristi, mafiosi, criminali comuni) armi capaci di far saltare in aria persino i blindati. Non è la prima volta che la criminalità organizzata approfitta delle guerre. Ricordo spesso ai miei studenti come la ’ndrangheta acquistò un ingente quantitativo di armi provenienti dal conflitto nell’ex Jugoslavia. Con i sequestri successivi le autorità giudiziarie procedenti scoprirono armi pericolosissime come bazooka, esplosivi, kalashnikov. La storia, purtroppo, si ripete in Ucraina”. 

Che l’Ucraina sia uno dei Paesi più corrotti del mondo non è una novità, ma Vincenzo Musacchio sostiene che ci sia anche una carenza di monitoraggio di queste armi da parte degli Stati fornitori. “È proprio questo – sostiene -  l’aspetto più preoccupante. L’unica risposta che mi viene naturale riguarda il sistema corruttivo che si nasconde dietro la vendita e il commercio di armi. Il non avere la tracciabilità di questi armamenti significa favorire il mercato nero e quindi mafie e terrorismo. L’assenza di un sistema di tracciamento rende impossibile stabilire l’origine degli armamenti recuperati nelle operazioni delle forze dell’ordine. Tuttavia, il timore è che, con il passare del tempo, le scorte belliche si disperdano sempre di più nel mercato nero internazionale. Le mafie russe e quelle ucraine dimostrano la propensione di quella regione al traffico illecito di armi. Europol ed Eurojust già nel 2022 avevano presentato rapporti dettagliati sul rischio che le armi inviate all’Ucraina potessero finire sul mercato nero, alimentando circuiti clandestini gestiti da organizzazioni criminali mafiose e terroristiche. Tra il materiale a rischio indicarono esplosivi, granate militari, fucili d’assalto AK-12 delta force, di precisione e mine anticarro”. 

Tuttavia, il mercato nero in Ucraina non si ferma alle armi.

“Gli enormi flussi di denaro che arrivano e arriveranno in Ucraina una volta terminata la guerra – sostiene Vincenzo Musacchio  -saranno manna dal cielo per le mafie. Sussistono anche nuove opportunità per la criminalità organizzata. In Ucraina si sta già sviluppando un mercato nero di farmaci salva vita: insulina, antibiotici, medicinali per bloccare le emorragie. Aumenterà anche l’uso di sostanze stupefacenti, naturali e chimiche. Le mafie russe e ucraine stanno guadagnando milioni di euro sfruttando anche il traffico di esseri e organi umani. Senza un monitoraggio adeguato in questi ambiti, il rischio è che l’Ucraina diventi il prossimo grande affare delle organizzazioni mafiose transnazionali”. 

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