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TRUMP, MOSSA A SORPRESA SU EPSTEIN: PUBBLICATE TUTTO

TRUMP, MOSSA A SORPRESA SU EPSTEIN: PUBBLICATE TUTTO

Colpo di teatro. C’era da aspettarselo? Probabilmente sì, perché ormai la tecnica di Donald Trump è quella di far uscire allo scoperto i nemici interni e quelli esterni e poi di sconvolgere i loro piani con una mossa che azzera tutte le loro posizioni. Con le sue dichiarazioni di ieri non solo ha smontato tutte le teorie dei democratici sul suo coinvolgimento con Epstein, ma ha anche messo allo scoperto chi nel Partito repubblicano sta facendo maretta nei suoi confronti. Due piccioni con una fava.

In vista del voto previsto per oggi alla Camera sul caso Epstein, con la richiesta dei democratici e di alcuni repubblicani di pubblicare tutti i files sul caso, Donal Trump, con una mossa a sorpresa, ha detto papale papale: "I repubblicani dovrebbero votare per la pubblicazione dei documenti Epstein, perché non abbiamo nulla da nascondere ed è tempo di voltare pagina rispetto a questa bufala dei democratici portata avanti solo distrarre dal successo dei repubblicani. A nessuno – ha aggiunto - importava di Epstein quando era vivo e se i democratici avessero avuto qualcosa l'avrebbero reso pubblico prima della nostra vittoria elettorale” Trump ha poi precisato che a lui "l'unica cosa che interessa è che si torni a concentrarsi sull'economia e sull'accessibilità, tema su cui stiamo vincendo".

"Il Dipartimento di Giustizia – ha detto ancora Trump - ha già reso pubbliche decine di migliaia di pagine di Epstein e sta guardando a vari democratici (Bill Clinton, Reid Hoffman, Larry Summers) e ai loro rapporti con Epstein. La commissione di sorveglianza della Camera può avere tutto quello che legalmente le spetta, non mi interessa. Quello che mi interessa è che i repubblicani tornino a concentrarsi sull'economia", ha detto Trump ribadendo gli importanti successi ottenuti dalla sua amministrazione sul fronte dell'"inflazione, del taglio delle tasse, del mettere in sicurezza il confine e nel deportare i criminali illegali". "Parliamo degli obiettivi raggiunti dai repubblicani e non cadiamo nella trappola di Epstein, che è una maledizione per i democratici non per noi", ha messo in evidenza il presidente Usa.

Il legame tra Trump e Epstein è ben consolidato e il nome del presidente è stato incluso nei documenti pubblicati dal suo stesso Dipartimento di Giustizia a febbraio, nell'ambito di uno sforzo per soddisfare l'interesse pubblico sulle informazioni provenienti dall'indagine sul traffico sessuale. Trump non è mai stato accusato di illeciti in relazione a Epstein e la semplice inclusione del nome di qualcuno nei fascicoli dell'indagine non implica il contrario.

Nel frattempo, Trump ha rilanciato, chiedendo al procuratore generale Pam Bondi e all'FBI di indagare sui legami tra Epstein e l'ex presidente democratico Bill Clinton, oltre all'ex presidente di Harvard Larry Summers (che fu segretario al tesoro di Clinton).

Domenica, il presidente della Camera Mike Johnson ha accusato i democratici del Congresso di aver utilizzato la pressione per la pubblicazione di documenti collegati al condannato per reati sessuali Jeffrey Epstein come "il loro unico piano d'azione", affermando che lo sforzo mira a fare pressione sul presidente Donald Trump e a distogliere l'attenzione da altre questioni.

Le dichiarazioni di Johnson sono state rilasciate in un'intervista a "Fox News Sunday", in cui ha ripetutamente sottolineato quella che ha definito la fedina penale pulita di Trump.

"Il presidente Trump - ha detto Johnson - ha le mani pulite. Non è preoccupato. Parlo con lui continuamente. Non c'entra niente. È frustrato dal fatto che stiano trasformando la questione in una questione politica".

Johnson ha accusato i democratici di aver "selezionato tre email tra 20.000 documenti" collegati a Epstein per "cercare di insinuare che il presidente fosse colpevole".

L'iniziativa di divulgazione di tutti i documenti riguardanti il caso Epstein è promossa da un gruppo bipartisan di legislatori, tra cui i deputati Ro Khanna, democratico della California e Thomas Massie, repubblicano del Kentucky, che hanno guidato una petizione di diffusione che ha ottenuto mercoledì firme sufficienti per forzare un voto in aula sull'Epstein Files Transparency Act, un disegno di legge che impone al Dipartimento di Giustizia di pubblicare tutti i documenti non classificati, le comunicazioni e il materiale investigativo in suo possesso relativi a Epstein.

Khanna aveva replicato alla posizione di Johnson nel programma Meet the Press della NBC, sostenendo che Trump sta "perdendo la sua base MAGA" perché la sua precedente promessa elettorale di opporsi a "un'élite di governo corrotta" e di difendere gli "americani dimenticati" non è stata mantenuta.

Se approvata, la legge richiederebbe 60 voti per essere approvata al Senato e avrebbe bisogno della firma di Trump o di una maggioranza dei due terzi in entrambe le Camere per superare un eventuale veto.

A questo punto, con la mossa di Donald Trump tutte le supposte resistenze della casa Bianca cadono nel nulla. Per i repubblicani che dovevano, secondo le narrazioni dei media, scegliere tra schierarsi la resistenza alla pubblicazione e la trasparenza, il problema non esiste più. E se continuerà ad esistere non riguarderà Donald Trump.

Johnson ha descritto l'iniziativa dei democratici su Epstein come una strategia politica per spostare l'attenzione, in quanto, ha affermato, “non hanno altro di cui parlare. Cosa hanno realizzato in questi mesi? Epstein è il loro unico piano d'azione".

Il giornalista Charlie Gasparino, editorialista di lunga data del New York Post ha sostenuto che i recenti tentativi di alcuni repubblicani, tra cui la deputata della Georgia Marjorie Taylor Greene, di desecretare i materiali del Congresso relativi a Epstein hanno prodotto più tumulti interni al partito che rivelazioni sostanziali e ha definito la questione "una distrazione assurda", affermando che né Trump né gli individui i cui nomi compaiono nelle email del Congresso recentemente diffuse hanno mostrato alcuna consapevolezza della condotta predatoria di Epstein.

"Il grande dibattito interno tra i repubblicani non riguarda le tariffe [o] la regolamentazione... No, riguarda gli ingenui Epstein e Trump", ha scritto Gasparino, sottolineando la sua opinione secondo cui il sodalizio tra i due era terminato "decenni" prima della prima condanna di Epstein. Secondo Gasparino, la presenza pubblica di Epstein nei circoli sociali d'élite, non solo a Palm Beach ma anche a Manhattan, proiettava l'immagine di un ricco eccentrico che usciva con donne adulte. Gasparino ha affermato che coloro che hanno interagito con Epstein in quegli anni avevano poca conoscenza della portata delle sue attività criminali nascoste.

Il giornalista ha inoltre affermato che, in base all'ultima serie di email rilasciate agli investigatori del Congresso nelle ultime due settimane, "ci sono forti prove che quando Trump ha sentito parlare del lato oscuro di Epstein, ha interrotto la sua relazione".

Gasparino ha contrapposto le azioni di Trump ai legami istituzionali più duraturi che Epstein aveva con importanti società finanziarie come JPMorgan, sostenendo che Trump "non voleva avere niente a che fare con lui" molto prima che altri prendessero le distanze.

Sebbene le email del Congresso appena emerse abbiano alimentato le speculazioni online, i deputati che hanno esaminato il materiale non hanno indicato pubblicamente che i documenti contengano prove di una condotta illegale o non etica da parte di Trump. Secondo persone che hanno familiarità con il processo di revisione delle e-mail, le comunicazioni mostrano principalmente interazioni sociali o filantropiche comuni nelle cerchie dei donatori di Palm Beach e New York nei primi anni 2000, non complicità criminali. Inoltre secondo diversi membri, nessuna delle email recentemente esaminate dalle commissioni del Congresso nelle ultime due settimane ha suggerito legami tra Trump e le operazioni di traffico sessuale di Epstein.

Gasparino ha sostenuto che continuare a concentrarsi sulle speculazioni Trump-Epstein serve a fini politici piuttosto che investigativi. "Epstein viene usato per distruggere la presidenza di Trump", ha scritto, descrivendo quelli che considera ripetuti "vicoli ciechi" che riconducono solo a Epstein e alla sua collaboratrice di lunga data Ghislaine Maxwell.

Le dichiarazioni di Gasparino giungono in un momento di crescente tensione tra i repubblicani, aggravata dalla pressione della deputata Marjorie Taylor Greene per rendere pubblici altri documenti relativi a Epstein.

Greene, un tempo una delle più fedeli alleate di Trump, ha criticato il presidente per aver ritirato il suo sostegno alla sua rielezione nel 2026 e Trump, sui social media, l'ha accusata di virare verso l'"estrema sinistra" e di essere diventata "una pazza scatenata".

E qui si innesta la questione dei contrasti interni al Gop che la strategia di Trump, con mossa a sorpresa finale, ha messo a nudo, spiazzando gli avversari.

Trump ha definito domenica, in un post su Truth Social, la deputata Marjorie Taylor Greene una "traditrice".

Venerdì Trump ha ritirato il suo sostegno e la sua approvazione a Taylor Greene, ma la rottura tra Trump e Taylor Greene non è reciproca, in quanto leicontinua a sostenere Trump e la sua amministrazione anche dopo che lui ha ritirato il suo appoggio e ha minacciato di sostenere una sfidante alle primarie contro di lei nel 2026. "Sostengo lui e la sua amministrazione e li sostengo nel mantenere le promesse elettorali fatte al popolo americano", ha dichiarato la Taylor domenica al programma “State of Unione” della CNN.

Interessante per capire cosa sta avvenendo, anche il sostegno dato da Trump a Tucker Carlson in relazione alla sua recente intervista a un attivista di estrema destra noto per le sue idee antisemite, che ha causato uno scisma all'interno del partito repubblicano.

Trump ha difeso Carlson, citando le "buone interviste" che aveva avuto nel corso degli anni con l'ex conduttore di Fox News e ha affermato che se Carlson vuole intervistare Nick Fuentes, i cui sostenitori si considerano impegnati a preservare l'identità bianca e cristiana dell'America, allora "la gente deve decidere".

Il mese scorso, Carlson ha avuto un amichevole incontro con Fuentes nel suo podcast, scatenando una polemica tra i conservatori. L'incontro ha scosso la Heritage Foundation, dove il presidente del think tank conservatore ha difeso Carlson per la sua intervista, suscitando l'indignazione dei membri dello staff. Il presidente della Heritage Foundation, Kevin Roberts, ha poi denunciato le opinioni di Fuentes.

Mentre si preparava a tornare a Washington dopo un weekend in Florida, Trump ha detto ai giornalisti che, quando si tratta di Carlson, "non potete dirgli chi intervistare. Se vuole intervistare Nick Fuentes, non so molto di lui, ma se vuole farlo, che lo diffonda. La gente deve decidere".

E qui si apre un altro capitolo che riguarda il Partito repubblicano. C’è una parte del partito, ma anche dell’opinione pubblica che lo segue, che ha mal sopportato e mal sopporta il rapporto di copertura dell’Amministrazione Usa nei confronti della politica di Netanyahu. C’è stata una forte critica ai bombardamenti dell’Iran e un’altrettanta forte critica alle posizioni estremiste israeliane come quella dell’annessione della Cisgiordania o della copertura di fatto data ai coloni.

Fuentes è un nazionalista bianco, antisemita e negazionista dell'Olocausto e Tucker Carlson ha più volte criticato la posizione dell’Amministrazione Usa nei confronti di Israele.

Con l’appoggio a Carlson Trump chiude un contenzioso riguardante Israele.

Per i Dem è chiusa la partita. Ancora una volta, come per il Russiagate, hanno fatto la figura dei buffoni.

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