di Silvano Danesi
Una psycological operation di grande portata è in atto per deviare le masse dal contrasto alle follie del globalismo finanziario, strumento del neocolonialismo capitalista, al presunto fascismo insorgente nell’Occidente.

Segue da: IL SERPENTE HA DUE TESTE (12) – OPERAZIONE ATTACCO AL QUARTIER GENERALE
La psycological operation da manuale propagandistico, debitamente finanziata coinvolgendo i media asserviti al gioco di distrazione, ha tre punte emergenti alle quali guardare con attenzione: Londra, Parigi, New York.
New York è diventata, con Londra e Parigi, la terza punta del triangolo woke con il quale il serpente globalista finanziario e neo coloniale tenta di mantenersi in vita, deviando l’insofferenza crescente delle masse nei confronti della società capitalistica tecno finanziaria e neo colonialista verso il rigetto della civiltà occidentale e dei suoi valori, dipinti artatamente come frutto di suprematismo bianco, sovranismo, populismo, fascismo.
Di questa operazione è parte integrante la promozione dell’Islam e dell’immigrato e la demonizzazione di Israele, che si trasforma rapidamente in antisemitismo e di questa operazione è parte integrante la facciata “socialista” proposta come emancipatrice degli sfruttati, siano essi lavoratori, gender, Lgbtq+ o immigrati: tutti riuniti nel pastone woke.
Woke non è socialismo; è veleno ideologico del serpente globalista neo coloniale e con Mamdani eletto a sindaco di New York, l’Asinello, emblema del Partito Democratico, è diventato woke. Non a caso Nancy Pelosi, esponente del vecchio establishment Dem, si è ritirata. La partita ora è all’interno del Partito Democratico, perché per contrastare l’onda conservatrice, che arriva dall’America profonda oggi rappresentata da Donald Trump, non bastano più i Clinton e tanto meno gli Obama, ma è necessario un fronte progressista woke che unisca Stati Uniti ed Europa, attraverso, in primis, le capitali del capitalismo finanziario, le grandi città dove si è concentrata una borghesia ricca, debosciata e, soprattutto, sradicata.
Il serpente, il cui veleno sta distruggendo l’Occidente, ha due teste: le monarchie europee colonialiste e la finanza esercitata da ebrei antisemiti da secoli al servizio del potere dei monarchi e dei loro disegni di dominio e di oppressione dei popoli.
Le monarchie europee hanno prodotto colonialismo efferato, spoliazione delle ricchezze di vaste aree del mondo, schiavismo, oppressione di popoli, distruzione di culture e religioni millenarie.
Dopo la seconda guerra mondiale il colonialismo, nella sua dimensione più brutale, è tramontato e si è trasformato in dominio finanziario, cosicché il serpente ha nascosto una delle sue teste, quella monarchica, in una sorta di favola da operetta per narrazioni incipriate da cronaca rosa, lasciando all’altra, quella finanziaria (oggi tecno-finanziaria), di continuare il colonialismo in altra forma, ossia nella forma del globalismo.
Il globalismo, concepito come nuovo ordine mondiale con il suo corredo ideologico assurgente a pensiero unico massificante, ha connotato di sé il periodo che va dalla seconda metà del secolo scorso ai nostri giorni.
Oggi il serpente è colpito a morte da una rivolta vincente negli Stati Uniti e sempre più forte in Europa e così, utilizzando l’arma tipica delle dittature (Goebbels, Stalin), utilizza la propaganda, in chiave di psycological operation da manuale, per deviare la protesta contro i valori dell’Occidente, dipinti artatamente come conservatori, antidemocratici, illiberali, fascisti.
Il serpente difende i suoi capisaldi, come l’Unione Europea di Maastricht, che nulla ha a che fare con l’idea di un’Europa unita in versione Stati Uniti d’America, e costruisce i suoi castelli neofeudali nelle grandi città, dove si concentra una borghesia ricca, debosciata, sempre più aliena dai valori dell’Occidente, globalista e interessata a irretire le masse degli immigrati in una sorta di falso socialismo che non è altro che massificazione, con sottomissione in cambio di prebende: trasporto gratis, reddito di cittadinanza e via discorrendo.
Siamo lontani anni luce dal socialismo riformista, che si basa sul lavoro e sulla sua dignità, in un rapporto dialogico paritario tra capitale e lavoro.
In questo quadro si colloca il tentativo del serpente di recuperare vigore, visibilità e credibilità nella città simbolo del potere imperiale degli Stati Uniti d’America. Potere imperiale che le monarchie europee vorrebbero ancora colonia al loro servizio e che, con Donald Trump, si ribella, per la seconda volta, al tentativo del dominio inglese.
A New York il progressismo, ideologia dell’Asinello (partito Democratico) coniugata con il globalismo, ha visto vincente la sua parte radicale woke a discapito di quella moderata.
Il fenomeno è correlato con quanto contemporaneamente avviene in Europa nelle due capitali assurte a emblema delle estreme contorsioni del serpente: Londra e Parigi.
Londra, dove ha sede la testa del serpente in chiave monarchica e dove l’altra testa alloggia nella City, è la capitale di un Paese, guidato da un socialista fabiano, scivolato in una deriva totalitaria orwelliana e drogato dalla convinzione delirante di essere ancora una grande potenza mondiale.
Parigi, città dove ha alloggio la testa finanziaria del serpente, è la capitale di un Paese ridotto in macerie dal pupillo dei Rothschild, ossia da un prodotto della finanza trasformato alla bisogna in un politico che si crede un monarca.
Le due capitali sono accomunate dall’essere luoghi dedicati all’ideologia woke, alle follie climatiche e green, al gender e alle rivendicazioni Lgbtq+ e penetrate, intus et in cute, da un islamismo che le allontana dai valori dell’Occidente dei quali sono state, per secoli, sedi preclare.
Parigi e Londra sono i due simboli dello sfascio di identità occidentale, corrosa dal veleno del serpente a due teste.
A questo tentativo di psycological operation, teso a indirizzare le masse non contro il capitalismo tecno finanziario, globalista e neo coloniale, ma contro il recupero di identità, di sovranità, di dignità del lavoro, di democrazia e di libertà, attraverso un’operazione trasformistica, si è aggiunta ora la Grande Mela.







