di Silvano Danesi
I Massoni sono Figli della Vedova, in quanto figli dell’Origine e i Maestri segreti sono coscienti di esserlo, in quanto tutta la simbologia del grado li riporta all’archetipo potente del Fondamento.
Tutto questo ha ben poco a che fare con la vera e propria idiozia che ho sentito dire, rivolto ai nuovi appartenenti al 4° grado, da un poveretto rivestito dei paramenti del 33° grado: “Avete ucciso Hiram e ora siete orfani, dovete arrangiarvi”. Premesso che la logica trema, in quanto a uccidere Hiram sono stati tre compagni e a farlo risorgere tre maestri, con la conseguenza che i tre maestri segreti, in quanto maestri, non hanno ucciso Hiram, ridurre il significato del grado alla psicologica uccisione del maestro per diventare adulti e autonomi è davvero ridurre in modo indecente una ritualità complessa e di alto significato simbolico. La ritualità del terzo grado, con l’uccisione e la resurrezione di Hiram, nel quale si identifica colui che viene iniziato, riporta alla uccisione di Osiride e alla sua resurrezione come Horus.
I Maestri segreti sono orfani in quanto, immedesimati in Horus, sono figli della Vedova Iside, la quale, partorisce Horus dopo essersi magicamente ingravidata attraverso la ricomposizione dei pezzi di Osiride ad eccezione del pene. Osiride è stato tagliato in 14 pezzi, che suo fratello Seth ha disperso in tutto l'Egitto. Iside ha ritrovato 13 di questi pezzi, ma non è riuscita a recuperare la parte virile. Non mi soffermo sui significati dei numeri 13 e 14, che segnalo come interessante approfondimento.
Horus, come molti altri aspetti di un unico archetipo, è il figlio nato da una madre senza che ci sia stato un atto sessuale.
Siamo in presenza di un archetipo potente, che si riferisce al Fondamento, ad un’Origine che emana, che si manifesta, al grande utero universale della Dea Madre cosmica.
Il nome Iside deriva dall'antico egizio Ist (o Ast, Ueset) e Iside era considerata "Una e Tutto" (panthea), la cui essenza divina si manifestava in tutte le cose. Troviamo lo stesso concetto un Amon-Ra, dove Amon (Mn) è l’origine nascosta che si manifesta nella luce vibrante.
Nella tradizione, la partenogenesi (dal greco parthenos, vergine, e genesis, nascita) indica la nascita di un nuovo individuo da un ovulo non fecondato, un concetto che si intreccia con miti e credenze religiose e che nella scienza moderna si riferisce a un fenomeno biologico reale e diffuso, specialmente tra gli invertebrati.
Carlo Rovelli, fisico, saggista e accademico italiano, specializzato in fisica teorica, scrive: “I miti si nutrono di scienza e la scienza si nutre di miti”.[i]
Ed è con l’attenzione rivolta contestualmente ai miti e alla scienza che dobbiamo approfondire la simbologia massonica.
In biologia, la partenogenesi è una forma di riproduzione sessuata incompleta o asessuata dove un ovulo si sviluppa in un embrione senza fecondazione da parte di uno spermatozoo. È una modalità di riproduzione piuttosto comune in natura, soprattutto in piccoli invertebrati come api, vespe, formiche, afidi e crostacei (es. dafnie). Sebbene coinvolga i gameti (cellule sessuali), manca l'unione dei gameti maschili e femminili, rendendola una "riproduzione asessuata" dal punto di vista del risultato finale.
La parola italiana "vergine" deriva dal latino "virgo", che si collega a una radice indoeuropea che significa "essere gonfio, rigoglioso, maturo".
Il vocabolo vergine deriva dalla radice *varg- (o *urg'-), che indica una condizione di pienezza e rigoglio. La stessa radice indoeuropea si ritrova nel termine greco ὀργάς (orgàs), che significa "ubertoso, fertile" ed è anche collegata all'etimologia del termine "orgasmo", che esprime l'idea di esuberanza e pienezza.
Una Pienezza esuberante dà origine a tutte le cose.
Il concetto di ovulo non fecondato ci riporta alll’uovo primordiale, o uovo cosmico. Un concetto mitologico e simbolico diffuso in diverse culture antiche, che rappresenta il principio unificato della creazione da cui ha avuto origine l'universo, la vita e il cosmo, schiudendosi per dare vita alla diversità e all'esistenza. Questo simbolo racchiude il concetto di totalità, perfezione e rinnovamento, spesso collegato ai miti della creazione e alla rinascita.
Prima della sua schiusura, l'uovo è un'unità perfetta e indifferenziata, che racchiude tutto il potenziale dell'esistenza e la sua rottura simboleggia l'atto della creazione, la nascita del mondo e la frammentazione dell'unità primordiale.
L'idea dell'universo che nasce da un grande uovo si collega poeticamente all'espansione del cosmo dal Big Bang, come una "schiusura" cosmica o alla più moderna idea del campo quantico e dell’inflatone.
“Il vuoto quantistico – scrivono Fernando Ferroni e Antonio Masiero – genera una fluttuazione che fa nascere una bolla, la quale poi, espandendosi, sarà il nostro universo. Non importa qui sapere se l’universo è unico o uno dei tanti universi che compongono il multiverso”. [ii]
Guido Tonelli, nel suo: “In principio era il vuoto” scrive che “una delle tante fluttuazioni, per un fenomeno che ancora presenta alcuni aspetti oscuri, e chiamiamo inflazione cosmica, anziché richiudersi immediatamente e ritornare allo stato di vuoto, comincia improvvisamente ad espandersi e assume di colpo dimensioni enormi. Nel tempo davvero ridicolo di 10-35 secondi la microscopica anomalia si gonfia fino a diventare una cosa gigantesca, grande cento miliardi di miliardi di chilometri. Lo spazio-tempo si è espanso improvvisamente, ad una velocità spaventosa. Attenzione, il limite della velocità della luce (c) vige quando lo spazio-tempo è già definito, cioè nulla si può muovere nello spazio-tempo a velocità superiori a c. Ma se lo spazio-tempo si gonfia, in questo caso non ci sono limiti di velocità, può crescere al ritmo più forsennato”. [iii]
Questa particella, che è un’eccitazione del campo e che si comporta in modo anomalo, esplodendo, è chiamata inflatone, ed è un vero e proprio «orgasmo del campo».
Il Maestro segreto come Arpocrate
L’essere orfani, nel 4° grado del Rito scozzese, ha pertanto il significato di essere figli della Vedova, ossia di Iside, la qual cosa ci riporta alle origini egizie proclamate nel rituale del 4° grado e a un archetipo fondamentale per la comprensione dell’essere umano e del cosmo.
Il Maestro segreto è orfano come Arpocrate, corrispondente all'antichissimo Neter Hor pa khred, trasformato in Harpachered, ossia Horo il fanciullo, figlio di Iside ed Osiride.
Il culto di Arpocrate fu presto adottato anche nell'area greca e romana, dove rappresentò, nell’interpretazione ellenistica, il dio del silenzio, con il dito alla bocca e cinto di un mantello cosparso di occhi e di orecchi.
Silenzio come interiorizzazione della parola, come concentrazione del pensiero, secondo l’interpretazione ellenistica, ma anche simbolo di un silenzio ben più pesante: il silenzio di Heka, la Sacra scienza, che rimane tuttavia vigile e in ascolto.
In età moderna, soprattutto nel corso del ‘600, secolo nel quale sono stati scritti i rituali della Massoneria cosiddetta moderna, molti eruditi, come ad esempio Ralph Cudworth, filosofo neoplatonico, ripresero la figura di Arpocrate come esempio e metafora della discrezione in ambito politico e dell'approccio esoterico alla conoscenza.
Tuttavia il significato autentico di Arpocrate va cercato nella tradizione egizia antica e non nelle interpretazioni successive.


Citato nei Testi delle piramidi, il culto di Arpocrate si sviluppò solo in epoca tarda. A partire dal terzo periodo intermedio il suo culto divenne sempre più popolare e l'iconografia più diffusa lo rappresentava come un bambino stante o in braccio alla madre Iside, mentre si portava un dito alla bocca. Altro elemento tipico di Arpocrate era la sua testa completamente rasata, ad eccezione di una treccia che gli ricadeva sul suo lato destro. Un’immagine antica di Arpocrate è quella di Horus fanciullo seduto sul sacro loto.
Il loto (Seshen) nell'antico Egitto era un potente simbolo di rinascita, creazione, sole e vita eterna, rappresentando la vita che emerge dalla profondità delle acque primordiali.
Il dito in bocca non è simbolo del silenzio, ma è un determinativo che significa figlio, come è ben chiaro nel geroglifico che indica il nome di Arpocrate.

Nella Bibbia, aperta all’Epistola di Giacomo, I, 26-27 durante lo svolgimento della ritualità del 4° grado, si legge: «La religione pura e immacolata dinanzi a Dio e Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni, e conservarsi puri nel mondo».
C’è un significato ben preciso, al di là del velame ebraico: la vera religione è visitare, rivisitare, Iside, Osiride e Horus.
Rivisitare archetipi, attivando la conoscenza della loro origine e usando l’intuizione per attivarli.
Rivisitare archetipi con l’intuizione
Il Maestro segreto ha affinato la capacità di equilibrare i due emisferi cerebrali (destro intuitivo e sinistro razionale) attivando così la “seconda vista”, che non è quella degli occhi (la luna e il sole nel Tempio), ma quella del “terzo occhio”, l’occhio destro di Horus (Aldebaran nel cielo). In una proiezione celeste Iside è Sirio, Osiride è Orione.
Il Maestro segreto attiva l’intuizione e si apre all’ispirazione, all’appercezione, alla folgorazione (ziza).
La philosophía contemplativa delle cose più belle si tramuta in capacità di cogliere la connessione del cosmo con il Principio, che prende il nome di Intuibile, perché può essere conosciuto o, meglio, esperito soltanto attraverso il radicamento nel noũs, e di Primo, in quanto Origine di tutto ciò che è espressione di esso, e ha strutturazione numerica e unità armonica.
Quando l’Arché, il Tutto-Uno, si affaccia al mondo, è da noi percepito come immagini, forme, eidola e si rende visibile.
L'immaginale è, per noi esseri umani, il confine tra i mondi, il ponte tra visibile ed invisibile.
“Attraverso la forza dell’immagine, che si esprime come sintomo – scrive James Hillman, […] noi scopriamo una visione psicologica dell’uomo, un uomo che né il naturalismo, né lo spiritualismo, né il normalismo valgono a definire. L’uomo naturale, che si identifica con lo sviluppo armonico, l’uomo spirituale, che si identifica con la perfezione trascendente, e l’uomo normale, che si identifica con l’adattamento pratico e sociale, deformati, si trasformano nell’uomo psicologico, che si identifica con l’anima”. [iv]
Il mondo dello spirito (possibilità) e quello della materia (fatti) nel loro rapporto hanno un terzo elemento: il mondo immaginale, che è il luogo dell’anima, o, meglio, di quel quantitativo di energia che noi chiamiamo “anima”.
Lavorare con un approccio immaginale significa lavorare col piano delle possibilità, nelle sue infinite forme immaginali e simboliche, andando oltre lo stretto limite della materia.
Il mondo immaginale è mondo archetipale
L'immaginale è, per noi esseri umani, il confine tra i mondi, il ponte tra visibile ed invisibile.
“Attraverso la forza dell’immagine, che si esprime come sintomo – scrive James Hillman, […] noi scopriamo una visione psicologica dell’uomo, un uomo che né il naturalismo, né lo spiritualismo, né il normalismo valgono a definire. L’uomo naturale, che si identifica con lo sviluppo armonico, l’uomo spirituale, che si identifica con la perfezione trascendente, e l’uomo normale, che si identifica con l’adattamento pratico e sociale, deformati, si trasformano nell’uomo psicologico, che si identifica con l’anima“. [v]
“Una condotta razionale di vita è impossibile. L’intelligenza non fornisce regola. E allora ho compreso ciò che forse si nasconde nel mito della Caduta. Mi ha abbacinato lo sguardo dell’anima, come un lampo quello del corpo, il terribile e autentico significato di quella tentazione per la quale Adamo si era cibato dall’Albero della vita detto della Scienza”. [vi] Così scrive Pessoa nel suo: “Pagine esoteriche”.
Mangiare il frutto del bene e del male è uscire dall’indifferenziato, dall’Eden, dal sacro, per entrare nel profano.
Il sacro, come spiega bene Umberto Galimberti, è confusione di tutti i codici; è il luogo della contaminazione dei contrari; è il luogo dei molti registri e della polivalenza dei significati.
In questo senso il sacro è il luogo degli archetipi, dei miti, dei simboli.
Ercole, per proporre un esempio significativo, nel suo peregrinare tra i miti dello zodiaco, nel suo processo di individuazione, è l’archetipo dell’essere umano che cerca sé stesso e il senso della vita.
Peregrinare tra i miti, gli archetipi, i simboli è abitare il sacro e il sacro non si affronta con la ragione, ma con la contemplazione, cum templum, con lo sguardo rivolto al cielo, con la theoria, che è sguardo al teatro dell’immaginale.
Peregrinare tra i miti è esercitare le facoltà dell’anima: l’immagine che contempla l’immaginale; la piccola immagine che contempla la Grande Imago.
Approssimarsi al sacro è avvicinarsi alla smarginazione, all’oscillazione dei significati, dove albergano la follia, il genio, la creatività. Il sacro è il luogo dove dimora il nostro daimon.
Il rituale è la mitologia resa vivente. La mitologia resa vivente è l’abitare la follia, ma il rituale la contiene, impedendo che la smarginazione diventi emarginazione e facendo in modo che si accomodi nell’immaginazione.
Il dare il luogo al sacro, nella ritualità, rende sacerdoti, ossia coloro che conducono al sacro e che sanno stare e nel sacro e nel profano, camminando sulla smarginazione senza essere emarginati, ossia senza avere più un margine, ma ammettendo la smarginazione e accogliendola come luogo del sacro.
Cos’è il cammino sul pavimento a scacchi, tra il bianco e il nero, se non il peregrinare sulla smarginazione senza farsi smarginare?
Quando Pessoa dice che l’intelligenza non fornisce regole è per il motivo che l’intelligenza è intuizione, appercezione, immediatezza. È l’intelligenza che, abitando l’immaginazione, sapendo camminare sulla smarginazione, approda al sacro.
Non a caso gli Egizi chiamavano Sia l’intelligenza suprema, quella che nell’essere umano abita nel cuore e che si immagina, si fa immagine nella Grande Imago.
“Quanto c’è di più alto in questo mondo parla, che lo si voglia o meno – scrive Pessoa – un linguaggio simbolico, capito da pochi come la vera chiave ermetica, l’intelligenza, e dai più come l’istinto che bisogna capire, cioè con l’intuizione”.[vii]
[i] Carlo Rovelli, Sette brevi lezioni di fisica, Adelphi
[ii] Fernando Ferroni e Antonio Masiero, La fisica oltre il modello standard, Ed. Corriere delle Sera
[iii] Guido Tonelli, In principio era il vuoto, MicroMega
[iv] James Hillman, La vana fuga degli dei, Adelphi
[v] James Hillman, La vana fuga degli dei, Adelphi
[vi] Fernando Pessoa, Pagine esoteriche, Adelphi
[vii] Fernando Pessoa, Pagine esoteriche, Adelphi







