La riforma della giustizia che è stata votata dal Parlamento italiano non è solo un atto di grande coraggio e responsabilità verso il Paese, i cittadini, lo Stato, ma anche un atto di civiltà che riguarda l’Occidente, ammalato di un virus che è la messa in discussione dei principi sui quali si basa la democrazia moderna: potere legislativo, potere esecutivo, potere giudiziario, tra di loro separati.
Montesquieu teorizzò la separazione dei poteri in legislativo (fare le leggi), esecutivo (applicare le leggi) e giudiziario (giudicare i reati), ritenendola essenziale per garantire la libertà politica dei cittadini e prevenire la tirannia, assicurando che nessuno di questi poteri possa prevalere sugli altri e che il potere giudiziario sia indipendente per un'applicazione equa della legge.
Con l’opera “Spirito delle leggi” Montesquieu promuove un governo moderato, con pesi e contrappesi, per preservare la libertà. L'opera ha influenzato le costituzioni moderne (USA, Francia) ed è uno dei punti di riferimento fondamentali della democrazia moderna.
Negli ultimi decenni del secolo scorso e nei primi decenni del secolo corrente abbiamo assistito, non solo in Italia, al tentativo di eliminare il potere legislativo e il potere esecutivo, dando al potere giudiziario mano libera per essere la longa manus di un potere dittatoriale delle monarchie neo coloniali, dei loro servitori della finanza (in larga parte gestita da ebrei antisemiti), dei neocon, ossia di una logica globalista erasiva di ogni potere nazionale, statale, popolare.
La tripartizione dei poteri, non solo in Italia, è stata tendenzialmente eliminata a favore di una sorta di Inquisizione laica ad opera di una magistratura onnipotente. Un esempio, ormai, è la Corte penale internazionale dell’Aja, strumento politico del globalismo, delle monarchie europee neo coloniali e della finanza al loro servizio.
Il voto italiano è, in questo quadro internazionale, un voto di civiltà, che va ben oltre le dispute del pollaio nostrano e degli interessi di bottega di corporazioni abituate all’impunità.
Questo voto non è la liberazione dalla distruzione perpetuata nei decenni scorsi della democrazia, ma è un fondamentale passo in avanti.
Ora spetta ai cittadini, al popolo, dare man forte ad una rivoluzione appena iniziata, che è una restaurazione dell’equilibrio democratico.
Non è detto che il popolo sia chiamato a votare, ma sin d’ora se lo fosse, è fondamentale che vada alle urne a dire di sì alla riforma.
Vediamo ora come si chiede il referendum costituzionale confermativo.
Il procedimento è descritto all'art. 138 della Costituzione, che prevede che quando una riforma della Carta non incassa, nella seconda votazione da parte di ciascuna delle Camere, la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti si può procedere a referendum. Si può, non di deve.
Il referendum deve essere richiesto entro tre mesi dalla pubblicazione da un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
La legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi, recita l'articolo 138 della Costituzione. Il referendum non ha quorum per essere valido.
A definire l'iter e i passaggi necessari è la legge n.352 del 25 maggio 1970 che dispone: "La richiesta di referendum deve contenere l'indicazione della legge di revisione della Costituzione o della legge costituzionale che si intende sottoporre alla votazione popolare, e deve altresì citare la data della sua approvazione finale da parte delle Camere, la data e il numero della Gazzetta Ufficiale nella quale essa è stata pubblicata. La predetta richiesta deve pervenire alla cancelleria della Corte di Cassazione entro tre mesi dalla pubblicazione". Se si procede alla richiesta di referendum, l'ufficio centrale per il referendum presso la Cassazione verifica che la richiesta di referendum sia conforme alle norme dell'articolo 138 della Costituzione e della legge.
L'Ufficio centrale, in seguito, decide, con ordinanza, sulla legittimità della richiesta entro 30 giorni dalla sua presentazione. Esso contesta, entro lo stesso termine, ai presentatori le eventuali irregolarità. Se, in base alle deduzioni dei presentatori da depositarsi entro 5 giorni, l'Ufficio ritiene legittima la richiesta, la ammette. Entro lo stesso termine di 5 giorni, i presentatori possono dichiarare all'Ufficio che essi intendono sanare le irregolarità contestate, ma debbono provvedervi entro il termine massimo di venti giorni dalla data dell'ordinanza. Entro le successive 48 ore l'Ufficio centrale si pronuncia definitivamente sulla legittimità della richiesta. Il referendum è indetto con decreto del Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei Ministri, entro sessanta giorni dalla comunicazione dell'ordinanza che lo abbia ammesso. La data del referendum è fissata in una domenica compresa tra il 50 e il 70 giorno successivo alla emanazione del decreto di indizione. È stato lo stesso Guardasigilli Nordio a spiegare che il governo è orientato a far svolgere il referendum tra metà marzo e metà aprile del 2026”.
Ora le opposizioni di centrosinistra, che della restrizione delle prerogative del Parlamento sono state alfiere (Movimento Cinque Stelle) e che del giustizialismo usato in chiave politica sono state propugnatrici (Pd) si stanno mobilitando per il referendum.
Ve lo ricordate Beppe Grillo? "Apriremo il Parlamento come una scatola di tonno", disse il comico nostrano alla guida del Movimento 5 Stelle in un'intervista al Corriere del Ticino: "Bisogna che se lo mettano in testa. Con noi non hanno speranze di fare inciuci, accordi sottobanco, depistare informazioni, scambiarsi appalti, favori, regalìe, mogli, amanti. È finita. Una volta entrati noi, il Palazzo diventa di vetro. Trasparente. Non si ruba più. E non solo in Parlamento: cambieremo il Paese".
Come è finita è sotto gli occhi di tutti. Ora il Movimento Cinque Stelle è una corrente democristiana di sinistra che, dopo aver distrutto le casse dello Stato, sproloquia tentando di conquistare qualche posizione nel Campo santo di Elly Schlein.
Il tentativo di un’opposizione senza idee è quella di usare il referendum sulla giustizia per minare il Governo Meloni, ma Giorgia Meloni ha già precisato che il referendum "deve essere una consultazione sulla giustizia. Intanto perché non ci saranno in ogni caso conseguenze per il governo. Ovviamente noi arriveremo alla fine della legislatura, chiederemo agli italiani di essere giudicati per il complesso del lavoro che abbiamo fatto ma anche perché voglio ricordare a tutti che i governi passano e invece le leggi, soprattutto quelle costituzionali, rimangono e incidono sulla vita dei cittadini. Quindi io penso che sia una scelta più facile. Chi pensa che nella giustizia vada tutto bene, voterà contro la riforma, quindi voterà no. Chi pensa che invece possa migliorare, voterà a favore della riforma e quindi voterà sì". Amen.
Il fatto è che la cosiddetta opposizione è composta da cespugli rosso verdi che di giustizia, democrazia, libertà non hanno la minima cognizione.
Il Movimento Cinque Stelle è ormai una corrente democristiana alla ricerca di uno spazio per sopravvivere.
Il Pd, in versione Elly Schlein è il front office della Cei del cardinale Matteo Zuppi: idee in proprio zero, idee altrui, ossia Cei, tutte.
Dopo che Vincenzo De Luca aveva detto che la sinistra aveva perso il contatto con la realtà del Paese, arriva l’epitaffio sul centro sinistra da parte di Romano Prodi: “Non vedo alcun rischio per la democrazia nel nostro Paese. Il problema è che non c’è alternativa alla Meloni perché non c’è proposta politica: il centrosinistra ha girato le spalle all’Italia”.
Ora il centro sinistra, attivandosi per il referendum sulla giustizia, girerà ancor di più le spalle all’Italia e agli italiani, ma non c’è alcuna possibilità che la malattia della sinistra guarisca.
I signori della sinistra, ormai sedicenti, si sentono il Bene, sono investiti in cuor loro, da Dio per governare. In questo sostenuti dai vari Zuppi di turno. Sono poi ammalati di una malattia endemica: nessuno a sinistra deve essere scavalcato a sinistra. Motivo per il quale Landini, i pro-Pal, le flotille, gli occupanti case altrui, i centri sociali, i figli di una borghesia debosciata perennemente in piazza a far danno, trascinano la sinistra (sedicente) nel marasma e nella maranza.
Mettere fine a questa disgrazia nazionale è anche mettere fine alla distruzione di ogni possibile rinascita di una sinistra con la testa e, pertanto, oggi, se si dovesse arrivare l’appuntamento del referendum, come è probabile, votare sì è un elemento fondamentale di salute pubblica e di recupero della razionalità politica.







