Se c’era ancora qualche dubbio che a guidare l’opposizione in Italia non è il Pd, ma la sacrestia della Cei, con a capo il suo leader indiscusso, il cardinale Matteo Zuppi, lo si vede in questi giorni di grande agitazione.
Con la conclusione del Sinodo la Chiesa di Zuppi ha difeso tutto il mondo woke, neocon, lgbtq+, green e via discorrendo, dando un perfetto supporto alle esternazioni di Elly Schlein che, ormai, sembra più la portavoce della Conferenza Episcopale Italiana che una leader politica.
Mercoledì, Avvenire, quotidiano della Cei, che ormai sembra essere l’insieme di Repubblica e dell’Unità nuova maniera, è riuscito a dire che c’è un legame stretto tra la Legge di bilancio e l'astensione.
La gente non va a votare perché governa la Meloni. Capito?
La Meloni non ha progetto. Capito?
Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, scrive che “quando la politica rinuncia a ridurre le disuguaglianze e a prendersi la responsabilità del futuro, anche i cittadini smettono di sentirsi parte del progetto”.
Il fatto è che Ernesto Maria Ruffini si propone come “federatore del centrosinistra” con i suoi comitati civici “Più Uno” lanciati nel 2025, proposta che mira a coinvolgere i cittadini non votanti e disillusi nella politica, promuovendo una partecipazione dal basso e la creazione di una visione alternativa di centrosinistra, al di fuori delle logiche partitiche tradizionali, per offrire risposte concrete e un "sogno" per il futuro del Paese.
Insomma, Ruffini è l’ennesimo tentativo di dare vita a un morto: il centro del centrosinistra.
Risparmiamoci tutta la disamina della pressione fiscale, che lascia il tempo che trova, e veniamo ad alcune perle di Avvenire.
Ruffini scrive di ticket sanitari più alti, liste d’attesa più lunghe, scuole meno finanziate, treni più vecchi e più cari. Sembra di assistere al racconto di quel che hanno fatto per anni i governi di centrosinistra.
“Potremmo sostenere l’innovazione e la transizione industriale – scrive Ruffini -, che oggi ci vedono in grave in ritardo. Stellantis ha prodotto nei primi 9 mesi del 2025 oltre il 30% di auto in meno in Italia, mentre le auto elettriche cinesi dominano ormai il mercato globale. Davvero vogliamo spendere tre miliardi per aumentare di qualche decina di euro al mese la spesa individuale, invece di investirli in scuola, ricerca, industria, futuro?”.
Che ha a che fare Stellantis con la scuola e la ricerca?
Stellantis se ne va in Cina e negli Usa perché l’Europa, gestita dal centro sinistra e dai verdi, prosegue nella follia del Green Deal e se ne va senza che il maggiore sindacato della sinistra, la Cgil, impegnata con i pro-Pal, abbia battuto ciglio.
A proposito di pro-Pal, oltre alla vergogna di violenti di sinistra che hanno impedito all’ex parlamentare del Pd Fiano, in quanto ebreo, di parlare a Cà Foscari, ora arriva una mazzata in mezzo ai denti a chi ha ospitato in un tour propagandistico Francesca Albanese, la cui credibilità è stata contestata dall’ambasciatore italiano all’Onu, Maurizio Massari, il quale ha affermato che il testo presentato dalla Albanese sul Medio Oriente è "completamente privo di credibilità e imparzialità”.
"Il contenuto del rapporto - ha aggiunto Massari - supera palesemente il mandato specifico della Relatrice Speciale, che non include indagini su presunte violazioni commesse da altri Stati o entità, né giudizi sulla cooperazione tra Paesi terzi e la CPI", cioè la Corte penale internazionale. L'Italia è stata indicata da Albanese tra i sessantatré Paesi accusati di "essere complici del genocidio a Gaza". "Ancora più preoccupante - ha aggiunto Massari - è il completo disprezzo, in particolare negli ultimi mesi, per il codice di condotta dei Relatori Speciali, che include principi di buon senso quali integrità, imparzialità e buona fede. Questi non sono opzionali; sono il fondamento di qualsiasi rapporto credibile, dell'attuazione del mandato e delle Nazioni Unite stesse".
Che ne dicono ora le giunte di centrosinistra che hanno trasformato la Albanese in un’eroina, mentre la flotilla dei vacanzieri pro-Pal navigava verso Gaza senza trasportare un chicco di riso?
Non è forse con questa fuffa propagandistica che si allontanano i cittadini? Così come, probabilmente, si allontanano dagli altari i fedeli quando il documento finale del Sinodo della Chiesa italiana si infila nelle logiche del gay pride
Gli anni dell’intervento della Chiesa nella politica italiana erano stati messi da parte durante il pontificato di Benedetto XVI, grande Papa la cui eredità è sperabile venga recuperata a pieno dal Leone XIV.
Ora la Cei di Matteo Zuppi, ossia quella della linea di Papa Francesco, meglio: della Mafia di San Gallo, si pone come la sacrestia del Pd, partito senza un’idea che è una, al quale la Chiesa italiana presta gli altari in assenza delle sezioni di partito.
Forse ha ragione Marforius quando qualche giorno fa si chiedeva che fine ha fatto Porta Pia.
Che i preti possano dire la loro su questioni che riguardano la fede, ossia su problemi etici, come aborto, utero in affitto, eutanasia, matrimonio, libertà religiosa e via discorrendo è non solo lecito, ma auspicabile, in quanto favoriscono la dialettica democratica riguardo alla quale spetta allo Stato laico fare sintesi.
Se la Chiesa diventa il centro politico di cooperative e Onlus e addirittura si trasforma in una sorta di partito di opposizione, allora c’è da sollevare una questione che riguarda la libera Chiesa in libero Stato.
Forse c’è da rivedere qualcosa nel Concordato, perché di avere le truppe di Zuppi che ci raccontano cosa dobbiamo fare in politica nelle parrocchie non va assolutamente bene.
Sarebbe ora che i preti di occupassero delle anime e di Dio. Forse avrebbero qualche ritorno di fedeli nella chiese ormai vuote, dando sostanza a quella che dovrebbe essere la loro vocazione.







