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ARTICOLI DEL DIRETTORE

CATTOLICI E ANGLICANI TRA TRADIZIONE, SCISMA E MASSONERIA

CATTOLICI E ANGLICANI TRA TRADIZIONE, SCISMA E MASSONERIA

Nei giorni scorsi, Marforius, firma dietro la quale si nasconde un acuto osservatore delle vicende che travagliano la nostra epoca in rapida transizione, commentando la visita di re Carlo III a Papa Leone XIV, che ha visto nella cappella Sistina il sovrano inglese, con al suo fianco la regina Camilla, partecipare a una preghiera, condotta da Leone XIV e dall'arcivescovo di York, Stephen Cottrell, l’ha definita “una riconciliazione, tra i maestri del cesaropapismo e gli altrettanto maestri dell’utilizzo simbolico della gerarchia tradizionale” che “ha i suoi obiettivi strategici, come pure dovrà avere i suoi tempi e le opportune modulazioni”.

“Trattandosi di soggetti religiosi - ha aggiunto Marforius - andranno ovviamente in primis sanate le differenziazioni teologiche a suo tempo createsi e le differenziazioni rituali, come pure la problematica riguardante il sacerdozio femminile e il celibato”. Non solo.

Qui, l’amico ed eminente collaboratore del Nuovo Giornale Nazionale, Shabbat Menkaura, firma sotto la quale si nasconde un esperto di mondo ebraico e cristiano, mi comunica che fa molta fatica a capire come Papa Leone XIV abbia potuto pregare assieme a Camilla, donna divorziata e risposata.

Gli ho risposto, da laico, che a mio parere sono prevalse molte convenienze e priorità di altro genere.  

Marforius ha commentato che “certamente ne vedremo delle belle, potremmo così trovarci di fronte a uno scenario che potremmo chiamare Yalta.2, nel quale si conferma alla Gran Bretagna la “sfera d’influenza” a suo tempo assegnata nei confronti del nostro Paese, in questo caso in condivisione con il Vaticano, che a sua volta porterà in dote il suo patrimonio “terzomondista. Chi vivrà vedrà – aggiungeva Marforius -, anche se il diavolo fa le pentole e non i coperchi, visto che, senza considerare il mondo vedico, sia il mondo islamico che quello confuciano stanno operando a proprio piacimento e senza che i più se ne avvedano, anzi con il pavido silenzio dei "terzomondisti"; poi chissà cosa dirà la massoneria di "Rito statunitense".

Infine, Marforius accennava alla questione massonica affermando: “Sullo sfondo dello scenario, anche se la cosa sfugge ai più, dovrà essere risolta, la secolare problematica riguardante la massoneria, che in Gran Bretagna ha tradizionalmente al suo vertice un membro della casa reale e al suo interno molti ecclesiastici della Chiesa anglicana, compresi personaggi di rango elevato”.

Come è noto la Massoneria è condannata dalla Chiesa cattolica con la scomunica per i cattolici che vi partecipano, anche se poi, senza essere scomunicati, della Massoneria hanno fatto parte eminenti prelati.

“Probabilmente – afferma Marforius - si starà già guardando con simpatia, più o meno spontanea, alla Obbedienza fondata da un barbuto ex gran maestro del Grande Oriente”, ossia la Gran Loggia regolare d’Italia.

La GLRI è un'obbedienza massonica fondata il 17 aprile 1993 a Roma da un gruppo di logge che si staccarono dal Grande Oriente d'Italia (GOI) sotto la guida di Giuliano Di Bernardo. La Glrd è poi passata, nel 2002, sotto la guida di Fabio Venzi. L’obbiettivo dichiarato era restaurare una Massoneria "pura e antica", fedele alle Costituzioni di Anderson del 1723 e al rituale Emulation inglese, evitando influenze politiche o religiose esplicite.

Nel 2020 Giuliano di Bernardo ha pubblicato il volume dal titolo Il futuro di Homo Sapiens nel quale dichiara che l’Uno-dio dovrà essere un uomo dotato «di grande carisma, di eccezionali doti intellettive e di profonda saggezza», guida suprema di un'umanità omologata dalla globalizzazione il cui governo, circondato da un élite di illuminati, dovrà essere basato sulla ricerca di un vasto consenso popolare e, se necessario, perseguito con forme di Stato diverse dalla democrazia, sul modello della Cina e del Confucianesimo.

Nel 2011 Giuliano di Bernardo fonda Dignity, un’istituzione iniziatica esclusiva, un ”Ordine esoterico internazionale che si può rappresentare come una piramide al cui vertice è il Gran Maestro. Fondatore e Gran Maestro di Dignity è Giuliano Di Bernardo”.

Per circa 30 anni, la GLRD, è stata l'unica obbedienza italiana riconosciuta dalla United Grand Lodge of England (UGLE), la "madre" della massoneria mondiale. Dal marzo 2023, l'UGLE ha riconosciuto entrambe le obbedienze italiane (GLRI e GOI).

Nelle sue opere e relazioni (es. Milano 2024), Venzi difende una massoneria teista, compatibile con il cristianesimo, criticando interpretazioni relativiste e proponendo un "dialogo" con la Chiesa.

Ha scritto The Last Heresy: The Catholic Church and Freemasonry (2019), che esplora tre secoli di "malintesi" tra le due, enfatizzando gnosticismo e relativismo come punti di frizione, non come ostilità insanabile.

 La Gran Loggia Regolare d’Italia, pertanto, si pone come la sede massonica italiana più in linea con quanto sta accadendo nel Regno Unito, con il suo re Carlo III, che sta sanando la frattura di Enrico VIII con la Chiesa di Roma.

Si chiede Marforius se l’avvicinamento tra anglicani e cattolici sia la chiusura della Breccia di Porta Pia, con un’alleanza di dominio sul Bel Paese.

Porta pia due

Credo sia necessario, prima di guardare a Porta Pia, osservare con attenzione cosa avviene nei dintorni di Porta Gaza a Ravenna e a Porta San Vitale e Bologna.

Per quanto riguarda Porta Gaza, Re Carlo III a Ravenna c’è stato qualche tempo fa e Ravenna è la città di Giordano Gamberini, Gustavo Raffi e Leo Taroni, uno dei due protagonisti del contenzioso nel Goi per la carica di Gran Maestro, con la conseguenza che molti dei suoi sostenitori stanno transitando nella Gran Loggia Regolare d’Italia. Il Re Carlo III è di diritto il capo della Massoneria inglese, quindi della Gran Loggia Unita d’Inghilterra e non è pensare male che a Ravenna abbia dato qualche indicazione.

Per quanto riguarda Porta San Vitale, ossia la cattolicità di Matteo Zuppi, si deve aprire una larga parentesi per capire.

Carlo III, dopo essere stato a Roma a ricordarci che se esistiamo come Paese è grazie agli inglesi ed essere stato a Ravenna, patria di Giordano Gamberini, Gustavo Raffi e Leo Taroni, a benedire una parte del Grande Oriente, ora è andato da Papa Leone XIV.

La Chiesa anglicana è attraversata da fratture interne che si sono evidenziate, che sono difficilmente ricomponibili e che potrebbero portare una parte della stessa a convergere con Roma.

La cronaca ci dice che dopo 482 anni, da quando Enrico VIII d'Inghilterra si separò della Chiesa di Roma nel 1534, Re Carlo III è stato il primo monarca regnante inglese a pregare pubblicamente con il Papa.

Carlo III è governatore supremo della Chiesa anglicana, la quale, è composta dalle due province ecclesiastiche di Canterbury e York, a cui fanno capo tutte le diocesi inglesi. Più nel dettaglio, la sede di Canterbury detiene un primato d'onore su tutta la comunione anglicana, ossia 42 Chiese indipendenti, presenti in 165 Paesi, legate dall'anglicanesimo.

L’arcivescovo di Canterbury è ora una donna: Sarah Mullally, che rappresenta la Chiesa anglicana “progressista”. In Vaticano Carlo III è arrivato con l'arcivescovo di York Stephen Cottrell, più in sintonia con le chiese anglicane tradizionaliste. 

La Chiesa anglicana – intesa come la Comunione Anglicana globale, che comprende circa 85 milioni di fedeli in oltre 165 paesi – sta affrontando un momento di profonda divisione interna che ha portato a un vero e proprio scisma formale, annunciato il 16 ottobre 2025.

La Comunione Anglicana, nata dalla Chiesa d'Inghilterra nel XVI secolo, è una federazione di province autonome (non una struttura gerarchica rigida come quella cattolica), unite simbolicamente dall'Arcivescovo di Canterbury come "primus inter pares" (primo tra pari). Da decenni, però, tensioni teologiche dividono i conservatori (soprattutto dal "Sud globale": Africa, Asia e America Latina) dai progressisti (prevalenti in Europa e Nord America).

Le cause principali riguardano le ordinazioni femminili e LGBTQ+. Nel 2003 si è avuta la consacrazione del vescovo gay Gene Robinson negli USA e, recentemente, la Chiesa anglicana ha adottato le benedizioni per coppie omosessuali approvate dalla Chiesa d'Inghilterra già nel 2023.

Pietre della scissione sono poi l l'elezione di Sarah Mullally come prima donna Arcivescovo di Canterbury (annunciata a marzo 2025, installazione prevista nel 2026) e di Cherry Vann, che vive in una relazione omosessuale, come Arcivescovo del Galles (luglio 2025).

Queste scelte sono state viste dai conservatori come un "abbandono dell'autorità biblica".

Queste divisioni hanno già prodotto "scismi parziali" negli anni passati, come la nascita dell'Anglican Church in North America (ACNA) nel 2009, affiliata ai conservatori.

Il 16 ottobre scorso, i primati (leader) del Global Fellowship of Confessing Anglicans (GAFCON) – un movimento conservatore fondato nel 2008 che rappresenta circa l'85% degli anglicani praticanti (circa 40-50 milioni di fedeli, soprattutto in Africa: Nigeria, Uganda, Kenya, Rwanda) – hanno emesso un comunicato ufficiale intitolato "The Future Has Arrived". Ecco i punti chiave.

Rottura con Canterbury: GAFCON ha tagliato tutti i legami con l'Arcivescovo di Canterbury e la Chiesa d'Inghilterra, definendola una "provincia revisionista" che ha "abbandonato la Parola di Dio inerrante come autorità finale".

Riordino della Comunione: GAFCON si autoproclama ora la vera "Global Anglican Communion" (Comunione Anglicana Globale), con la Bibbia come unico fondamento ("tradotta, letta, predicata, insegnata e obbedita nel suo senso piano e canonico"). Non riconosceranno più incontri convocati da Canterbury, come la Lambeth Conference.

Nel 2026, GAFCON eleggerà un proprio "primus inter pares" (un presidente rotante tra i primati), sostituendo simbolicamente l'Arcivescovo di Canterbury. Il presidente attuale di GAFCON, l'Arcivescovo Laurent Mbanda del Rwanda, ha firmato il documento.

La Chiesa d'Inghilterra (e province progressiste come USA, Canada, Galles) perde il legame con la maggioranza globale. Le province africane (es. Chiesa di Nigeria, con 20 milioni di fedeli) hanno già istruito le loro diocesi a rimuovere riferimenti alla "comunione con Canterbury".

Il comunicato è stato rilasciato in occasione della commemorazione dei martiri anglicani Hugh Latimer e Nicholas Ridley, simboleggiando un ritorno alle "radici bibliche" contro il "falso vangelo" progressista.

La conseguenza di tutte queste defezioni è che la Chiesa d'Inghilterra rimane autonoma (circa 1,5 milioni di fedeli attivi), ma perde autorità simbolica globale e il Regno di Carlo III influenza geopolitica.

Le innovazioni della Chiesa d’Inghilterra potrebbero complicare i dialoghi con cattolici e ortodossi, ma anche indurre alcune realtà a confluire nella Chiesa cattolica.

Sua Maestà Carlo III, pertanto, è giunto a Roma da Papa Leone XIV come “papa” di una Chiesa anglicana dimezzata, in mezzo ad una bufera che è dovuta alle stesse agitazioni che hanno travagliato la Chiesa cattolica con il pontificato di Jorge Mario Bergoglio.

La perdita di influenza sulle chiese anglicane nel mondo corrisponde, inevitabilmente, anche ad una perdita di influenza geopolitica di enormi proporzioni, la qual cosa non può che essere anche alla base del tentativo di trovare una sponda nella Chiesa cattolica. Una sponda che potrebbe fare molto comodo anche alla parte tradizionalista della Chiesa cattolica, che deve riprendere in mano il governo di Roma dopo le sbandate di Papa Francesco, dei suoi sinodi, delle sue aperture progressiste e globaliste.

E qui si arriva a Porta San Vitale, ossia alla Bologna del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana che ieri, a conclusione della Terza Assemblea sinodale ha approvato con 781 “placet” su 809 votanti, il documento di sintesi ha approvato il Documento di sintesi del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, intitolato “Lievito di pace e di speranza”.

Il voto – elettronico e a scrutinio segreto – ha riguardato l’intero testo e le tre sezioni in cui è articolato: 124 proposizioni complessive, frutto del confronto emerso nella seconda Assemblea e rielaborato con il contributo della Presidenza Cei, del Comitato sinodale, del Consiglio Permanente, degli Uffici e delle Regioni ecclesiastiche.

https://camminosinodale.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/2025/10/CamminoSinodale_DocumentodiSintesi.pdf

Zuppi assemblea 2

“Una volta che oggi questa Assemblea ha congedato il testo con il suo voto – ha affermato il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei -, è ora compito dei Pastori assumere tutto, individuare priorità, coinvolgere forze vecchie e nuove per dare corpo alle parole. Collegialità e sinodalità”.

La prossima Assemblea generale della Cei, in programma a novembre 2025, sarà interamente dedicata alla discussione del Documento, che ora diventa riferimento centrale per l’elaborazione di orientamenti e delibere.

Tra le parti che si riferiscono in modo più evidente al progressismo che alberga nell’ambito della Chiesa italiana, troviamo quelle relative all’accompagnamento di quanti sono ai margini della vita eccelsiale e sacramentale.

Nel documento si legge che “le Chiese locali e le Conferenze Episcopali Regionali promuovano percorsi di accompagnamento, discernimento e integrazione nella pastorale ordinaria di quanti desiderano fare cammini di maggiore integrazione ecclesiale, ma sono ai margini della vita ecclesiale e sacramentale a causa di situazioni affettive e familiari stabili diverse dal sacramento del matrimonio (seconde unioni, convivenze di fatto, matrimoni e unioni civili, etc.) e che le Chiese locali promuovano percorsi e approcci pastorali di accompagnamento e integrazione nella vita ecclesiale delle coppie conviventi, che hanno in animo una futura unione nel sacramento del matrimonio, tenendo conto di questo loro desiderio.

La parte che maggiormente farà discutere è quella nella quale si afferma che “le Chiese locali, superando l’atteggiamento discriminatorio a volte diffuso negli ambienti ecclesiali e nella società, si impegnino a promuovere il riconoscimento e l’accompagnamento delle persone omoaffettive e transgender, così come dei loro genitori, che già appartengono alla comunità cristiana.

Inoltre il documento afferma che “la CEI sostenga con la preghiera e la riflessione le “giornate” promosse dalla società civile per contrastare ogni forma di violenza e manifestare prossimità verso chi è ferito e discriminato (Giornate contro la violenza e discriminazione di genere, la pedofilia, il bullismo, il femminicidio, l’omofobia e transfobia, etc.).

Il documento chiede poi che le Chiese locali e le Conferenze Episcopali Regionali formino opportunamente gli operatori pastorali e si avvalgano di esperienze formative e prassi già in atto”.

“La questione affettiva e relazionale – si legge nel documento votato - costituisce un ambito in cui vivere con pienezza il Vangelo. In questo senso la Chiesa riconosce «la vita quotidiana e le relazioni affettive come luoghi di scoperta e di esperienza del Vangelo». Pertanto, l’Assemblea sinodale avanza le seguenti proposte:

a.      che le Chiese locali avviino, almeno a livello interdiocesano o di regione ecclesiastica, équipe per formare gli operatori pastorali e coordinare i percorsi pastorali sul tema dell’affettività;

b.      che le Chiese locali, sostenute da una indicazione nazionale, con il contributo della pastorale giovanile e familiare, dei movimenti, associazioni, gruppi e realtà civili, avviino, almeno a livello interdiocesano o di regione ecclesiastica, équipe che valorizzino le buone prassi pastorali già in atto e che coordinino nuovi percorsi di formazione alle relazioni e alla corporeità-affettività-sessualità – anche tenendo conto dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere – soprattutto di preadolescenti, adolescenti e giovani

e dei loro educatori;

c.      che le Chiese locali vigilino e operino affinché nei vari contesti formativi (gruppi, associazioni, movimenti, nuove comunità, Seminari e percorsi di formazione religiosa) non avvengano forme di abuso psicologico, spirituale e di coscienza, anche nell’ambito dell’orientamento sessuale;

d.      che le Chiese locali, sostenute da una proposta nazionale, con il contributo della pastorale giovanile e familiare, dei movimenti, associazioni, gruppi e realtà civili, offrano percorsi di sostegno alla genitorialità e di accompagnamento pastorale degli sposi e delle famiglie nei primi anni di vita insieme”.

Nel dettaglio delle votazioni, il Documento di sintesi è stato approvato con una larghissima maggioranza: l’introduzione ha ricevuto 832 voti favorevoli su 847 (98,23%) e la prima parte 812 su 846 (96%). La sezione iniziale, dedicata al rinnovamento dello stile ecclesiale e missionario, ha raccolto i consensi più ampi. Tra i singoli punti, spicca la proposta 25(e), sulla formazione sinodale dei ministri e dei laici, con 828 voti favorevoli su 844 (98,10%). Anche la 24(d), che sollecita una maggiore sinodalità dei vescovi, ha superato il 97% di approvazione (822 su 844). La 24(e), sull’evangelizzazione digitale, pur approvata con ampio consenso (778 su 847), si attesta attorno al 91,85%. Più articolato il quadro nella Parte III, “La corresponsabilità nella missione e nella guida della comunità”: non esiste un voto aggregato per l’intera sezione, ma la media dei risultati indica una percentuale attorno all’89%, con punte di dissenso significative. La proposta meno votata in assoluto è la 71(c), che chiede il pieno coinvolgimento delle donne nei processi decisionali e nei ruoli di responsabilità: approvata con 625 voti su 813 (76,88%), ha registrato il numero più alto di voti contrari (188). Seguono la 72(d), sull’affidamento stabile ai laici di compiti di guida pastorale e amministrativa (636 voti su 810, 78,52%), e la 71(b), sul riconoscimento delle donne nei ruoli di insegnamento teologico (661 su 817, 80,91%). Anche la 72(c), che apre al discernimento sui nuovi ministeri laicali, pur approvata con l’82,37%, riflette un confronto acceso. Al di fuori della Parte III, la proposta 30(c), sull’ascolto delle persone ferite o escluse, ha raccolto 672 voti favorevoli su 826 (81,35%), con 154 contrari: un dato che segnala la delicatezza del tema. Sul piano amministrativo, la 74(c), sull’introduzione di strumenti di valutazione e trasparenza, è stata approvata con 781 voti su 815 (95,83%), ma non senza qualche riserva. L’insieme dei dati restituisce un quadro in cui la Chiesa italiana condivide in modo ampio la prospettiva di uno stile più sinodale, pur mostrando cautele e resistenze quando si toccano strutture di potere, ruoli di guida e nuove forme ministeriali.

Matteo Zuppi è assai legato, in quanto lì formatosi, alla Comunità di sant’Egidio che, fra le altre cose è una sorta di ministero degli Esteri vaticano non ufficiale ed è uno degli attori principali degli accordi tra Vaticano e Cina.

Come si può arguire, con il documento votato ieri, la Chiesa sinodale italiana si colloca su un terreno progressista bergogliano che stride con l’attuale conduzione del Soglio Pontificio.

E qui, forse, assume un nuovo significato la Breccia di Porta Pia, non più per far passare i bersaglieri, ma per far entrare i progressisti bergogliani.

Non mancheranno, ovviamente, le critiche e le prese di distanza, ma su questo fatto si innesta la possibile unificazione della Chiesa cattolica con la parte tradizionalista della Chiesa anglicana.

Carlo III ha partecipato ad una liturgia che guidata da Papa Leone XIV e dall’arcivescovo di York Stephen Cottrell, in Cappella Sistina.

Importante per capire è che l’inno che nella liturgia è entrato un inno il cui testo è di Sant'Ambrogio di Milano, eseguito in una traduzione inglese di San John Henry Newman, anglicano per metà della sua vita e cattolico per l'altra metà.

L’inno in questione è il Te Deum laudamus, attribuito tradizionalmente a sant’Ambrogio (insieme a sant’Agostino, secondo la leggenda del battesimo di quest’ultimo a Milano nel 386 d.C.) e tradotto in inglese dal Santo John Henry Newman con il celebre incipit “Holy God, we praise Thy name”.

Te Deum laudamus: te Dominum confitemur.

Te aeternum Patrem omnis terra veneratur.

Tibi omnes Angeli; tibi Caeli et universae Potestates;

Tibi Cherubim et Seraphim incessabili voce proclamant:

Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dominus Deus Sabaoth.

Pleni sunt caeli et terra maiestatis gloriae tuae.

[...]

Traduzione inglese di san John Henry Newman (1848)

Holy God, we praise Thy name;

Lord of all, we bow before Thee!

All on earth Thy sceptre claim,

All in Heaven above adore Thee;

Infinite Thy vast domain,

Everlasting is Thy reign.

[...]

Il prossimo primo novembre, come annunciato da Papa Leone, Newman sarà dichiarato Dottore della Chiesa. In Piazza San Pietro arriverà un’importante delegazione della Chiesa anglicana.

Lo stesso Re Carlo è stato presente alla canonizzazione del cardinale nel 2019.

Ad animare la liturgia ci saranno i cori della Cappella Sistina ed i bambini della Cappella Reale di St James's Palace di Londra insieme al coro della Cappella di St George nel Castello di Windsor.

Tutta fa pensare ad una sorta di preludio di una ricucitura della scissione voluta da Enrico VIII, con l’addio alla parte della Chiesa anglicana progressista, Lgbtq+ e ordinante donne.

Non è un caso, se si vuole leggere quanto ci trasmettono i simboli, che a concelebrare ci sia stato l’arcivescovo di York.

La visita, pertanto, come è possibile arguire, sembra preludere ad eventi che potrebbero condurre la Chiesa anglicana, o una parte di essa, a riunificarsi con la Chiesa cattolica.

Se così andassero le cose, si potrebbe assistere ad un’adesione delle Chiese anglicane che contestano Canterbury e la sua vescova al cattolicesimo, con un rafforzamento dell’ala tradizionalista.

E qui dobbiamo tornare a Jorge Mario Bergoglio, la cui elezione fu opera della Mafia di San Gallo, termine con il quale ci si riferisce a un gruppo informale di alti prelati cattolici, prevalentemente europei, che si riunivano annualmente tra il 1996 e il 2005 (con alcune estensioni) nei pressi della cittadina svizzera di San Gallo. Il nome "mafia" fu usato in modo autoironico dal cardinale belga Godfried Danneels, uno dei membri principali, durante un'intervista televisiva nel 2015 per descrivere il gruppo come un circolo ristretto e influente, ma non necessariamente criminale. In realtà, si trattava di un "cenacolo" o "club di amici" (Freundeskreis in tedesco) nato per discutere liberamente di riforme ecclesiali, in un clima di maggiore collegialità tra i vescovi europei, dopo le riforme imposte dal Vaticano al Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee nel 1993.

Il promotore iniziale fu il vescovo svizzero Ivo Fürer, ex segretario del Consiglio, che ospitava gli incontri insieme al cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano e figura carismatica del gruppo. L'obiettivo dichiarato era contrastare il centralismo romano percepito come eccessivo, promuovendo una Chiesa più "sinodale" e adattabile alle realtà locali, ispirandosi alla teologia progressista di Karl Rahner e al Concilio Vaticano II.

Il nucleo del gruppo contava circa 7-10 prelati, tra cardinali e vescovi, con un orientamento riformista. Tra i principali partecipanti, Carlo Maria Martini, Godfried Daneels, Walter Kasper, Karl Lehmann, Cormac Murphy-O'Connor, Basil Hume, Achille Silvestrini, fondatore di Villa Nazareth dove ha insegnato Pietro Parolin, attuale Segretario di Stato del Vaticano.

Il gruppo mirava a una "rivoluzione pastorale" in opposizione al magistero conservatore di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Tra le priorità una maggiore autonomia per le Chiese locali su temi dottrinali e pastorali; revisione della dottrina su contraccezione, omosessualità, divorzio e comunione ai risposati; abolizione del celibato obbligatorio; diaconato femminile.

Tutti argomenti che ritroviamo nel documento votato dall’Assemblea sinodale italiana, che si allinea, pertanto con quanto elaborato dalla Mafia di San Gallo.

Il gruppo si sciolse formalmente nel 2005, dopo l'elezione di Benedetto XVI, ma le sue idee persistono nel processo sinodale attuale.

Rimane, infine, aperto il tema del rapporto con la Massoneria. Molti prelati anglicani sono massoni, così come lo è Sua Maestà, che della Massoneria è il Capo. La Chiesa cattolica condanna la Massoneria. Sarà interessante come l’avvicinamento tra il Papa Leone XIV e Re carlo III inciderà anche sulle sorti della Massoneria italiana.

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