Il destino è segnato. Quando Elly Schlein va in Olanda dove laburisti e verdi si alleano per combattere la destra e dal pulpito di quell’evento inneggia al progressismo green estremista non le resta che salire sul tandem con Maurizio Landini pedalando verso la sconfitta.
In olanda laburisti e verdi si alleano per combattere la destra e Elly Schlein, al centro congressi di Nieuwegein, a Utrecht, mentre sventolano le bandiere rosse e verdi e campeggia lo slogan: “Avanti insieme”, entra nella bolla rosso verde del socialista Frans Timmermans, quello che ci ha rovinato con le sue politiche green, ora affidate alla socialista iberica Teresa Ribera.
È del tutto evidente il parallelo con quel che le resta del Campo largo in Italia, ossia Pd e Alleanza Verdi e sinistra, essendo nel frattempo il Movimento cinque stelle in via di dissoluzione.
In Olanda si vota il 29 ottobre. Per Elly l’appuntamento è molto lontano. Con i tempi attuali dei mutamenti della politica due o tre ere.
Adrenalizzata dall’assemblea rosso verde olandese, Elly Schlein si lancia in una serie di sproloqui che rendono evidente la nullità del pensiero politico dell’attuale sinistra italiana.
"È inutile avere una premier donna – dice Elly - se non lotta per migliorare la vita di tutte le altre donne", denunciando, nel suo immaginario smarginamento dalla realtà, i "tagli ai fondi all'istruzione" e il mancato sostegno alle "politiche occupazionali" nonché "al diritto all'aborto" del governo italiano.
Elly canta il solito ritornello del salario minimo "bloccato" a dispetto dei "4,5 milioni di lavoratori poveri in Italia" e critica l’assenza di una politica energetica capace intervenire "sui profitti straordinari" delle big del settore tutelando invece famiglie e imprese dalle "bollette più alte d'Europa".
Elly difende il Green deal che è la fonte del disastro nel quale si contorce l’Unione Europea, e bacchetta i tentativi di revisione di Ursula von der Leyen.
La segretaria del Pd, infine, rilancia l’idea di un fronte progressista capace di unire l'Europa e rimettere al centro "diritti, clima, casa, scuola e lavoro dignitoso".
La trasferta olandese fa capire che la segretaria del Pd rimane ferma sulla ricerca della sconfitta e, non a caso, con Giuseppe Conte in via di sparizione, avendo come soli alleati i due segretari di Alleanza Verdi e Sinistra, si attacca alla giacchetta di Landini, rimasto l’unico ad avere a disposizione qualche plotone da mettere nel Campo Largo.
Ed ecco che Elly difende il segretario della Cgil e, accodandosi alle esternazioni di Laura Boldrini, si rifiuta di chiedere le scuse a Maurizio Landini per l'insulto, "cortigiana", da lui rivolto a Giorgia Meloni nel corso dell'intervista con Giovanni Floris nell'ultima puntata di DiMartedì, su La7.
La segretaria del Pd, in linea con l'ex presidente della Camera, invita Giorgia Meloni a "smettere di fare la vittima". "Landini ha chiarito che non intendeva dare della 'prostituta' alla premier - sottolinea Schlein a Live su Sky Tg24, venerdì mattina -. La premier dovrebbe smetterla di fare ogni giorno la vittima e concentrarsi sulle vere vittime di violenza. La invito - ha aggiunto la Schlein - a smetterla di fare la vittima e di provare a governare e di trovare soluzioni per questo Paese. Smettiamo di discutere ogni giorno di lei".
Sulla vicenda è intervenuta ieri anche Rosy Bindi, la quale ha spezzato una lancia a favore di Landini: “In quell'occasione non era sbagliata la parola, il concetto era proprio chiaro - afferma -. Io penso che questa parola poteva non essere usata, perché ha il significato che ha, ma condivido il concetto. Io sono sicura che Landini non si riferisse a quello che c’è scritto nel vocabolario”. Bindi si dice “sorpresa” che la presidente del Consiglio “abbia reagito quarantotto ore dopo”. E infine: “Usano tutto come arma di distrazione di massa - insinua -. Gli serve tutto pur di non parlare dei problemi veri e reali del Paese”.
La Bindi forse non ha letto la Manovra e non ha letto le dichiarazioni di Cisl e Uil. Ergo, anche lei allineata con Landini verso la sconfitta.
Ai sostenitori piddini del Campo largo è necessario Maurizio Landini, altrimenti si ritroveranno da soli con Bonelli e Fratoianni a scolpire sulla lapide l’epitaffio di un centro sinistra ormai sulla soglia della consunzione.
Rimane la possibilità di attivare il qatariota Matteo Renzi, con la sua Casa Riformista, ma come può pensare Elly, con le cose che dice, di poter avere una qualsiasi chance al centro e in un ambito riformista?
E come può pensare Matteo Renzi di incassare voti per una Casa Riformista che gioca al centro alleandosi con l’estremismo progressista della segretaria del Pd?
Mistero simile a quello della materia oscura.
Rimane Landini, che in ambito progressista è più estremista di Elly e, proprio per questo, in tandem con lei, ma per guidare il biciclo e, possibilmente, anche il Pd.
Nel frattempo Landini viene abbandonato al suo destino dalla Cisl e dalla Uil.
La segretaria della Cisl, Daniela Fumarola, afferma che la manovra del Governo è giusta, dichiara la propria solidarietà a Giorgia Meloni e si chiede da che parte stia la Uil.
Immediata la risposta di Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil, il quale, in un’intervista al Secolo d’Italia, ieri, ironizzava su Landini: “È crisi del settimo anno” e affermava che alcune richieste della Uil “sono entrate, a partire dalla detassazione degli aumenti contrattuali. Non posso non ringraziare la premier Meloni».
«Condividiamo – ha sostenuto Bombardieri - la detassazione degli aumenti contrattuali fino a 28 mila euro al 5% e le risorse per il pubblico impiego. Due miliardi non sono pochi in una manovra così limitata dai vincoli europei. L’Italia ha il costo del lavoro più alto d’Europa e va ridotto».
L’improvvisa conversione di Bombardieri ha un legame con le dinamiche politiche del Campo largo.
Bombardieri aveva collocato la Uil in stretto rapporto con il Movimento Cinque Stelle, il quale ora più che mai è in via di estinzione, non solo per i voti in discesa rapida, ma anche per le fratture interne che fanno capire che la vicenda Conte è giunta al capolinea.
Meglio dunque, prendere il largo e tornare a giocare senza condizionamenti, la qual cosa avvicina la Uil alla Cisl e la allontana dalla Cgil.
Più si svolge il film della politica italiana e più Elly Schlein è costretta a stare in tandem con Maurizio Landini, su una linea del progressismo estremista, perdente ovunque.
I due pedalano insieme verso la sconfitta.







