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Opinioni

SPIAGGE, LA PROROGA E' CONTRO I BALNEARI

SPIAGGE, LA PROROGA E' CONTRO I BALNEARI

di Sergio Pizzolante

Spiagge: la proroga è contro i balneari. La nuova proroga non conviene ai balneari. Ha ragione Fitto.
La prima proroga, del 2010, di 5 anni, fatta dal Ministro Fitto, aveva una logica, si rispondeva ad una procedura di infrazione europea che dichiarava illegittimo il Diritto di Insistenza, perché era un rinnovo automatico.
Con Fitto studiammo una proroga, concordata a livello europeo, che risolveva la questione del rinnovo automatico, in cambio di 5 anni di tempo per emanare una nuova legge di riordino capace di regolare le evidenze pubbliche.
Subito abbiamo lavorato alle nuova legge: bozza Fitto.
La stessa prevedeva le evidenze pubbliche con criteri di gara che tenessero in conto la professionalità (anzianità di gestione, sostanzialmente) e gli investimenti.
Ricordo una riunione al ministero, con Ministro e associazioni di categoria, nella quale si era arrivati ad un accordo sostanziale sulla bozza proposta. Solo una associazione si dichiarò scettica e chiese più tempo.
Mi ricordo che il Ministro lasciò la riunione dicendoci di chiudere prima possibile l’accordo, cercando di andare incontro agli operatori per definire meglio possibile i criteri di gara.
Quella bozza, nelle settimane successive, fu bruciata nelle piazze dai vari comitati di protesta.
Le associazioni a quel punto si irrigidirono e tutto salto’. Poi intervenne la proroga al 2020 al Senato. Un grande errore.
Infatti la Corte di Giustizia europea emano’ una sentenza con la quale si riteneva la proroga un rinnovo automatico.
Con il Ministro Costa, in attesa della sentenza, il cui esito era scontato, preparammo una norma di proroga, approvata pochi giorni dopo la sentenza, che aveva questa ratio: teniamo in essere le concessioni in attesa di una legge. In tempi che dovevano essere brevi. Brevissimi.
Preparammo la legge: Pizzolante - Arlotti, con i seguenti contenuti.
Evidenze pubbliche, criteri di gara che tenevano conto della professionalità, degli investimenti, di un numero ridotto di concessioni disponibili per ogni operatore per evitare l’ingresso dei grandi gruppi e del valore commerciale dell’impresa.
Criterio, quest’ultimo, conquistato (dopo un combattimento con gli uffici del Mef), grazie ad una sentenza della Corte Europea sui giochi che lo considerava legittimo.
Inoltre, era prevista una fase di transizione per fare poi le gare. Gara senza maggior offerta economica. Canone fissato prima.
Ratio: se in Europa è chiaro che l’Italia adotta le evidenze pubbliche, con criteri legittimi di riconoscimento dei diritti dei concessionari che hanno creato impresa, è possibile ottenere alcuni anni di preparazione alle gare.
La legge fu approvata alla Camera nel 2017 e si fermò al Senato, per l’ostruzionismo di alcuni partiti e perché il tempo della legislatura intanto scadeva.
Arriva il Governo Conte-Salvini- Di Maio e fa il contrario: luna proroga in attesa di una legge con criteri non chiari. Nuova bocciatura. Era scontato.
Nuova provedura di infrazione e poi, sentenza del Consiglio di Stato che impone le gare a Gennaio 2024.
Adesso nuova proroga. L’esito sarà sempre lo stesso. Una follia.
Perché? Perché la Corte farà una sentenza ancora più dura. Fra poche settimane. Il Consiglio di Stato non farà di meglio. Non potrà.
A quel punto, i margini per la definizione di criteri di maggior difesa dei concessionari attuali diventeranno strettissimi. Quasi nulli.
Quindi anziché concentrarsi sui criteri di tutela delle imprese si è continuato ad ingannarle. Sino a questo punto.
La Spagna e il Portogallo? Altre storie.
In Spagna la proroga era legata al fatto che prima le spiagge erano private, statalizzate (esproprio) dal Governo Gonzales. Proroga quindi legata alla (non) congruità del tempo ottenuto prima.
In Portogallo esiste il diritto di preferencia”. Cioè il meccanismo di affidamento è collegato alla maggiore offerta economica. Quel che i concessionari italiani non vogliono.
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