L’ETIOPIA IN CAMBIO DEL PETROLIO IRACHENO I GIOCHI TRA MUSSOLINI E SAMUEL HOARE
di Giovanni Fasanella
Una gentilissima lettrice mi ha scritto una lunga lettera ponendomi domande su Mussolini e sul caso Moro. Argomenti troppo diversi per una risposta unica. Perciò pubblico la sua comunicazione in due parti. Ecco la prima:
ho seguito il video [sulla presentazione di Nero di Londra alla Biblioteca di Andrano, davvero molto interessante; da un libro tuo precedente mi pare di ricordare che la conquista dell'Etiopia fu una specie di bidone di Churchill, nel senso che prima diede il benestare e poi finse di andargli contro, il motivo mi pare era togliere gli italiani dal mercato del petrolio iracheno o mi sbaglio? Sicuramente in Nero di Londra magari riprendi l'episodio».
Carissima,
sì, il libro è “Il golpe inglese”, scritto sempre con Mario Cereghino e pubblicato da Chiarelettere nel 2014. In effetti gli inglesi assecondarono le velleità imperiali del Duce, il suo desiderio di un “posto al sole”. E dai documenti trovati a Kew Gardens, si comprende anche la ragione. Indirizzando gli appetiti dell’Italia verso l’Africa Orientale, si distoglieva la sua attenzione dal petrolio iracheno. Il resoconto del colloquio tra il presidente dell’Agip e Mussolini è illuminante.
Nel novembre 1935, l’imprese etiopica era iniziata il mese prima, Umberto Puppini si recò a Palazzo Venezia per convincere il Duce a concedergli la somma di 500 mila lire, quanto bastava all’ente italiano per conquistare la maggioranza assoluta della società petrolifera di Baghdad e vanificare i tentativi britannici di estromettere l’Agip dall’Iraq. Mussolini fu irremovibile. «I superiori destini della nostra patria ci impongono di sacrificare i nostri interessi petroliferi in Iraq (…). Trame e insidiose manovre speculative messe in atto contro i nostri interessi non devono compromettere la grandezza del nostro Impero! Esigo la massima obbedienza e vi ordino di seguire le disposizioni dei ministri delle Corporazioni e delle Finanze (…). Ricordate che sono in gioco i destini della Patria!»
Sappiamo come andò a finire. Mussolini conquistò il suo impero di pietra e sabbia dissanguando le casse dello Stato. Gli inglesi, con l’Agip fuori gioco, si impadronirono degli immensi giacimenti della Mesopotamia. E le sanzioni contro l’Italia decise dalla Società delle Nazioni furono aggirate grazie a una manovra concepita dal ministro degli Esteri britannico dell’epoca (insieme al primo ministro francese Pierre Laval). E chi c’era allora al Foreign Office? Samuel Hoare, il tenente colonnello dell’Intelligence militare che, tra il 1917 e il 1922, aveva creato il personaggio Mussolini, e poi lo aveva aiutato a diventare il Duce del fascismo. Come raccontiamo adesso in “Nero di Londra”.