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Politica

Terzo polo, lunga vita anche se nato per necessità

Terzo polo, lunga vita anche se nato per necessità

di Nicola Cariglia*

Mi accingo ad un compito per il quale i più mi prenderanno per matto. Dare qualche consiglio a due persone che è difficile pensare possano accoglierli.  Perché, i due, consigli non ne hanno mai accettati e ancora meno ne hanno richiesti. Eppure, questa volta, prima di fare spallucce, farebbero bene a dedicarci qualche pensierino.

Calenda e Renzi, che hanno appena siglato l’accordo per dare vita ad un terzo polo, sono i primi a sapere che non lo fanno per reciproca attrazione. E nemmeno per interesse. Il loro è uno stato di necessità. Stringente necessità, perché il tempo per depositare i simboli dei partiti è già scaduto il 13 agosto. E per presentare le liste c’è tempo solo fino al 22 agosto. Con i sondaggi che hanno, mettersi assieme in una sola lista era, per entrambi, l’unica speranza di sopravvivenza. Tenere sempre presente questa realtà, piuttosto che nasconderla, sarà per loro indispensabile: quella parte di opinione pubblica che ha in antipatia centrodestra e centrosinistra è di palato difficile. Ed è smaliziata per le numerose e cocenti delusioni ricevute da altri che prima di Renzi e Calenda avevano battuto la stessa strada.

Dunque, non ci provino neppure ad ammantare di retorica il lieto evento della nascita di un terzo polo. Se è consentita l’analogia, si tratta di un parto inatteso, per il quale il basso profilo è altamente consigliabile. Non esagerino con le promesse, ma facciano piuttosto attenzione ai comportamenti e al profilo personale. Le soddisfazioni potrebbero davvero arrivare per la nuova creatura se riusciranno a fare dimenticare velocemente l’atto di nascita (affrettato e necessitato). Perché questo bipolarismo finto che si trascina in Italia da trenta anni è ormai percepito come una camicia di forza. E in assenza di una seria alternativa, ormai la metà degli elettori diserta le urne piuttosto che votare un polo che mette assieme Fratoianni e Cottarelli oppure Salvini e i superstiti illusi del “partito liberale di massa”.

Data per scontata una bussola che ha come punti cardinali i valori di Europa, Occidente, stato liberale e riformismo, sappiano, Calenda e Renzi, che ad una forza di tale natura non si addice la gestione consolare. Non cedano alla tentazione di spartirsi zone di influenze e procedere a furia di compromessi: sarebbe l’ennesima partita persa. L’uomo solo al comando appartiene alla tradizione e alle aspettative della destra e comuniste. La tradizione riformista e liberale vi offre altri esempi: leader come Nenni, Saragat, Malagodi, La Malfa (fra i tanti) avevano forte personalità e carisma.

Ma dirigevano i loro partiti come si dirige una orchestra, non erano solisti. E Dio solo sa quanto bisogno ci sia, in Italia di partiti veri, capaci di trasmettere senso di appartenenza e fare emergere finalmente una qualificata classe dirigente. Non sarà elemento secondario il modello di nuovo partito che si saprà fare emergere. Di partiti personali, buoni solo per le scalate al potere, ne abbiamo le tasche piene. Perciò sarà importante, tanto quanto i contenuti del programma, la credibilità dello strumento, cioè il partito. Che dovrà garantire il rispetto, al suo interno delle regole della democrazia, illustre sconosciuta in tutte le formazioni politiche di oggi.

Meglio ancora sarebbe affidare a garanti esterni, indipendenti, il compito di vegliare e intervenire in caso di violazioni. Sarebbe una inequivocabile presa di distanza dalla opacità della vita interna dei partiti che gli elettori apprezzerebbero. Tutto quanto sopra scritto, naturalmente, vale nel caso che la lista unica Azione-Italia Viva per le prossime elezioni politiche, nata per stato di necessità, diventi ,poi, l’inizio di un nuovo percorso politico. Vogliate invece scusarmi se si rivelerà un semplice stratagemma per superare un momento di difficoltà.

*www.pensalibero.it

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