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Politica

ITALIA CAVIA PER UNA SINISTRA FUNZIONALE AL GRANDE RESET

ITALIA CAVIA PER UNA SINISTRA FUNZIONALE AL GRANDE RESET

Il ministro della Salute Roberto Speranza nel suo libro, subito ritirato dalle librerie, ha affermato che c’è “bisogno di una tutela sovraordinata dei diritti fondamentali, che solo le istituzioni pubbliche possono garantire” e che “le persone hanno capito. E questa consapevolezza ha dissodato per la sinistra un terreno politico molto fertile”. E poi: “Credo che dopo tanti anni controvento, ci sia davvero una nuova possibilità di ricostruire un’egemonia culturale su basi nuove”. Da qui l’idea che, come dice sempre Speranza, la pandemia sia “un’opportunità unica per radicare una nuova idea della sinistra”.

Queste affermazioni, che hanno sollevato un mare di critiche, sono la dichiarazione di un progetto, la cui attuazione poteva essere facilitata dalla pandemia, di fare dell’Italia la cavia del Grande Reset teorizzato a Davos.

Ed è probabilmente questo il motivo del frettoloso ritiro del libro dagli scaffali delle librerie, perché ad esperimento in corso non era il caso di far capire dove si voleva andare a parare.

Ora il progetto è sempre più chiaro.

Il Governo Conte uno firma il memorandum con la Cina che apre la Via della Seta, ossia la penetrazione cinese in Europa, auspicata dalla Germania, della quale sono al servizio i membri della sinistra piddina. Scaricata la Lega, si forma il Conte II, con l’occupazione del ministero della Sanità da parte di un nucleo ben coeso in stretto rapporto con il partito di Speranza, D’Alema e Bersani. Partito che estende la sua influenza all’interno del Pd, con Goffredo Bettini, il segretario Zingaretti ed altri ex comunisti sensibili ai richiami della Ditta.

D’Alema, oltre ad essere ben sistemato nei rapporti con la finanza internazionale, essendo presidente advisory board della Ernst&Young Italia, è professore alla Link University e presidente onorario della Silk Road Cities Alliance, società cinese governativa, nata ad Hong Cong e con sede a Pechino nella West Tower.

Oltre a Massimo D’Alema, della società cinese sono presidenti onorari Li Zhaoxing, ex ministro degli esteri, Zao Qizhenk, ex direttore dell’Ufficio informazioni del Consiglio di Stato della Cina e Zhang Wenkang, ex ministro della Sanità cinese.

Il ministero della Salute diventa il fortino di un intreccio di rapporti internazionali.

Non solo.

L’8 novembre 2019 il ministro della salute Roberto Speranza firma un “Programma di attuazione
del piano d’azione per gli anni 2019-2021 sulla cooperazione sanitaria
tra
il ministero della Salute della Repubblica italiana e
la Commissione nazionale per la salute della Repubblica popolare cinese”.

Il documento firmato da Speranza è l’attuazione di quello firmato dalla Grillo, ma quanto firma Giulia Grillo non è una novità, in quanto, come è scritto nell’accordo stesso, è fatto riferimento al Memorandum di Intesa tra le Parti firmato a Roma il 19 aprile 2000, al conseguente Piano di Azione per gli anni 2004-2006 firmato a Milano il 9 maggio 2004 (e al suo Addendum firmato a Pechino il 30 agosto 2004), al Piano di Azione per gli anni 2011-2014, firmato a Roma il 23 giugno 2011 e al Piano di Azione per gli anni 2016-2018 firmato a Pechino il 28 gennaio 2016.

Il Piano d’Azione firmato da Giulia Grillo è, pertanto, la prosecuzione di altri piani, il primo dei quali, al quale è fatto riferimento dalla Grillo, è quello firmato da Massimo D’Alema, in quanto presidente del Consiglio il 19 aprile 2000, stesso giorno delle dimissioni rassegnate dopo la sconfitta elettorale alle regionali di tre giorni prima. Il ministro della Sanità del Governo D’Alema è Rosy Bindi e Sergio Mattarella è ministro della Difesa. La delega ai servizi è nelle mani di D’Alema. A sostenere il Governo D’Alema c’è l’Ulivo di Romano Prodi, in concorso con Udr, Pdci e Indipendenti.

Il Governo D’Alema II è preceduto dal Governo D’Alema I, in carica dal 21 ottobre 1998 al 22 dicembre 1999. Ministro della Sanità è sempre Rosy Bindi e vicepresidente del Consiglio è Sergio Mattarella, che detiene anche la delega ai servizi.

Il Governo Conte II accorpa il Pd, sensibile ai richiami tedeschi e, pertanto filo cinese, il M5S, guidato da Beppe Grillo, apertamente filo cinese, il partito di Speranza, che è lo stesso di quello di D’Alema e le componenti piddine ex margherita, sensibili ai richiami vaticani.

Conte, peraltro, educato a Villa Nazareth, è perfettamente funzionale alla linea internazionale del Vaticano.

E qui veniamo all’elemento più significativo del quadretto di famiglia: il Vaticano di Mario Jorge Bergoglio, perché è proprio grazie alla linea politica del Vaticano di Bergoglio che l’Italia è divenuta il laboratorio di sperimentazione delle teorie globaliste della finanza internazionale, teorizzate dal World Economic Forum di Davos e dai Guardiani del capitalismo inclusivo, che ha come paradigma di organizzazione sociale la Cina del regime dittatoriale comunista di Xi Jimping.

Il quadretto di famiglia è molto chiaro in quanto afferma il giornalista italiano che scrive dalla Florida, Roberto Mazzoni, il qaule, sul suo sito (https://mazzoninews.com/2021/04/22/grande-reset-e-modello-cinese-mn-108/) sostiene che “il modello sociale cinese è diventato il punto di riferimento per tutti i programmi che gravitano intorno al Grande Reset. L’aspirazione dell’élite finanziaria e politica occidentale è di riproporlo in versione integrale in Europa e in America. Richiede un impiego intensivo della tecnologia informatica e una valuta completamente digitalizzata che sostituisca il dollaro e l’euro che sono al momento in circolazione. L’entità chiave per tale trasformazione sarà l’International Monetary Fund con l’appoggio della Banca Mondiale. I primi passi sono già cominciati in sordina il 23 di marzo di quest’anno con la decisione unilaterale dell’IMF di battere autonomamente la propria valuta, denominata Special Drawing Rights, che vuole diventare la nuova moneta di scambio internazionale. All’inizio sarà un’emissione ridotta, equivalente a 650 miliardi di dollari per saggiare il terreno, e l’operazione dovrà essere autorizzata dall’Executive Board dell’IMF nella prossima riunione di giugno. Ma già ci sono diversi governi che vogliono essere protagonisti di questo cambiamento, a partire da Pechino per arrivare fino a Città del Vaticano dove il papa, Francesco Bergoglio, ha recentemente inviato una lettera ufficiale all’IMF e alla Banca Mondiale proprio su questo tema. Se questa operazione andasse a buon fine, significherebbe la fine del dollaro come valuta di scambio internazionale e completo reset dell’intero sistema economico mondiale”.

Ecco Bergoglio in prima linea a voler realizzare il modello cinese funzionale alla finanza internazionale e alla Cina, che diviene paradigma sociale al quale riferirsi.

La lettera all’Imf e alla Banca Mondiale segue il fatto che il Vaticano, l’8 dicembre 2020, giorno dell’Immacolata, ha ufficializzato la partnership con il Council of inclusive capitalism voluto da Lynn Forester de Rothschild, definita la Papessa della Chiesa, e membro di un gruppo di multimiliardari che gestisce 10 trilioni di dollari, chiamato “Guardiani per un capitalismo inclusivo”.

Lynn Forester Rothschild, moglie di uno dei massimi esponenti della famiglia, Evelyn Rothschild, è stata la consigliera e l’eminenza grigia di Hillary Clinton e consigliera di Bill Clinton.

Lynn Forester de Rothschild è, infatti, stata coinvolta nel mondo della politica del Partito Democratico alla fine degli anni '70 quando ha lavorato alla campagna del 1976 del senatore falco Daniel Patrick Moynihan (Dem-NY) insieme a neoconservatori ormai famosi come Elliott Abrams. È stata anche presentata al suo secondo marito, Evelyn de Rothschild, da Henry Kissinger in una conferenza del Bilderberg (altro santuario del Nuovo Ordine Mondiale). 

Prima di entrare nella famiglia Rothschild nel 2000, Lynn era stata sposata con Andrew Stein, una figura importante nella politica democratica di New York, con il quale aveva due figli. 

Non sono mancati sui media riferimenti ai suoi contatti con Jeffrey Edward Epstein, il pedofilo suicidatosi lo scorso anno, frequentato da Bill Clinton e ora, come si apprende dalle cronache degli ultimi giorni, anche da Bill Gates. Frequentazione che sarebbe la causa del divorzio chiesto dalla moglie Melinda.

Il Vaticano ha inoltre inviato un messaggio di elogio a Klaus Schwab, presidente del World economic forum e teorizzatore del Great Reset.

È del tutto evidente che Bergoglio ha scelto di stare con la Cina dittatoriale e con chi, in Occidente, vuole distruggere la democrazia e la libertà per imporre un modello sociale all’Occidente simile a quello del Dragone.

La linea di Bergoglio è sempre più evidentemente alleata della finanza internazionale e con i suoi seguaci italiani ha trasformato l’Italia in una cavia da sperimentazione delle teorie del WEF.

Cosa sia già avvenuto e cosa possa ancora avvenire è sotto gli occhi di tutti.

Il sito di Strategie Economiche (https://www.strategieeconomiche.com/) ci avverte che : “Il caso ha voluto che l'Italia fosse il primo laboratorio sul campo dove per la prima volta verranno applicati molti dei principi del WEF in programmi attuativi concreti portati avanti da un governo nazionale" e ciò sta avvenendo attraverso il Recovery Fund, che viene definito "il primo esperimento in cui un governo pianificherà per davvero una rivoluzione in stile WEF in molti campi strutturali del Paese". Insomma nei prossimi mesi avremo modo di scoprire quanto di ciò che abbiamo letto nei punti del World Economic Forum si tradurrà in realtà in Italia, che il team di Strategie Economiche descrive come una "società complessa, corrotta, frammentata e ideologicamente irriducibile".

Cosa vuole la teoria del Great Reset?

Nel focus di Strategie Economiche sul World Economic Forum, tra gli obiettivi c’è la riduzione permanente della forza lavoro di almeno il 13%.

Il Grande Reset, infatti, indica un cambiamento radicale che riguarderà soprattutto il mondo del lavoro, ma inevitabilmente modificherà l'intera struttura della società che conosciamo.

Per approfondire l'argomento diamo un'occhiata al lavoro svolto dal team di Strategie Economiche, che seguirà da vicino l'evento del World Economic Forum, perché è proprio nel suo ambito che "avvengono le discussioni scientifiche, economiche e sociali che influenzeranno le decisioni politiche con cui verrà ridisegnato il nostro modo di vivere nel mondo post lockdown".

I punti chiave trattati dal prossimo World Economic Forum, che si svolgerà a Davos a gennaio 2021, sono contenuti nel documento fondamentale del WEF pubblicato ad ottobre, il White Paper sull'Agenda per la Ristrutturazione del Lavoro e sono:

Grazie alle cifre che vengono riportato in questo documento, il lettore ha la possibilità di farsi un'idea abbastanza precisa di quale sia la mole di cambiamento che gli obiettivi del WEF indicano in particolare nel mondo del lavoro che conosciamo nell'ambito del Grande Reset. 

  • Digitalizzare almeno l'84% dei processi lavorativi (esempi di 'processi lavorativi': spedizioni, assistenza ai clienti, progettazione di prodotti e servizi, gestione dei fornitori e delle filiere, ecc...)
  • Delocalizzare in remoto almeno l'83% delle attività attualmente effettuate da esseri umani
  • Automatizzare almeno il 50% delle attività attualmente effettuate da esseri umani
  • Digitalizzare almeno il 42% dei programmi di aggiornamento professionale (in sostanza: sostenere le società che effettuano la formazione online a discapito di quelle che la effettuano in presenza)
  • Riqualificare almeno il 35% delle attuali competenze professionali (vuol dire che il 35% delle professioni attuali saranno obsolete e dovranno essere riformate
  • Riformare almeno il 34% delle strutture organizzative (il termine "struttura organizzativa" coincide più o meno con quello che noi chiamiamo 'organigramma')
  • Ricollocare almeno il 30% dell'attuale forza lavoro su altre occupazioni che prevedono salari differenti da quelli precedenti
  • Ridurre temporaneamente la forza lavoro di almeno il 28%
  • Ridurre permanentemente la forza lavoro di almeno il 13%.

Sappiamo, non fosse altro perché lo tocchiamo con mano, che le misure restrittive imposte dai governi centrali nell'intento (dichiarato) di contenere la diffusione del coronavirus provocano inevitabilmente una catena di fallimenti, distruggendo in particolare le piccole e medie imprese.

La catena di fallimenti, osserva “Strategie Economiche”, interessano proprio quei settori "considerati 'obsoleti' dall'ideologia del Grande Reset" e questo permetterà di "accelerare la riconversione del mondo del lavoro secondo i nuovi principi 'rivoluzionari' concepiti da questa élite".

La pandemia e il susseguirsi del lockdown sono pertanto funzionali a eliminare la piccola e media impresa e, guarda caso, l’Italia è la cavia di questa ecatombe essendo la sua struttura produttiva in gran parte composta da pmi. In particolare è massacrato il Nord.

E’ evidente, a questo punto, la ragione per cui in tutti i documenti del World Economic Forum la pandemia viene indicata come un'occasione da non sprecare per attuare questo programma.

Un’occasione da non sprecare, esattamente come scrive il ministro Speranza nel suo libro.

Lo stesso concetto è espresso nel libro: “Grande è la confusione sotto il cielo” di Massimo D’Alema, dove l’autore, a proposito della pandemia scrive: “Difficile davvero pensare di tornare semplicemente alla status quo ante. E’ possibile, io ritengo necessario, cogliere questa drammatica occasione come un’opportunità per il cambiamento”.

“Forse – aggiunge D’Alema – è davvero un cambiamento non reversibile verso forma di vita più sobrie, verso una diversa gerarchia di valori in cui tutela di beni comuni come la salute, l’ambiente e la cultura possa finalmente avere un rilievo fondamentale”.

Dopo una critica alle debolezze dell’Occidente causate dalla globalizzazione e dall’egemonia neo liberista, D’Alema arriva al punto, chiedendosi per quale motivo la Cina abbia saputo resistere alla pandemia. La sua risposta è: “La crisi ha messo in luce i difetti e le qualità del socialismo con caratteristiche cinesi. Il ritardo nell’allarme è il prezzo pagato alla mancanza di libertà. La forza della risposta, la coesione e la disciplina con cui i cinesi hanno saputo arginare l’epidemia e rimettersi in cammino dimostrano non solo l’efficacia di un sistema in cui la politica è in grado di prendere decisioni ed eseguirle, ma anche la robustezza delle radici culturali e civili della potenza cinese”.

E’ del tutto chiaro che il paradigma cinese è migliore, per D’Alema, di quello dell’Occidente.

La strategia è dichiarata. Le alleanze sono lì da vedere. L’esecuzione c’è stata e ancora tenta di proseguire nella sua azione. Chi ci vuole cinesizzare ormai è chiaro. Ergo.

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