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Politica

IL FESTIVAL WOKE DELLA PSEUDO SINISTRA ORA LIQUEFATTA

IL FESTIVAL WOKE DELLA PSEUDO SINISTRA ORA LIQUEFATTA

Roberto Pecchioli, nel suo articolo di ieri, riguardante la follia che alberga nella Chiesa anglicana riguardo al gender di Dio, ci ricordava una delle massime di Machiavelli: dai fatti occorre trarre significazione.

Ad uso dei piddini che si ritengono comunisti, ricordo che Lenin considerava che l'analisi concreta di una situazione concreta fosse l'elemento più sostanziale e vitale del marxismo.

Potremmo anche invocare l’esame di realtà, ossia la capacità di distinguere la realtà dalla fantasia.

Che si usi Machiavelli, Lenin o lo psicologico esame di realtà, il risultato è lo stesso: la sinistra è morta, sostituita dall’ideologia woke, che è un insieme di baggianate ben condite, veicolate da un’élite radicale americana, funzionale al comunismo finanziario e frutto anche di manine cinesi (e non solo), come ho cercato di dimostrare, sulla base di famosi fatti, nell’articolo di ieri. (https://www.nuovogiornalenazionale.com/index.php/estero/politica-internazionale/10554-quanto-comunismo-cinese-c-e-nel-radicalismo-woke.html).

La manina cinese nella ideologia woke è dimostrata da fatti e dichiarazioni.

Un’altra manina ce la offre su un piatto d’argento Federico Rampini, nel suo “Suicidio occidentale” (libro da leggere), laddove scrive: “Radio Sputnik, la conoscete? Insieme con RT (che sta per Russian Television) è uno dei principali strumenti che Vladimir Putin usa per diffondere la sua versione dei fatti nel resto del mondo. È una radio di qualità, non fa propaganda in vecchio stile, come ai tempi dell’Unione Sovietica. L’edizione in lingua inglese è realizzata in gran parte da giornalisti americani, professionisti dell’informazione. Radio Sputnik sembra un media americano, la maggior parte dei suoi conduttori e reporter lavorano a New York, Washington e altre città degli Stati Uniti. Chi sono questi giornalisti? Ecco due esempi. Un talk show s’intitola «By Any Means Necessary» (Con tutti i mezzi necessari) ed è animato da Jacqueline Luqman e Sean Blackmon. Tutti e due sono afroamericani, appoggiano il movimento Black Lives Matter, la Critical Race Theory e altre campagne antirazziste. Il filo conduttore del programma è proprio quello: il razzismo negli Stati Uniti, raccontato e denunciato in tutte le sue manifestazioni. Gli ospiti sono americani come i conduttori. Da quando ascolto i programmi di Radio Sputnik non mi sono ancora imbattuto in un russo. Non ce n’è bisogno, sarebbe controproducente, il pubblico verrebbe insospettito. Per esporre i mali dell’America, per descriverla come una società malata, segnata dalle peggiori ingiustizie, gli americani bastano. Spesso gli intellettuali e opinionisti che vanno in onda su Radio Sputnik si dichiarano marxisti, ma non sono stati formati o indottrinati a Mosca. In Russia l’ideologia marxista è in ritirata dal 1991, e Putin non l’abbraccia. Nelle università Usa, invece, sta guadagnando terreno. Visto che il marxismo è popolare tra i giovani americani, Radio Sputnik gliene offre in abbondanza”. [1]

Torniamo a casa nostra. Il Festival di Sanremo è stato accusato di essere la festa dell’Unità. Non è così. Il Festival di Sanremo è stato un festival woke, perché il Pd è diventato un partito woke, dopo che la sinistra è morta, anche se si continua a volerla tenere in vita come zombie o come ideale nostalgico da circolo dei reduci.

Fausto Bertinotti, che di sinistra se ne intende, in un’intervista alla Verità di ieri, dice che una scissione nel Pd non è possibile, perché “come si fa a scindere una cosa che non c’è?”.

Non solo, il comunista storico dice che “per rinascere bisogna prima morire”. Vecchia teoria presente in tutte le eterie iniziatiche, perfetta anche in campo politico.

La sinistra in effetti è morta, sia nella sua forma comunista, sia in quella fintamente socialdemocratica.

Nel primo caso, l’utopia marxista, declinata nel leninismo e nello stalinismo, ha prodotto i mostri del Novecento ed è finita male con il disfacimento dell’Unione Sovietica. Finita tanto male che ora la Russia è tornata alla logica zarista cancellando Lenin e Stalin.

Nel secondo caso, il finto socialismo, anziché seguire coerentemente la logica di Godesberg e di Berlino, si è inginocchiato alla finanza a tal punto che in Europa la sua adesione alla follia di Davos è palese e ogni giorno sempre più evidente.

Il Festival di Sanremo, pertanto, non è stato una festa dell’Unità e nemmeno qualcosa di sinistra, perché la sinistra è morta, ma un festival woke, perché il Pd è ormai un partito woke, come dimostra il sindaco Sala a Milano, con le file no gender nei seggi elettorali.

Al festival è andato in scena, volgarmente, tutto l’armamentario woke, con un’unica eccezione: la presenza del Capo dello Stato al fine di dire che il presidenzialismo non deve entrare in Costituzione (celebrante Benigni). La qual cosa rende evidente che la sfida del presidenzialismo è cosa seria e fondamentale per ridare all’elettore fiducia in ciò che vota, senza che intervengano, successivamente, le solite manovre di palazzo.

Eccoci al punto: dai fatti occorre trarre significazione.

E i fatti ci dicono che in Italia la sinistra non esiste (quel che ne resta in Europa è prona al comunismo finanziario) e che lo spazio che un tempo era occupato dalla sinistra è ora occupato dall’ideologia woke, che fa avanspettacolo. Molto dello spazio un tempo di sinistra è andato alla destra che, evidentemente interpreta meglio dei fantasmi woke che si agitano sui media mainstream le esigenze concrete e reali del popolo. Dai fatti occorre trarre significazione

Ha ragione il comunista Bertinotti, quando nell’intervista rilasciata alla Verità di ieri afferma: “Il Pd è un corpo privo di vita, e lo si vede più che per altri. Impropriamente, è stata attribuita a quel partito l’eredità di una grande storia, mentre al contrario, fin dalla definizione del nome, ha consumato una rottura con le battaglie operaie. E questa rottura non l’hanno mai rielaborata”.

Che il Pd sia privo di vita è reso evidente anche dalle elezioni regionali del Lazio e della Lombardia. Vince il centro destra con oltre il 50 per cento. Vincono Rocca (Lazio) e Fontana (Lombardia) e, nel centrodestra, vince il parttito della Meloni. 

Per chi abbia ancora intenzione di far rinascere la sinistra, è necessario un duplice passaggio: accettare che la sinistra è morta e che il Pd non è la sinistra, ma un partito progressista woke.

Per il governo, che dalle elezioni esce rafforzato, è necessario procedere con determinazione a realizzare le promesse elettorali. La maggioranza che sostiene il governo ha il dovere di portare il più presto possibile a compimento la riforma costituzionale presidenzialista, per dare all’elettore la prova di aver rimesso in moto la politica, mettendo da parte la cooptazione.

Il dato della poca partecipazione al voto è preoccupante e mostra una sempre maggiore distanza tra i cittadini e lo Stato. I motivi sono molti e tra questi l’impressione che comunque sia ad averla vinta sia lo Stato profondo, fatto di mandarini inamovibili.

Un rinnovamento radicale si impone, ora che anche questa prova elettorale, nonostante Sanremo e le pagliacciate politiche consumate sul palco woke, ha dimostrato che il popolo italiano vuole cambiare.

Il primo atto che ci si aspetta è il cambio della dirigenza Rai. Il servizio pubblico non può essere appaltato all’ideologia woke, che nel Paese è infima minoranza.

Torniamo alla realtà

 

[1] Federico Rampini, “Suicidio occidentale”, Mondadori

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