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Opinioni

EUROPA ADDIO, CI METTIAMO DEL NOSTRO

EUROPA ADDIO, CI METTIAMO DEL NOSTRO

di Giuseppe Augieri

Nulla come il conflitto in atto in Ucraina aveva finora messo a nudo le debolezze europee. Al di là della unanimità sbandierata, riguardo agli aiuti anche militari all’ Ucraina, in realtà ci si è mossi in ordine sparso. Il modo, poi, con il quali ci si è riferiti – perché mi rifiuto di pensare a fare da subalterni - agli Stati Uniti di Biden è stato, talvolta e da qualcuno, quasi servile: e fa da cartina di tornasole.
Se qualche accordo – economico – è stato possibile raggiungere, ciò è avvenuto solo dopo che ciascuno ha ritagliato la propria fetta di convenienza. Ma dal punto di vista politico si è fatto poco o nulla. La considerazione che ci sia la guerra sul suolo “geograficamente” europeo (ed ora si pretenderebbe frettolosamente di renderlo anche “formalmente” tale, senza tener conto di mille non secondarie controindicazioni) lasciando che l’iniziativa fosse presa da altri e non nel proprio grembo, la dice lunga.
Ed oggi qualsiasi mediazione fosse mai possibile non potrebbe più riguardare l’Europa da attore principale.
In definitiva, la voce dell’Europa non si è sentita: ha parlato come membro della NATO, ha parlato come alleato stretto di Biden. Mai come Europa. Ha tralasciato possibilità, certo di difficilissima attuazione ma possibili, trascurando cosa bolle nella coscienza dei cittadini europei. Si corre il rischio (concreto, se si leggono i sondaggi) che quando l’Europa dei popoli (dei popoli: tremo al solo doverlo enunciare) dovesse parlare, potrebbe clamorosamente smentire tutto quelli che le sue istituzioni hanno detto e fatto. Sbagliando due volte.
Ma anche sul piano economico, il si salvi chi può rispetto alla tripla crisi economica in atto (quella da pandemia, quella da guerra e relative sanzioni, quella da inflazione che solo in parte dipende dalle altre due), registra un attivismo che è tutto tranne che Europa.
Questa visita a due, di Francia e Germania, da Biden, per lenire gli effetti dell'Inflation Reduction Acts, visita sbandierata come a nome dell’Europa (e non è così, perché obiettivamente quello che si intende chiedere – e per come lo si intende chiedere - agli USA non può dare gli stessi benefici a tutti gli Stati) rischia di diventare il colpo mortale al Manifesto di Ventotene.
Infatti, se Francia e Germania possono essere in grado di aprire i cordoni della borsa e partecipare alla corsa agli aiuti di stato (questa la sostanza dell'ipotesi sul tavolo), molto minori sono i margini di manovra a disposizione dell’Italia. Che è fuori dal tavolo per cause oggettive: necessariamente perciò determinata nel denunciare il rischio di frammentazione del mercato interno a svantaggio tutti quei Paesi che si ritrovano senza abbastanza spazio fiscale d’azione - L’Italia più di tutti.
Pensiamo che tutto questo non provochi altri scossoni al sogno europeo?
Ed ancora una volta (come è già successo nel 2011) l’ autoaccusa ai Governi italiani, di allora come quello attuale, di essere “politicamente isolati” (e dunque quasi di “meritare le punizioni” che ci sono state date) nasconde due tragedie: quello di sottovalutare gli errori delle politiche economiche degli ultimi 30 anni; e quello di nascondere – e quasi giustificare - le manovre politico-economiche di Francia e Germania (un occhio lo darei anche alla Inghilterra del dopo Brexit) rese possibili – politicamente – dalla nostra perenne abitudine di essere i primi a criticarci e gli ultimi a difenderci.
Qualcuno, da noi, si è lamentato che “non c’è più Draghi”: come se fosse stato il destino – e non noi stessi, e quelli che si lamentano più di altri - a metterlo fuori gioco. E qualche altro fa campagna elettorale (con quanto anni di anticipo?) pensando che se “Giorgia Meloni è brutta e cattiva”, e lo si proclama al mondo, gli Italiani ne avranno qualche vantaggio. Infatti……: Monti docet.
Credo che la politica continui a farsi sui divani dei think tank, confondendo il sacrosanto dibattito ideologico da circolo culturale con il dovere altrettanto sacrosanto – per chi fa la vera politica – di produrre risultati. E così sia.
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