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Economia

Tagliare le tasse per crescere, non riformare il catasto per tassare di più

Tagliare le tasse per crescere, non riformare il catasto per tassare di più

di Vito Schepisi

La riforma del catasto, il cui avvio è stato introdotto con la legge delega - passata per un solo voto nella Commissione Finanze della Camera - è vista come fonte d’ulteriori entrate fiscali a danno dei contribuenti possessori d’immobili.
Un solo voto ha consentito il mancato stralcio dell’art. 6, passato dopo che il sottosegretario del Ministero Economia e Finanza, intervenendo in Commissione a nome del Governo ha dichiarato che “se l’articolo 6 (quello che contiene le nuove regole sul catasto) non è approvato si ritiene conclusa l’esperienza di governo”.
Una minaccia che ha sortito il suo effetto, se ha irretito la libera scelta di voto - prima dichiarato favorevole all’emendamento proposto dal cdx - d’un deputato di Noi con l’Italia.
La Legge delega in sostanza trasferisce dal Parlamento al Governo la facoltà d’esercitare la funzione legislativa.
La legge delega è utilizzata per materie d’eccessiva difficoltà tecnica, in cui si intersecano molteplici aspetti di complessità legislativa, come anche per la mancanza del tempo necessario per gli approfondimenti, la discussione e l’approvazione degli emendamenti, ad esempio per la legge finanziaria che integra diverse materie e che, per evitare l’esercizio provvisorio, dev’essere approvata entro la fine dell’anno.
La legge delega, secondo l'ordinamento costituzionale italiano, è una legge formale approvata dal Parlamento, che investe il Governo all'esercizio della funzione legislativa su una determinata materia.
La delega del Parlamento, se attribuisce al governo la facoltà di disciplinare una materia, in sostanza determina lo slittamento del potere legislativo dal Parlamento al Governo.
Le premesse consentono d’aprire brevi osservazioni.
Tutti sanno che quello in carica, presieduto da Mario Draghi, non ha una maggioranza politica, cioè una maggioranza parlamentare che rispecchi i sentimenti e le scelte degli elettori, perché, come invece è noto, gli elettori hanno espresso sentimenti e visioni politiche e legislative contrastanti, e per alcune materie persino opposte.
L’attuale Governo è frutto d’una forzatura tecnico-politica che ha indicato negli scopi (accesso e gestione del Recovery Fund, attraverso il PNRR, ed il piano d’emergenza sanitaria, per la gestione della Pandemia da Covid) la ragione della sua formazione.
Per moltissimi, politici ed elettori, ha rappresentato un’artata circumnavigazione della politica, intesa come isola del pensiero, e della democrazia, intesa come isola del confronto e del consenso.
L’attuale Governo, al di fuori degli scopi per cui è nato, naviga su un percorso allungato e privo d’una precisa rotta, soprattutto per non andare a casa senza indennità parlamentare e senza vitalizio.
Nel Governo ci sono presenze del tutto inconciliabili - non solo per formazione politica - su argomenti importanti come, ad esempio, la sicurezza, il pluralismo, la democrazia, l’azione fiscale, la giustizia, l’immigrazione, l’assistenza, l’impresa, la burocrazia ed i diritti civili.
Una maggioranza quindi di scopo e per alcuni versi d’opportunismo politico.
Quanto più è larga una maggioranza, però, tanto più deve preoccupare la tenuta della democrazia.
Dalla mancanza d'una piena fiducia politica in un Governo che è espressione di divergenti spinte popolari, infatti, nasce la ragione delle perplessità sull’essenza stessa d’una legge delega di natura finanziaria. Sulle tasse non c’è fiducia che tenga in un governo come questo, con il rischio che ci sia qualcuno che si riduca ancora a mettere le mani nelle tasche dei cittadini. In tempi come questi, poi, in cui i costi schizzano e si stringe lo spazio tra ricchi e poveri, schiacciando le fasce intermedie.
Non si tratta di togliere ai ricchi per dare ai poveri (i ricchi le case le hanno già intestate a società commerciali), ma di colpire i proprietari di case, come se avessero colpe da espiare, per fornire risorse ad uno Stato che ha una spesa eccessiva, ben oltre le sue possibilità, e che sperpera danaro (si pensi al reddito di cittadinanza ed ai costi dell’immigrazione, si pensi alle stupidità del Cashback e alla lotteria degli scontrini), nonostante i servizi inefficienti, mentre ha ancora personaggi che girano attorno ai ministeri per lucrare sulle mascherine e gli apparati sanitari o per proporsi come mediatori per la vendita di armi.
In questa maggioranza di scopo, ci sono forze politiche che in campagna elettorale hanno chiesto voti agli elettori, con l’impegno di lavorare per ridurre la pressione fiscale e di tutelarli dall’introduzione di nuove tasse. E’ difficile, così, consentire di legiferare, per mezzo di legge delega, su materie che possono penalizzare le scelte fatte da milioni di italiani d’investire i propri risparmi sulla casa, anziché nella speculazione finanziaria o addirittura sui consumi superflui.
Il risparmio ed il patrimonio delle famiglie italiane sono rimasti, oltre i beni culturali, gli unici baluardi positivi della ricchezza patrimoniale del Paese.
E’ così perché, nonostante i balzelli e gli assalti patrimoniali (si pensi alla reintroduzione con il Governo Monti della tassa patrimoniale sulla prima casa), sono stati gestiti dai cittadini e non dai politici.
Metterci gli occhi sopra è una carognata che non si può consentire.

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