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Economia

IL BOOM ECONOMICO FANTASMA DEGLI USA

IL BOOM ECONOMICO FANTASMA DEGLI USA

di Paolo Falconio*

Negli Stati Uniti è innegabile, che molti dati economici, indicherebbero che le politiche di Joe Biden sono vincenti. L'inflazione è scesa, il PIL è in forte crescita e la Borsa è in ottima salute. Sul Piano del cittadino medio sicuramente dovrebbe essere immediatamente percepibile il calo del prezzo della benzina, un mercato del lavoro attivo e con molte richieste e un aumento dei salari. Tre fattori che in Italia porterebbero l'attuale governo in una sorta di empireo dorato, eppure stando ai sondaggi lo scontento di moltissimi americani è aumentato e imputano all'amministrazione Biden una mala gestione della crisi che per "questi" americani continua e peggiorerà. Ridurre questo sentimento alla competizione politica sarebbe un errore.

Anzitutto a darci la notizia è l'Economist (al quale questo articolo si ispira), che dal 2009 assieme a YouGov, ogni settimana chiedono a 1500 americani il loro "mood" (la loro percezione) sull'andamento dell'economia. Il dato è confermato da un sondaggio della Gallup per il quale due americani su tre giudicano negativamente l'operato della Casa Bianca. 

Le fonti dovrebbero dissipare ogni dubbio su manovre e complotti di origine Trumpiana e dunque il passo successivo è capire il motivo di tanto pessimismo. Il punto è che molti indicatori che riguardano la vita quotidiana delle persone non sono affatto positivi.

A titolo di esempio, il Reddito personale è inferiore del 15% se paragonato a marzo 2021 (che invero era sostenuto da tutta una serie di misure volute dallo stesso Biden), l'aumento dei tassi per contrastare l'inflazione ha reso più onerosi mutui e prestiti con un mercato immobiliare che lascia fuori una fetta di popolazione. Bisogna anche dire che sebbene l'inflazione sia sotto controllo l'aumento dei prezzi si è stabilizzato registrando un + 20%.

Probabilmente l'unico elemento che potrebbe far cambiare idea agli americani, potrebbe essere l'accelerazione del reddito che potrebbe restituire potere d'acquisto rispetto alla realtà dei prezzi.

In questo quadro ovviamente si gioca anche la partita delle prossime presidenziali e la tentazione per molti Dem è accusare di odio ideologico il malcontento, anche se a parere dello scrivente sarebbe un gravissimo errore. Un più 7% del PIL che rimane estraneo al cittadino medio americano non andrebbe sottovalutato.

Il punto che dovrebbe far sorgere una riflessione bipartisan è se è ancora possibile nutrire un capitalismo altamente speculativo e che concentra la ricchezza in poche mani, oppure valutare misure che consentano una migliore redistribuzione della ricchezza prodotta, ovviamente sempre nell'ambito di una economia di capitali. Mi si perdonerà la franchezza. Gli USA non sono un PIL in cerca di identità, alimentare fratture sociali (e quindi un fattore di debolezza interna) in un momento in cui l'Occidente odia sé stesso (cit.) ed è osteggiato da larga parte del globo che del sentimento antioccidentale ne fa elemento di fratellanza (così recentemente il premier Indiano) potrebbe rilevarsi fatale.

*Membro della "Faculty" dell'Università Luiss Guido Carli) - Vice Presidente Centro Studi Paradigma

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