USA, IL COSTO DEL LAVORO NON CONFLIGGE CON UN BUON ANDAMENTO DELL'ECONOMIA
di Francesco Pontelli
Una delle motivazioni che ha innescato la spirale infrazionistica negli Stati Uniti è stata certamente la corsa al rialzo degli stipendi per accaparrarsi le migliori professionalità a favore delle aziende. Cosa questa che non ha ridotto le possibilità di accrescere l'andamento dell'economia, anzi.
Si calcola che per ogni disoccupato negli Usa ci possono essere tre opzioni di occupazione.
Va sottolineato infatti come gli Stati Uniti abbiano un tasso di disoccupazione al 3,4%, ben al di sotto del 5%, inteso come il tasso ottimale, quindi risulta l'economia statunitense in piena occupazione.
Pertanto il sistema mostra una crescita basata su un'economia ben strutturata in cerca anche di nuovi occupati e quindi disponibile ad accettare aumenti di retribuzione, e quindi di costi, pur di accaparrarsi i migliori talenti professionali.
In Italia, invece, si continua a definire il mercato dell'occupazione deficitario per centinaia di migliaia di figure professionali, ma nel contempo si abbassano le retribuzioni medie e soprattutto oltre il 75% dei nuovi contratti risulta a tempo determinato, e di questi oltre il 48% ha una durata non superiore ad un mese (dei quali il 13% di un solo giorno).
Mentre gli Stati Uniti esprimono un'economia moderna in cerca di quel perenne equilibrio difficilmente raggiungibile, il nostro mercato del lavoro e la nostra economia rappresentano perfettamente un'economia feudale basata semplicemente sulla riduzione dei costi (*), che ricerca anche una condizione che permette di mantenere i margini anche senza investire.
(*) retribuzioni negli ultimi dieci anni
Italia -12%
Germania +14%
