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Cultura

TAZIANO IL SIRO

TAZIANO IL SIRO

di Vito Sibilio

Sebbene poi diventò eretico, Taziano è senz’altro meritoriamente annoverato, per la parte ortodossa del suo insegnamento, nella galleria patristica, specie di cultura siriaca, sebbene scrivesse anche in greco. Nacque tra il 120 e il 130. Fu contemporaneo di Giustino e suo discepolo, nonchè di Luciano di Samosata, di cui fu compatriota. Era originario dell’Assiria. Fu educato nella filosofia e poi si convertì, dopo molti studi, venendo battezzato a Roma nel 160 circa. Qui aprì una scuola di retorica ma fu avversato dal cinico Crescente, per cui viaggiò in Grecia, Siria, Cilicia e Pisidia. Morì nel 180 dopo aver fondato la setta degli Encratiti, dediti ad una assoluta continenza.

Polemista insuperabile, detto il Tertulliano dei Greci, stronca gli avversari e contrappone la Fede alla filosofia e il Cristianesimo al paganesimo. Il suo memorabile Discorso ai Greci (composto come invettiva aspra e sprezzante nelle forme della diatriba stoico-cinica con un stile che ricorre ai moduli retorici classici, senza liberarsi però da una faticosa oscurità) sottolinea che i Greci hanno preso ai barbari le perle della loro stessa cultura, in quanto essi sono più antichi di loro, e insegna che la sapienza barbarica giudeo-cristiana è superiore a quella greca; insegna altresì l’unità di Dio, la creazione degli angeli e dell’uomo, la caduta degli uni e dell’altro, la resurrezione dei corpi e il Giudizio; denuncia la corruzione morale dei pagani, riprova le loro leggi, le loro arti, i loro spettacoli, i loro miti e la loro filosofia, nettamente contrapposta alla Fede; addita la dottrina cristiana come unica via al bene e mostra la maggiore antichità della Rivelazione, attestando che Mosè fu più antico di Omero. In questo monismo teologico e filosofico solo il Cristianesimo contiene tutta e ogni parte della verità ed è polemicamente chiamato filosofia barbara.

Di essa Taziano insegna particolarmente che Dio è senza principio, senza tempo, unico, invisibile e immateriale; che il Logos è la Potenza di Dio, la Sua opera primigenia (intesa evidentemente in modo atemporale), il Principio di ogni cosa, generato interiormente dal Padre -mediante redistribuzione della Sostanza divina e senza alcuna Sua diminuzione, attraverso una comunicazione interna e non per scissione, per cui il proferimento del Verbo non è distacco del pronunziato dal pronunziante ma permanenza distinta in esso- come Persona distinta da Lui per poi essere creatore del mondo esterno a Dio, del Quale poi Egli rivela e mostra l’essenza che di per sé è invisibile ad ogni creatura.

Taziano insegna che il Verbo crea dal nulla la materia e chiama irradiazione questo atto. Il teologo siriano insegna inoltre che le prime creature di Dio furono gli angeli, i quali, essendo liberi, poterono meritare e demeritare il Paradiso, cosicché alcuni di essi si ribellarono al Verbo e deificarono il loro capo; in conseguenza di ciò il Verbo si ritirò da essi e questi divennero demoni. Taziano insegna altresì che l’uomo è immagine e somiglianza di Dio, non solo animale né tantomeno solo razionale, fatto dal Logos perché potesse imitare il Padre raggiungendo la Sua immortalità.

In questo Taziano è originale, considerando l’immortalità non una proprietà intrinseca dell’anima ma un dono di Dio ai soli beati. Infatti egli distingue tra l’anima, che di per sé è mortale e pervade tutte le cose essendo materiale, e lo spirito, presente anch’esso nell’uomo, che evidentemente deve essere immortale, anche se per volontà divina e non di per sé stesso. Taziano sostiene che solo lo spirito sopravvive, mentre l’anima dei malvagi muore col corpo e tornerà in vita con esso nel Giorno del Giudizio per subire la dannazione eterna; l’anima dei giusti invece, dopo la istantanea morte assieme al corpo quando questo si separa da essa, torna in vita ed entra in Paradiso.

Proprio tramite lo spirito l’uomo è toccato dallo Spirito Santo e da Lui trasformato. L’etica di Taziano è sempre stata molto ascetica anche quando era ancora ortodossa, per diventare poi ancora più rigida quando passò all’encratismo. Egli ha sempre sottolineato la responsabilità umana nei propri atti bollando come invenzione diabolica l’idea di fato. L’anima umana è di per sé tenebra, ma il Verbo le aveva dato luce e vita, che essa ha perduto per la colpa. Perciò l’uomo deve sforzarsi di ricongiungersi al suo Principio mediante la conversione.  Essa è sollecitata dal Verbo stesso mediante l’invio al mondo di uomini in cui predomina lo spirito sull’anima. Il Siriano ebbe anche un posto nella storia della teologia e della filologia biblica tentando una armonizzazione dei Quattro Vangeli nel suo Diatessaron che a lungo fu usato nella liturgia antiochiena. 

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