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Internazionali

LA PROPAGANDA E LA REALTÀ TRA PRESENTISMO E MANICHEISMO

LA PROPAGANDA E LA REALTÀ TRA PRESENTISMO E MANICHEISMO

Presentismo e manicheismo sono i due tratti dell’isteria di massa indotta da tempo da una propaganda massiccia da sapiente psyop, con la quale, sventolando la libertà come bandiera identitaria dell’Occidente, la si riduce di fatto e, con essa, si riducono gli spazi di democrazia.

Il presentismo è il modo con cui, con un’informazione monocorde e ossessiva, si induce la popolazione a concentrarsi sulle emozioni derivate dalla quotidianità, perdendo di vista le ragioni storiche, politiche, ideologiche ed economiche che hanno portato a quel quotidiano al quale si guarda.

E’ andata così con il Covid, con l’assalto quotidiano dei numeri dei contagi, per impedire ogni ragionamento e va così con la guerra in Ucraina, con l’ossessiva proposizione di immagini altamente emotive e senza alcuna riflessione sui motivi della guerra, ossia su quelle cause solo disinnescando le quali è possibile arrivare alla pace.

In buona sostanza si lavora sull’emergenza per ottenebrare le menti.

E qui interviene il fratello gemello del presentismo: il manicheismo per il quale non è ammesso il ragionamento, ma è richiesto lo schieramento: si vax, no vax, si Putin, no Putin.

Continuo a pensare sia opportuno, anzi doveroso, continuare a ragionare.

La guerra in Ucraina è solo la punta di un iceberg di un confronto più vasto, che ha come posta le risorse energetiche e le materie prime del pianeta.

Non è secondario il fatto che l’Ucraina rappresenti la prima riserva europea di uranio e la seconda di titanio e di mercurio, nonché sia la seconda riserva mondiale di manganese e di ferro.

L’Ucraina rappresenta la terza riserva europea di shale gas ed è la settima riserva mondiale di carbone.

Non ultimo, l’Ucraina è il granaio d’Europa.

Il 2014 è stato l’anno nel quale, di fatto, è iniziata la guerra ucraina, dopo il fallito tentativo di far aderire l’Ucraina all’Unione doganale promossa da Mosca ed è stato l’anno dell’intervento Usa (Obama-Biden) a favore del rivolgimento che ha cacciato dal potere un presidente filo russo per insediare al governo Poreschenko, i cui membri sono stati identificati da società di ricerca del personale finanziate da Soros (vedi gli articoli del dicembre 2014 del Sole 24 Ore).

Fallito il progetto di comunità economica, che avrebbe significato la presenza dell’Unione doganale, del bacino industriale, agricolo e portuale ucraino, la Russai ha annesso la Crimea, con l’obbiettivo di avere il controllo dei traffici commerciali sul Mar Nero. Obiettivo che persegue anche ora, con la guerra in atto.

La questione energetica e delle materie prime non riguarda solo l’Ucraina, ma importanti territori dell’Africa, dove la Russia sta acquisendo sempre maggiore potere grazie all’esercito mercenario della Wagner, creato dal “cuoco” di Putin, Eugenji Prigozin e che conta su ben 250 mila uomini, schierati in Libia, nel Mali e nella fascia sub sahariana.

Il confronto geopolitico è vasto e sconta l’improvvida, avventuristica e perdente strategia americana del Partito democratico e dell’asse Bush-Clinton, che ha disastrato il Magreb con le Primavere arabe e ha portato la Libia nel caos, grazie alla strategia folle di Hillary Clinton.

La storia insegna poco ai Dem americani e ai seguaci della paranoia del confronto tra il bene e il male del fondamentalismo americano, i quali dopo aver armato i talebani contro la Russia si sono trovati i talebani contro gli Usa e dopo aver abbattuto Saddam si sono trovati l’Isis.

Le colpe sono degli Usa? No. Sono di una parte degli Usa, visto che Trump, indicato come guerrafondaio dalla propaganda idiota, non ha innescato guerre e ha stabilizzato il Medio Oriente con gli Accordi di Abramo.

Quanto al manicheismo, alla domanda se stiamo con Putin o con gli Usa, la risposta non può che essere che stare con gli Usa e con l’Occidente non significa chiudere gli occhi sulle strategie pericolose dei Dem e su quelle provvide e tendenti alla stabilità di Trump.

Anche ora, la richiesta di armi all’Ucraina e di aerei provenienti da Paesi Nato si colloca nella linea avventuristica dei Dem americani.

L’Europa è un nano impotente.

La Francia e l’Italia si sono ritirate dal Mali, lasciando l’area in mano alla Wagner.

In Libia, tra i principali fornitori di gas dell’Italia, l’Europa è schierata su vari fronti avversari: con Tripoli l’Italia e buona parte dell’Ue, con Usa, Regno Unito, Turchia, Qatar, Sudan, Algeria, Marocco e Tunisia; con Bengasi la Francia, con Russia, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Ciad, Siria e Bielorussia.

La Wagner ha conquistato in questi giorni un importante aeroporto.

C’è, in questo confronto asimmetrico, anche una questione ideologica.

L’Occidente, seguendo l’impostazione delle élite Dem americane e del pensiero unico politicamente corretto imposto dalla finanza internazionale e dai vari Soros, Shwab e compagnia, è diventato oicofobico, ha instaurato l’era della cancel culture, dell’uomo bianco intrinsecamente cattivo, del gender e transgender, del black lives matter, degli antifa, mettendo la propria identità culturale nel cestino, la storia in soffitta, i suoi valori in cantina e consegnandosi al presentismo della propaganda paranoica e manichea, innescando una deriva antropologica che si traduce in debolezza, confusione, arrendevolezza e, in alcuni casi, in avventurismo.

L’Europa, come ha spiegato l’ideologo russo Alexander Dugin, ovviamente dal suo punto di vista, “da patria del logos è diventata la caricatura di se stessa, tutta spostata sull’ideologia gender e liberal”.

Concetti ribaditi ieri dal patriarca Kirill.

La Russia ha recuperato le radici cristiane, ha rinsaldato lo stretto rapporto tra Stato e Chiesa ortodossa, guarda alle radici di Santa Madre Russia e si sente la seconda Roma, erede di Bisanzio.

I pacifisti, schiavi del presentismo, hanno adottato l’ossimoro: armi per la pace.

Presentismo ben fotografato da Vittorio Agnoletto, indubitabilmente pacifista, quando afferma che “i problemi non possono essere fotografati solo sull’oggi. Dove sono stati l’Ue e il governo italiano dal 2014 ad oggi? Il 24 maggio 2014 fu ucciso dall’esercito ucraino il giornalista Andrea Rocchelli, durante la guerra del Donbass. Perché non se ne parla? L’Ucraina si rifiutò di collaborare con i giudici italiani per individuare le responsabilità. Perché il nostro esecutivo non ha detto nulla? Dove erano i nostri politici quando a Odessa 48 persone, ma il numero sembrerebbe molto maggiore, furono uccise o bruciate vive in una sede sindacale da un gruppo di neonazisti? Davvero l’Italia non si è accorta di quanto stava accadendo? Perché per otto anni ha taciuto? E perché la scelta del popolo della Crimea non vale quanto quella del Kosovo?”.

Domande significative, che implicano risposte ragionate, storicamente radicate.

Qualche idiota di turno dirà, ovviamente, che sono putiniano. Anticipo che mi piace l’America degli Usa e che amo l’Europa che ha conquistato i diritti fondamentali di libertà e democrazia; che amo gli Usa quando realizzano l’Accordo di Abramo e inorridisco quando gli Usa adottano la linea dell’asse Bush-Clinton.

Possibile? Per i manichei presentisti allineati al pensiero unico politicamente corretto, ossia corretto in quanto imposto da chi comanda, sempre e comunque, è inutile aggiungere altro.

Maglio utilizzare energie per ragionare con chi ragiona, sempre con la feluca in capo, perché solo ricercando le cause dei conflitti è possibile disinnescarli.

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