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Internazionali

IL MONDO HA BISOGNO DI SPERANZA

IL MONDO HA BISOGNO DI SPERANZA

di Paolo Raffone

Il titolo è la sintesi del messaggio con cui Xi Jinping, segretario generale del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (PCC) e presidente cinese, ha promosso la Global Civilization Initiative (Iniziativa per la Civilizzazione Globale). Il tema dell’Iniziativa era "Percorso verso la modernizzazione: la responsabilità dei partiti politici". Hanno partecipato più di 500 leader di partiti politici e organizzazioni politiche provenienti da oltre 150 paesi. Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, anche presidente dell'African National Congress, e altri 11 leader politici, dopo la discussione, hanno dichiarato la loro volontà di lavorare con il PCC che svolge un ruolo guida nel “processo di modernizzazione" del mondo. “Un’iniziativa vitale per il mondo di oggi”. Intanto, la nuova presidente dell’Honduras, Xiomara Castro, tra i più sottomessi all’impero americano, ha dichiarato che dopo decenni oggi l’Honduras riconosce la Repubblica Popolare Cinese, abbandonando Taiwan (che così resta riconosciuta solo da 13 paesi).

di Paolo Raffone

La Cina sta cercando di condividere la sua saggezza e i suoi piani per portare nuova speranza a tutte le nazioni per considerare insieme come sfuggire alla trappola dello "scontro di civiltà" e trovare un percorso che possa aiutare il mondo a navigare attraverso le turbolenze. Turbolenze che, ha chiosato Giulio Tremonti, sono arrivate con la globalizzazione non governata, anzi senza regole, che gli americani hanno favorito, nel 2001, con l’ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio. “Da quel momento le storie della globalizzazione di sono divaricate”.

Da un lato la Cina, che ha colto l’opportunità offertale per dispiegare la sua saggezza di antico impero: il rispetto per la diversità delle civiltà, sostenendo i valori comuni dell'umanità, valorizzando molto l'eredità e l'innovazione delle civiltà e sostenendo congiuntamente solidi scambi e cooperazione internazionali tra le persone. Xi ha chiesto il rispetto per la diversità delle civiltà, chiosando che “insieme possiamo rendere il giardino delle civiltà del mondo colorato e vibrante”.

Dall’altro gli Stati Uniti, e la loro appendice europea, che non sanno giocare la vera globalizzazione, cioè quella multipolare, passando da una bolla all'altra con grave minaccia sia per la pace che per la crescita. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti sostengono il transumanesimo – una pericolosa fuga dalla realtà – che, come testimonia il film pluripremiato agli Oscar (Everything everywhere all at once), dai multiversi aiuterebbe a risolvere i problemi dell’umanità.   

Secondo alcuni analisti cinesi, una ragione fondamentale per cui il mondo sta vivendo una grande turbolenza è che il vecchio ordine internazionale dominato dall'Occidente guidato dagli Stati Uniti sta facendo scivolare il mondo nella trappola dello "scontro di civiltà", con molti paesi con civiltà diverse che hanno difficoltà a trattare pacificamente l'un l'altro. Uno “scontro di civiltà” che si manifesta all’interno degli Stati Uniti – Black Lives Matter e Woke – dove persone di diversi gruppi etnici e con diverse credenze religiose vivono forti tensioni piuttosto che diventare più unite. Uno “scontro di civiltà” che certi ambienti statunitensi (i neoconservatori) hanno voluto esportare nel mondo, causando enormi problemi e pericoli in ambito geopolitico, nelle catene di approvvigionamento e industriali, e nei mercati finanziari.

Sono passati circa 15 anni dalla crisi finanziaria del 2008, ma il mondo è ancora una volta all'ombra di un'altra crisi causata dagli Stati Uniti. Il mondo è sempre più preoccupato perché il vecchio sistema sta diventando sempre più disfunzionale e disperato. La crisi ucraina è ancora lontana dall'allentarsi e le crisi energetiche e alimentari stanno preoccupando molti paesi in tutto il mondo. Allo stato attuale, il nuovo pericolo di una potenziale crisi finanziaria globale causato dal crollo della Silicon Valley Bank con sede negli Stati Uniti e dal problema di Credit Suisse in Europa ha reso il mondo più instabile. 

“Il mondo chiede una nuova soluzione", ha detto Liu Dian, ricercatore associato del China Institute presso la Fudan University. Dalla Global Development Initiative e dalla Global Security Initiative all'ultima Global Civilization Initiative, la Cina ha presentato al mondo un modello ideologico che diventa sempre più maturo. Oltre alla Belt and Road Initiative (BRI) proposta dalla Cina e all'ideale della comunità globale di un futuro condiviso, la Cina sta cercando di usare la propria saggezza, le esperienze e l’influenza basate sul proprio sviluppo e sulla sperimentazione di successo degli ultimi decenni, per aiutare il mondo a migliorare e riformare il vecchio sistema e ordine internazionale problematico.

Gli Stati Uniti si dimenano nella loro crisi politica e finanziaria interna, e l’Europa è paralizzata da un approccio sanzionatorio che la rende più debole e più invisa nel mondo. Oltre alle menzionate crisi (Ucraina, energetica e alimentare) e al nuovo pericolo di una potenziale crisi finanziaria globale (Silicon Valley Bank in Stati Uniti e Credit Suisse in Europa), si aggiunge anche una grave crisi politica e sociale in Israele. Il governo di Benjamin Netanyahu è costretto a varare riforme dell’ordine costituzionale, in particolare della giustizia e della Corte Suprema, per soddisfare gli elementi religiosi più reazionari della sua coalizione. Riforme che preoccupano persino gli Stati Uniti perché rischiano di portare il paese nel baratro di una guerra civile, isolandolo a livello internazionale e esponendolo alle rappresaglie dell’insieme dei paesi musulmani.  

Con la combinazione delle tre iniziative sopra menzionate, la Cina che mira a risolvere i problemi globali e migliorare la governance globale. La Cina non sta solo proponendo delle iniziative, ma sta anche dando un contributo attraverso azioni diplomatiche, ottenendo risultati concreti. Ad esempio, la mediazione di successo che ha portato alla ripresa dei legami diplomatici tra Arabia Saudita e Iran e la BRI che collega paesi con diverse civiltà per realizzare congiuntamente lo sviluppo. La stragrande maggioranza della comunità internazionale accoglie con favore e loda il ristabilimento delle relazioni diplomatiche Riyadh-Teheran con il sostegno e l'assistenza della Cina.

Ciò dimostra che il mondo in turbolenza e le regioni nel caos hanno un disperato bisogno di nuove speranze e di nuove soluzioni per la pace e la stabilità.

Il prossimo intervento di mediazione cinese si svolgerà la prossima settimana, nell’annunciato viaggio di Xi a Mosca e nel colloquio che terrà sia con il presidente russo Putin sia con il presidente ucraino Zelensky. Ci auguriamo che l’influenza cinese abbia successo almeno per stabilire una tregua e permettere una mediazione politico-diplomatica. Dagli Stati Uniti arrivano messaggi bellicosi che, come scrive Giuseppe Sarcina sul Corriere della Sera di oggi, si concretizzerebbero in una nuova offensiva militare occidentale a maggio “per sconfiggere la Russia” e solo dopo trattare. Una prospettiva che è peggiore di qualsiasi incubo. Una prospettiva di guerra ancora più cruenta e disastrosa che all’Europa, nonostante le posizioni della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, non conviene affatto. Non a caso il presidente dell’Unione europea, Charles Michel, si è pubblicamente chiesto a nome di chi la von der Leyen abbia parlato con Biden.

La speranza, caro Biden, non si costruisce sul campo di battaglia, non si raggiunge sconfiggendo la Russia. La speranza può nascere solo da un processo negoziale, politico, diplomatico, condiviso da tutti.

   

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