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Internazionali

GUERRA IN UCRAINA ANNO SECONDO

di Guido Salerno Aletta

É tutto un frenetico susseguirsi di viaggi all'estero per il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky: prima è andato a Washington per incontrare Joe Biden, poi a Londra ha visto il Premier Rishi Sunak ed è stato ricevuto da Re Carlo III, quindi è andato a Parigi per discutere con Emmanuel Macron e Olaf Scholtz, ancora a Bruxelles per essere ricevuto dal Parlamento europeo in occasione di una riunione dei Capi di Stato e di governo, ed ora è volato in Polonia.

Mentre Zelensky chiede sempre nuove armi, carri armati pesanti ed aerei da caccia, necessarie non solo per contrastare l'avanzata delle forze armate della Russia nel Donbass, ma soprattutto indispensabili per lanciare una controffensiva in profondità, fino a colpire la Crimea, il fronte occidentale prende tempo: i carri armati arriveranno, primi i Leopard e poi sul finire dell'anno o forse nel 2024 gli Abrams, mentre dei jet non se ne parla proprio.

In queste condizioni, l'esercito ucraino non può che essere impiegato in una resistenza debilitante: tiene le posizioni, si logora per evitare una ritirata da alcune città messe sotto pressione dai Russi, per evitare conseguenze catastrofiche sul morale delle truppe e forse dell'intero Paese. Tutto si consuma nel sangue, in attesa che arrivino i nuovi mezzi militari richiesti all'Occidente, per rilanciare la controffensiva che, dopo la vittoriosa sortita su Kherson, si è drammaticamente fermata.

Siamo al dunque, drammatico.

Gli Usa hanno già pienamente raggiunto il loro obiettivo strategico, che consiste nell'aver isolato l'Europa dalla Russia attraverso sanzioni di ogni genere in campo energetico, industriale e finanziario. L'Europa non è solo isolata dal punto di vista energetico, visto che deve andarsi a cercare gas e petrolio dappertutto in giro per il mondo, pagandoli a caro prezzo, ma geopoliticamente non ha più alcuna autonomia. L'idea di costituire un esercito europeo è naufragata miseramente: c'è la Nato e basta.

In queste condizioni, mentre all'Occidente va bene lo stallo della guerra di logoramento, Kiev difende da sola, con il sacrificio del suo esercito e di tutta la popolazione, gli ideali di libertà, i principi internazionali della inviolabilità delle frontiere, il diritto dei popoli a difendersi dalla aggressioni esterne con ogni mezzo.

Questo Secondo Anno di Guerra delinea una situazione in cui l'Ucraina è rimasta sola a combattere, mandata al massacro: l'Occidente non ha alcuna voglia di fornirle le armi che porterebbero ad una escalation del conflitto con la Russia.

Zelensky non ha alcuna via di uscita: ha promesso la riconquista dei territori occupati; si trova di fronte al muro di gomma dei rinvii dell'Occidente alle sue richieste di armamenti; vede le sue truppe dilaniate quotidianamente sul campo; assiste impotente alle sofferenze della sua popolazione alle prese con difficoltà di ogni genere.

La Storia recente è piena di precedenti, di leader coraggiosi che l'Occidente ha illuso promettendo loro di sostenerli, per poi lasciarli in balia degli eventi: dal vietnamita Van Thieu allo Scià di Persia Reza Pahlavi, da Saddam Hussein in Irak usato per un decennio per contrastare l'Iran fino ai leader afgani. Anche Gheddafi nel 2008 aveva pagato ben 2 miliardi di dollari di risarcimenti agli Usa, per far cancellare la Libia dalla lista dei Paesi canaglia, sostenitori del terrorismo internazionale: fece la stessa fine degli altri

Per questo Zelensky cerca disperatamente solidarietà, più ancora che armi.

Mentre gli Usa hanno già raggiunto i loro obiettivi strategici, Kiev paga il prezzo per tutti

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