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Internazionali

LE TENSIONI ECONOMICHE TRA UE E USA, FRANCIA E GERMANIA VOLANO A WASHINGTON E L'ITALIA NO

LE TENSIONI ECONOMICHE TRA UE E USA, FRANCIA E GERMANIA VOLANO A WASHINGTON E L'ITALIA NO

di Paolo Falconio*

C'è una strana sindrome in Italia, la sindrome del babbeo. Mi scuseranno i benpensanti, ma davvero non me la spiego in altro modo.

Mentre il Paese deve affontare uno dei periodi più difficili dal dopoguerra per condizioni intrinseche socio-industriali e shocks internazionali che si susseguono più o meno con lucidi criteri di continuità (e mi riferisco al COVID, alla guerra in Ucraina, la competizione per un mondo multipolare), noi e le nostre televisione e mezzi stampa, senza farsi mancare i nostri social (che riflettono la crassa ignoranza dei più, non grave in sé, ma gravissimo è l'autocompiacimento proclamato e addirittura vantato), assistiamo al teatrino politico sul caso Cospito e sul regime del 41bis, mentre stiamo scivolando in una pericolosa tensione economica con gli Stati Uniti che rischia di vedere il nostro tessuto industriale letteralmente traslocare oltre oceano.

Per gli amanti dei talk Show trovo gravissimo che la politica voglia strumentalizzare un regime carcerario che è vero essere molto duro, ma che è stato ed è il pilastro per la lotta al terrorismo e la lotta contro le mafie. Il regime carcerario ordinario significherebbe per mafiosi e terroristi di ogni risma la possibilità di continuare le attività con vitto e alloggio forniti dallo Stato. Ricordo a tutti che questi uomini sono l'antistato.

Se si debba trattare oppure no, sono lapidario: non abbiamo trattato per Aldo Moro, figuriamoci per un signore che graziato già una volta per tentata strage, dopo è andato a sparare alle gambe di un cristiano. Lo Stato non può e non deve trattare con i terroristi.

Io penso, mi si scuserà la presunzione, quanto sopra sul tema dovrebbe essere sufficiente in un Paese normale e quindi mi pare importante riportare l'attenzione su quanto sta accadendo, sempre che qualcuno non voglia tirar fuori la questione della opportunità o meno di presentare una censura in parlamento contro i due geni di FdI, ma prima di farlo attenzione alla famosa sindrome di cui sopra (presentiamola pure, ma poi si parli di altro come ad esempio la tentazione di virare verso una sanità privata).

Piccolo antefatto, ben prima della Presidenza Biden, gli USA  avevano delineato le regole per i prossimi anni nel segno dell'innovazione tecnologica a basso impatto ambientale (prodotti e processi produttivi). Questo costituiva e costituisce la linea americana per mettere in crisi l'impianto manufatturiero tedesco con lo scopo di limitarne la crescita. In questo senso va letto anche il recovery plan. La necessità della Germania di innovarsi secondo le nuove regole già enunciate da Biden, comporta l'obbligo delle economie integrate, come quella italiana di adeguarsi.  Quanto sopra lo scrissi quando qui nessuno parlava di "green" e venni trattato con l'accondiscendenza che si ha per lo scemo del villagio, salvo ricevere i complimenti da un paio banchieri americani. Premessa a parte, queste nuove rules sono così invasive che persino la BCE sottoscriverà titoli di debito sovrano, anche in base al coefficiente "green" del Paese emittente (semplifico molto), anche con tanti saluti al principio di autonomia  delle banche centrali.

Queste politiche si innestano, però, in un periodo di crisi gravissima, dovuto all'epidemia da Sars Covid, che di fatto ha decretato la fine della globalizzazione nel suo distorto significato economico, che poi è quello comune; ulteriormente, il conflitto ucraino, che di fatto ha messo in crisi definitivamente il sistema Europa e più in generale il mondo, visto che è la manifestazione materiale di una lotta per un mondo multipolare, che ha come attori principali USA, CINA e in misura minore la Russia.

Se a quanto sopra si aggiunge la legge contro l'inflazione, messa in campo da Washington, che "offre vantaggi competitivi che, insieme ai prezzi dell'energia molto bassi negli Usa, rappresentano un rischio per le industrie europee" (Bruno Le Maire ministro dell'Economia francese), ecco che la nostra competitività è seriamente compromessa e l'intero tessuto imprenditoriale potrebbe traslocare oltreoceano.

Ora mentre Francia e Germania, incassato il favore del primo disegno del piano industriale Ue, si recheranno a Washington (anticipando il vertice europeo del 9 e 10 febbraio chiamato a discutere la risposta dei Ventisette all'Ira, la legge contro l'inflazione Usa) per una vera e propria offensiva, che ha ad oggetto il maxi-pacchetto da 370 miliardi di dollari di sussidi pubblici 'green' messi a disposizione dagli Stati Uniti, l'Italia non c'è. Il motivo? I limiti imposti dagli elevati livelli di debito pubblico sicuramente contano (il tema è gli aiuti di stato), ma soprattutto a rilevare è la politica internazionale e precisamente la distanza tra Italia e Francia. E' vero che questo viaggio potrebbe essere interpretato come una debolezza di queste due nazioni, ma partecipare vuol dire poter incidere.

E' pubblico e notorio che i meccanismi di aiuto agli stati dipendono molto dello stato di salute delle economie e, senza entrare nel dettaglio, i Paesi che più risentiranno di questo meccanismo sono quelli che non hanno abbastanza spazio fiscale d'azione. Tutto ciò comporta, altresì, un rischio di frammentazione del mercato interno all'UE (come rilevato dalla nostra Premier a Berlino).

Il viaggio  negli USA servirà a chiedere un meccanismo di trasparenza, che consenta ai governi UE di prendere contromisure adeguate per assicurare condizioni di parità.

Sarà difficile colmare il divario tra gli USA e l'Europa. Ed è per questo che sarebbe stato opportuno che a Washington vi fosse anche il nostro Presidente del Consiglio. La materia poi tornerà in mano ai Ministri per lo Sviluppo e succesivamente ai Capi di Governo della UE e c'è da augurarsi di arrivarci con le idee chiare.

Per chi non avesse ancora compreso il tema è l'esistenza stessa del nostro tessuto industriale e/o in subordine la sua competitività. Tradotto, la capacità di aiutare il sistema Italia ad ottemperare gli obblighi che derivano dalla transizione "green". Non mi pare una sciocchezza e forse una puntata di approfondimento sarebbe opportuna.

Se mi è permesso dare un suggerimento a questa maggioranza, riterrei utile una terapia contro la sindrome da "sezione" (le vecchie sezioni dei partiti ndr), atteso che vedo spesso i toni mutare alla prima contrarietà e questo può avere delle conseguenze. Lo dico perché hanno una occasione storica, che sarebbe un peccato sprecare a causa di pruriti vari. Tanto più che è visibile lo sforzo (e anche i successi) della premier per capitalizzare le politiche di Draghi.

L'opposizione mi pare sia in piena sindrome da horror vacui e quindi non credo in grado di comprendere eventuali consigli (con l'unica eccezione del Terzo Polo).

Agli italiani do un altro consiglio, spegnete le televisioni.

*membro della "Faculty" dell'Università Luiss Guido Carli

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