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Internazionali

ANATOMIA DI UN CONFLITTO (Parte II)

ANATOMIA DI UN CONFLITTO (Parte II)

 di Paolo Falconio*

"L'Occidente deve smettere di odiare se stesso" Benedetto XVI

Le insidie della Narrazione e il rischio escaltion

Tutti i conflitti portano con sé l'esigenza di spiegare alla società le ragioni della guerra. Con mio rammarico, eccetto qualche rara analisi, si fa leva su una narrazione fuori dalla Storia. In questo conflitto assistiamo ad una involuzione della capacità cognitiva della società e cosa ancor più importante alla mancanza di un'informazione seria. Mi riferisco alla narrazione del turpe cirillico mangia bambini che con la forza vuole sottomettere la democratica Ucraina.

Parlo di involuzione in quanto se in Vietnam , la ratio dell'impegno americano è stata quella di arginare l'espansione del comunismo in Asia e questo era chiaro a tutti. Oggi la reale motivazione di questo conflitto è appannaggio di pochi eletti, spesso con pochi lettori.

Non è solo l'Occidente a creare le narrazioni, ma la stessa cosa fa la Russia. Più precisamente in Russia, i media di stato, parlano apertamente di sconfitta e lo fanno consapevoli dell'animo russo in modo che la narrazione divenga funzionale alla massima adesione alla mobilitazione. Ulteriormente hanno istituito un corso obbligatorio nelle scuole per dare un addestramento militare di base a tutti gli adolescenti.

Esiste anche la contronarrazione, un esempio per tutti è la presenza militare americana sul territorio europeo. La contronarrazione la porta come esempio dell'imperialismo americano, quando in realtà sono stati gli stessi paesi europei a richiederla a garanzia di una risposta americana in caso di attacco nucleare. In sostanza un pegno di sangue.

Ora mentre le narrazioni, pur sempre pericolose, ma non incidono molto nelle dittature- il famoso "contrordine compagni" - nelle democrazie la gestione è molto più complessa in quanto attiene al consenso che esprime il potere politico.

Per portare un esempio pratico basta ripensare all'Afghanistan. La presenza militare in Afghanistan, non aveva alcun senso e probabilmente l'unica spiegazione possibile potrebbe essere rintracciata nell'onda emotiva che seguì l'attacco alle Twin Towers. Dalla presidenza Obama in poi  tutte le amministrazioni americane (Repubblicane e Democratiche) sono state impegnate nel cercare una narrazione plausibile da fornire ai propri cittadini che ne giustificasse la way out.

Tanto ha peso questo fattore che il principale problema dell'amministrazione Biden (ricordo ai lettori che comunque ufficialmente l'America dichiarò che non si sarebbe fatta coinvolgere nel conflitto) è l'esposizione dell'amministrazione americana verso l'Ucraina. E' una posizione non facile soprattutto perché in America è vivido il ricordo dell'abbandono dell'Afghanistan in forme e modalità tali da infiggerle un danno di credibilità mondiale. Sono molti gli analisti (Tra tutti Lucio Caracciolo - Limes) che individuano la ratio della richiesta di adesione alla NATO di Finlandia e Svezia, non tanto da imputare alla paura  Russa, ma alla mancanza di fiducia nelle rassicurazioni statunitensi di un soccorso in caso di attacco, con la conseguenza di voler rientrare negli automatismi di intervento della NATO.

La vicenda Afghanistan rientra prepotentemente nella narrazione di molti alti ufficiali americani - colti e preparati- ma che  sembrano cercare una vittora a tutti i costi  (Kissinger) e non mancano di ricordare l'Afghanistan nei talk show. Si deve ringraziare la politica e la democrazia se questi punti di vista non prevalgono. Il Newsweek giovedì scorso lasciava trapelare un possibile piano di pace messo appunto dalla Presidenza Biden che presumibilmente prevede la cessione del 20% dei territori ucraini alla Russia e tra l'altro già annessi dalla stessa (Il che dovrebbe far pensare quanto la politica e la diplomazia siano importanti). Non credo possa esserci una vittoria netta di una delle parti in questa guerra e un cessate il fuoco è vitale per le prossime sfide che ci attendono

A prescindere dalla conferma di questa notizia, gli Stati Uniti non possono sganciarsi dagli impegni con l'Ucraina anche se lo vorrebbero fare, posto che l'obiettivo strategico - ossia impedire un blocco Russo Germanico con elementi di contiguità con la Cina- è raggiunto.

Accanto alle dichiarazioni sul turpe cirillico, vi è una politica che deve tenere presente la necessità di non precipitare la situazione e da qui, nel concreto, la postura ambigua nei fatti tenuta.

A dimostrazione di quanto sopra vi basti guardare nel dettaglio le forniture militari approvate che non sono assolutamente sufficienti a sostenere azioni offensive incisive. Anche la promessa fornitura di MBT (Main Battle Tank - carri armati pesanti) ossia dei 24 General Dynamics  Abrams è strumentale all'autorizzazione della Germania ai paesi possessori di cedere i loro Rheinmetall Leopard 2 (Infatti i contratti di vendita dei Leopard 2 hanno una clausola che impone al Paese acquirente di ottenere l'autorizzazione del governo tedesco per cedere i carri ad un Paese terzo). Posto che la Germania si era detta disponibile alla cessione solo se anche l'America avesse fatto lo stesso con i suoi Abrams, gli Stati Uniti hanno promesso 24 General Dynamics M1 Abrams …da costruire.

Noi sappiamo che gli Stati Uniti hanno circa 7.000 cari in efficienza di questo tipo. La ratio di consegnarne 24 da costruire può avere solo due risposte .

La prima è che potrebbe anche passare un anno per la consegna e quindi la prospettiva concreta che, in questo lasso di tempo, questa guerra trovi almeno un cessate il fuoco alla coreana. Inoltre vi può essere la considerazione che la maggioranza dell'elettorato repubblicano è contrario agli impegni di spesa per il sostegno all'Ucraina e tempo un anno vi saranno le elezioni presidenziali.

La seconda è che vogliano sviluppare un carro depotenziato rispetto anche alla versione da esportazione. Il che può avere solo una giustificazione, ossia temere la cattura e magari una vendita nel "mercato nero" alla Cina che è il vero concorrente degli Stati Uniti che ne potrebbe fare oggetto di reverse engeneering . Il problema non sussiste per i Leopard 2 data la loro diffusione e quindi con ogni probabilità già ampiamente  "studiati"

In ambedue i casi le prospettive della schiacciante vittoria ucraina mi pare non siano ritenute credibili, come peraltro dichiarato apertamente dallo Stato Maggiore a stelle e strisce.

Mi si permetta una digressione di tipo economico la Rheinmetall ha avuto un balzo azionario in quanto questi carri (i leopard 2) necessitano di una frequente manutenzione che per contratto può fare solo l'azienda produttrice. Se io dovessi gestire dei capitali tuttavia investirei nella General Dynamics perché i Leopard 2 che verranno ceduti dalle altre Nazioni, saranno sostituiti dagli M1 Abrams, salvo eccezzioni relative all'affidabilità dei Paesi interessati.

In ogni caso parliamo di circa 160 carri occidentali e circa 170 vecchi carri T72 (non le ultime versioni) residui degli arsenali ex sovietici. Un numero insufficiente per impensierire il Cremlino il quale a sua volta sta tardando le consegne dei T90 all'estero (si sono visti T90 nella versione destinata all'esercito indiano) e qualche nuovissimo T14 Armata, in vista dell'offensiva (i russi  potrebbero contare su almeno 7.000 carri. Le loro riserve sono stimate in circa 20.000 carri - alcuni anche molto vetusti, ma i numeri contano).

Questa lunga digressione mi è utile per un ulteriore riflessione che attiene al rischio escaltion. Gli analisti più seri che si occupano di scenari di guerra nucleare, pensano che un utilizzo di tale arma da parte russa possa intervenire solo in caso di sfondamento da parte degli ucraini, magari con un lancio di una testata tattica in zone non densamente abitate e con lo scopo di farli sedere al tavolo per un cessate il fuoco. Ora capite bene nessuno si augura questo scenario perché sarebbe disastroso per le dinamiche politiche soprattutto dei Paesi Europei e nel quale però potremmo ritrovarci proprio in forza di queste narrazioni. Ciò comporta l'esigenza di mantenere una lucida, e aggiungo cinica , postura nel "sostegno all'Ucraina". In questo caso non si può applicare l'espressione di Enrico di Navarra che posto di fronte alla scelta di abiurare alla sua fede calvinista o rinunciare al trono di Francia rispose "Parigi val bene una messa". Kiev non vale l'Europa e tantomeno un conflitto allargato.

Uno sguardo al futuro

Il focus europeo è ovvio che sia sulla guerra in Ucraina, ma forse uno sguardo più ampio ci farebbe comprendere che stiamo assistendo al tentativo di creazione di un mondo multipolare. Gli attori principali sono gli USA, la Cina e in misura più limitata la Russia.

Questi tre attori si stanno muovendo nel mondo per organizzare le loro fila. Se guardiamo oltre l'Europa , Cina e Iran  sono vicine ad entrare nell'Unione Economica Euroasiatica (EEU) sino ad ora dominata dalla Russia. Le stesse Russia  e Iran sono impegnate nella realizzazione di 3.000 km di trasporto ferroviario, marittimo e fluviale per collegare l'Europa con l'Oceano Indiano (estremanete impattante per aggirare le sanzioni e per avere un circuito di trasporto i cui snodi non siano sotto il controllo degli Stati Uniti). Il tentativo  di creare un circuito swift alternativo. La stessa America che sostiene il processo di riforma e di modernizzazione dell'esercito avviato dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman affinchè la nazione saudita possa codificare una visione strategica del regno e della sicurezza regionale.

Non credo in una guerra a breve con la Cina al di là dei palloni spia. Tutti gli indicatori fanno pensare a una forte tensione anche sul piano del contenimento delle aspirazioni della Cina stessa, ma non ad una guerra . Solo un accenno sul tema: il calo della crescita del PIL (3.5% contro il 5.5% stimato) e la forte dipendenza dell'economia cinese dalle esportazioni ; per la prima volta un calo demografico e un aumento dell'anzianità della popolazione; la crisi interna generata dalla gestione del Covid; la reale forza impattante delle vie della seta che avrebbero dovuto proiettarla a livello internazionale che è tutta da dimostrare. Infine l'essere ancora impreparata ad un confronto armato con gli Stati Uniti. 

In ogni caso in questo scacchiere ogni mossa, anche quella dei pedoni, può essere molto rilevante.

Fuori dall'Analisi - Riflessione sull'Atlantismo

Viviamo in un mondo difficile e complesso dove spesso il particolare ci rende invisibile l'insieme.

Vedete è giusto sollevare critiche e perplessità su questo conflitto e la narrazione che ne è stata fatta, mantenere vigile l'attenzione per scongiurare il rischio escalation che seppur remoto non si può escludere. Io stesso ho scritto articoli anche feroci contro una narrazione che ritengo pericolosa e artificiale. Parimenti critico la tesi di provocare un collasso di Putin che dia l'avvio a una rivoluzione liberale come accaduto dopo il crollo dell'URSS e questo perché semplicemente i russi non ne hanno affatto un buon ricordo e non la vogliono. E tuttavia non sono mai stato punto con un ombrello al plutonio né arrestato per dissenso.

Possiamo lamentarci di una quasi assente multilateralità nelle determinazioni delle ultime amministrazioni americane, ma non possiamo essere eterni adolescenti perché l'America non ci sta chiedendo di smilitarizzarci e diventare una loro colonia. Al contrario ci chiede di essere più protagonisti e però anche di assumerci le responsabilità che ne derivano in termini di spesa militare. Per quanto orribile vi possa sembrare sono le forze armate a dare la misura di una Nazione all'estero. Ulteriormente la nosra incapacità a livello europeo di costituire un nocciolo duro federale o confederato. In occasione del G20 a Roma Macron si avvicinò a Biden e gli disse "Abbiamo intenzione di fare un esercito europeo" e Biden rispose "OK" . A quel punto il Presidente Francese ripetè per essere sicuro "Ma hai capito, facciamo un esercito europeo, ma non ti devi preoccupare vigiliamo noi" e Biden "Si, si… ho capito". La mia opinione è che quell'assenso disinvolto è dovuto alla nostra intrinseca incapacità di guardare oltre e di immaginarci come qualcosa di più che nazioni di mercanti (senza contare che ci sarebbe il suicidio d'onore di massa degli stati maggiori che non accetterebbero mai l'idea di essere subordinati ad alcuno che non sia di nazionalità americana)

Ecco alle tante critiche che si possono muovere alle amministrazioni americane, non si deve dimenticare che i due poli alternativi sono costituiti da quasi dittature ad vitam(anche i dittatori possono avere grande consenso interno, noi italiani ne sappiamo qualcosa). Nazioni di grande cultura, con grandi popoli che hanno espresso nella storia anche grandi civiltà, ma che non hanno mai assorbito i concetti fondamentali propri delle democrazie liberali o social democratiche, quali il rispetto della dignità umana, la libertà di espressione, la separazione dei poteri e aggiungo duemila anni di cristianesimo. Mi piace ricordare che durante la rivoluzione francese se da un lato la Chiesa e gli alti prelati furono costretti a rinunciare ai loro privilegi, preti e abbati si schierarono con i rivoluzionari.

Abbiamo visto la repressione cinese ad Hong Kong o la vicenda dei vaccini che rendono chiaro che in quella nazione la vita umana è scandita da altri "valori".

Se guardiamo alla Russia, vi basti pensare alla Cecenia, che è vero che era una fucina del terrorismo di matrice islamica, ma è anche vero che la risposta russa fu talmente brutale e disumana che è stata di monito agli Stati della Federazione che coltivavano spinte centrifughe.

Io personalmente - pur in un dialogo serrato - confermo il mio fermo atlantismo. Per ragioni storiche che attengono ai tanti soldati a stelle e strisce morti lontano da casa per una guerra che senza il loro intervento ci avrebbe consegnato all'orrore nazista (per inciso Hitler aveva già programmato di invadere l'italia alla morte di Mussolini).

Se i Paesi ex Patto di Varsavia sono così pericolosamente bellicosi verso la Russia è perché di dominazione si è trattato, al contrario io non dimentico che la ricostruzione materiale e umana è stata possibile perché l'America ha permesso lo sviluppo della nostra democrazia ed è stata lo scudo che ci ha protetto dall'aggressione sovietica.

Sono atlantista, perché condividiamo i valori propri di una società liberale, senso della storia e quell'idea di società e anche più in generale di un mondo governato dal diritto, che invece è assente altrove. La strada è lunga, ma non vedo altri partner per affrontare il cammino.

 

*Membro della "Faculty" dell'Università Luiss Guido Carli

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