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Politica

QUANDO L’ITALIA BOMBARDÒ HIROSHIMA E NAGASAKI

QUANDO L’ITALIA BOMBARDÒ HIROSHIMA E NAGASAKI

Uno degli aspetti inquietanti di questo nostro Paese è la costante perdita della memoria, soprattutto quando la memoria è scomoda.

Siamo di fatto in guerra con la Russia, anche se fingiamo di non esserlo. Lo siamo dal punto di vista energetico e lo siamo perché inviamo armi all’Ucraina.

Non vi è dubbio che la Russia ha invaso l’Ucraina e che noi siamo il Bene e la Russia è il Male. Nessun dubbio? Nessun dubbio.

Noi siamo il Bene, perchè siamo la civiltà. Gli altri sono barbari. Vecchia storia. 

Noi chi? Bella domanda da fare a chi predica la cancel culture. 

La propaganda semplifica, perché il propagandista vuole raggiungere un obiettivo, sia che riguardi la vendita di un prodotto, sia che riguardi l’indirizzamento delle menti verso una guerra santa da compiere per il Bene.

Woodrow Wilson, presidente degli Stati Uniti dal 1913 al 1921, si avvalse dell’allora nascente tecnica della propaganda per convincere gli americani, che non ne volevano sapere, ad entrare in guerra in Europa: prima guerra mondiale, dove noi abbiamo cambiato bandiera in tempo reale, tanto per essere in linea con il trasformismo.

Oggi, con gli stessi metodi, si semplifica, identificando un nemico (in questo caso facile da identificare, visto che Putin ha invaso l’Ucraina) per far dimenticare tutto il resto e tutta la porcheria che c’è in casa propria, indirizzando le menti su un solo obiettivo: la guerra al Male.

“L’unico vero antidoto alla propaganda – scrive Roberto Mazzoni, giornalista che scrive dalla Florida - consiste nell’evitare in modo completo i mass media ufficiali e sviluppare una propria linea di indagine privata, attraverso canali alternativi, che permetta di arrivare a conclusioni personali di cui la persona è ragionevolmente certa”.

Non ha molta importanza stabilire, in questo contesto, se l’espansione della Nato è giustificata o meno e se gli Usa avevano garantito a Gorbaciov che la Nato non si sarebbe spinta ai confini della Russia. La questione è degna di un approfondimento storico.

L’importante è prendere atto che la Russia si è sentita accerchiata e asfissiata.

Accerchiata in che senso? Nella sua capacità e possibilità di accesso al mare.

Avere il pieno accesso al Mar Nero significa per la Russia avere accesso al Mediterraneo e questa è la questione di fondo che oppone Usa e Russia mediante interposta Ucraina: il controllo dei mari. Vecchia regola geopolitica: chi controlla il mare controlla la terra. 

“La storia insegna – scrive Francesco Galietti, esperto di scenari strategici – che se [alcuni Paesi] si sentissero «mancare l’ossigeno», potrebbero precipitare in scelte drastiche. Il tragico raid giapponese contro Pearl Harbor di oltre ottant’anni fa, per esempio, fu deciso da un Giappone asfissiato dall’embargo petrolifero imposto dagli Stati Uniti come risposta all’invasione nipponica dell’Indocina francese del 1940”.

Ci sono alcuni concetti che ritornano. Asfissia, invasione.

L’attacco a Pearl Harbor fu sicuramente un fatto gravissimo, ignobile, in quanto fu sferrato prima che fosse dichiarata la guerra agli Usa, con l’intento di eliminare la flotta del Pacifico, ma per capire per quale motivo i giapponesi decisero una mossa simile è necessario andare alla causa, ossia al senso di asfissia percepito dal Giappone.

Della ragione e dei torti se ne discute dopo. L’importante è capire cause, effetti, dinamiche.

Procediamo.

L’Italia era alleata del Giappone, vigeva, infatti l’asse Roberto (Roma-Berlino-Tokio). Persa la guerra, l’Italia si fece alleata degli Alleati e combattè, dopo qualche incertezza badogliana che costò la vita a molti nostri militari, contro gli ex alleati tedeschi.

Finita la guerra in Italia e con la Germania già arresa, nel luglio del 1945, esattamente il giorno 15, con una richiesta ad Alcide De Gasperi, al tempo ministro degli Esteri, gli Stati Uniti imposero al nostro Paese di aderire all’offensiva contro Tokyo.

Fu un conflitto di quattro settimane, che si concluse con il dramma atomico, ossia con l’utilizzo di due bombe atomiche che distrussero le città di Horoshima e Nagasaki.

Il mattino del 6 agosto 1945 alle 8.16, l'Aeronautica militare statunitense lanciò la bomba atomica "Little Boy" sulla città giapponese di Hiroshima, seguita tre giorni dopo dal lancio dell'ordigno "Fat Man" su Nagasaki. Il numero di vittime dirette è stimato da 100.000 a 200.000, quasi esclusivamente civili. Per la gravità dei danni diretti ed indiretti causati dagli ordigni, e per il fatto che si è trattato del primo e unico utilizzo in guerra di tali armi, i due attacchi atomici vengono considerati fra gli episodi bellici più significativi dell'intera storia dell'umanità. Il Bene contro il Male?

Molti anni dopo, sempre per aderire alle richieste degli Stati Uniti, il governo italiano guidato da Massimo D’Alema (vicepresidente Sergio Mattarella), contribuì a bombardare Belgrado per ben 72 giorni. Anche qui il Bene contro il Male.

Secondo dati ufficiali, in tutto furono compiuti 2.300 attacchi aerei da parte della Forza Alleata, distruggendo 148 edifici e 62 ponti, danneggiando 300 scuole, ospedali e istituzioni statali, così come 176 monumenti di interesse culturale e artistico.

Le bombe sganciate dalla Forza Alleata avrebbero causato in tutto la morte di 2.500 civili, tra i quali 89 bambini, 12.500 feriti e un numero di profughi che va da 700 mila a un milione.

Nell’uno e nell’altro caso eravamo dalla parte del Bene, contro le forze del Male.

Stare dalla parte del Bene implica poter distruggere due città con la bomba atomica, distruggere Belgrado, coventrizzare la Germania. Il Bene è il Bene. Suvvia.

Si può discutere a lungo dove stia il Bene e dove stia il Male (antica questione), ma si dovrebbe, ogni tanto, fare mente locale ai fatti storici e ricordare a noi stessi che, per stare dalla parte del Bene, abbiamo condiviso Little Boy e Fat Man. Non le abbiamo sganciate noi, ma è come fossimo stati su quegli aerei e avessimo premuto il grilletto.

Era Bene distruggere le civiltà Inca e Maya in nome di Cristo?

Era bene distruggere i Nativi americani in nome della civiltà degli yenkee?

E’ Bene distruggere il Tibet, antica civiltà spirituale, in nome della modernità comunista cinese?

E’ Bene fare degli uiguri un popolo di schiavi da sfruttare da parte dei comunisti cinesi per conto delle multinazionali occidentali e per la catena delle auto green?

Quando si va con l'elmetto ideologico in testa a combattere per il Bene è necessario, ogni tanto, guardarsi allo specchio. 

In ogni caso ci pesano sulla coscienza quei due voli sulle città giapponesi che hanno fatto evaporare 200 mila civili. Sono il simbolo di come il Bene sappia imporsi sul Male.

Forse informarsi, fare due passi nella storia, serve a relativizzare, a capire che non tutto è oro quel che luccica e che, spesso, dietro le altisonanti parole che predicano il Bene, ci sono interessi inconfessabili.

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