Image
Image
Image
Image
Image

Politica

COMMISSIONE D’INCHIESTA COVID 7 – GRAVI RESPONSABILITà DEI MINISTRI DELLA SALUTE

COMMISSIONE D’INCHIESTA COVID 7 – GRAVI RESPONSABILITà DEI MINISTRI DELLA SALUTE

I precedenti articoli il 29,30, 31 agosto e 1, 2e 6 settembre.

Ranieri Guerra, ex direttore generale dell'ufficio di Prevenzione del Ministero della Salute ed ex direttore vicario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha scritto un libro: “Bugie, verità, manipolazioni – Controstoria della pandemia (Piemme), nel quale puntualizza alcune questioni inerenti il contrasto alla pandemia da Covid che mettono il dito nella piaga delle inadeguatezze della politica di Roberto Speranza e del suo staff.

Di particolare interesse, infatti, sono le affermazioni inerenti il periodo prima del suo arrivo, l’11 marzo 2020, quanto il direttore generale dell’Oms lo invia in Italia per collegarla al mondo, dopo che, come afferma egli stesso, con una critica pesante all’Unione Europea, “l’Italia e gli italiani erano stati lasciati soli a combattere, sia individualmente sia come nazione”.

Anzitutto è fondamentale la puntualizzazione che Ranieri Guerra fa della presenza del virus in Italia, in quanto, egli dice, “possiamo ipotizzare che la primissima comparsa sia stata addirittura nel mese di settembre 2019”.

Non solo, le “prime, ingenti tracce del virus nell’acqua prelevata dalla rete fognaria di Milano risalgono alla metà di dicembre del 2019, seguite a breve distanza da quelle riscontrate nelle reti di Torino e, in misura massiccia, Bologna ai primi di gennaio del 2020”.

“Ora – aggiunge Guerra - abbiamo elementi sufficienti per stabilire che già in quelle settimane il virus circolasse abbondantemente nel nostro paese, e che lo stesse facendo con un tasso di replicazione (il famoso R0) almeno pari a 3: ogni persona contaminata ne contagiava altre tre”.

Tuttavia, la parte più significativa riguarda le inadempienze politiche, che chiamano in causa sia Roberto Speranza (Articolo 1), sia la l’ex ministro Beatrice Lorenzin (Partito Democratico), sia Giulia Grillo (M5S).

“Già nel 2017, prima di andarmene dal ministero – scrive Guerra - ero riuscito a far sviluppare tutti i lavori del G7 a presidenza italiana attorno al fil rouge del cambiamento climatico e dei suoi effetti su ciascun settore analizzato: dalla salute, all’ambiente, alla sostenibilità, all’energia, all’economia, allo sviluppo tecnologico. Ovviamente, la salute avrebbe fatto – come poi avvenne a Milano – la parte del leone, dando elementi predittivi anche sullo sviluppo di pandemie zoonotiche, determinate soprattutto dalla nuova vicinanza e coabitazione tra gli esseri umani e le specie animali selvatiche, come, guarda un po’, il pipistrello. Quella volta, con una mia mediazione dell’ultimo momento condotta assieme a una collega americana, perfino gli Stati Uniti di Trump firmarono la dichiarazione sulla salute: porto con me questo risultato come un grande successo personale, anche se tenuto sempre nell’ombra istituzionale, come mia abitudine, ma pure con il grande rimpianto di non aver visto il mio paese capitalizzare su quella che è rimasta un’intuizione, ora di gran moda e ribadita nei consessi principali della politica globale, ma su cui sarebbe stata l’Italia a poterne condurre l’evoluzione economica. È quanto avevo suggerito alla presidenza del Consiglio e al ministro Speranza di rivitalizzare, in vista della formulazione di proposte da portare al G20 italiano del 2021, in modo da impostare la questione sulla sicurezza, in sanità, economia, cibernetica, ecologia, del lavoro, ma anche nella ricerca, capitalizzando sulle esperienze relative alla DURC […].Però anche questo si è risolto in un’occasione persa: l’Italia ne è forse il campione mondiale”.

Altro che campione mondiale della prevenzione e della capacità di contrastare la pandemia. L’Italia, a quanto pare, è campione mondiale di cause perse.

Pesante la puntualizzazione relativa allo stato d’emergenza.

Il 30 gennaio 2020 il direttore generale dell’Oms ha dichiarato il focolaio di Coronavirus un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale, il più alto livello di allarme dell’organizzazione.

“Il giorno successivo, ovvero il 31 gennaio 2020 – scrive sempre Guerra - il ministro della Salute Roberto Speranza ricevette un messaggio molto dettagliato della Rappresentanza italiana a Ginevra, alla stesura del quale avevo contribuito. Al suo interno, tra l’altro, si parlava di raccomandazioni temporanee di forte valenza politica e pratica – viaggi internazionali, commercio di beni, misure di quarantena, screening e protocolli di cura – con le richieste trasmesse alla Cina e le indicazioni fornite a tutti gli altri paesi, per accelerare i preparativi per l’identificazione, l’isolamento e il contenimento dei casi, anche attraverso strategie di contact tracing per prevenire ogni ulteriore diffusione. In quell’occasione avevo anche suggerito di dirottare sull’aeroporto di Pratica di Mare i voli in arrivo a Roma con passeggeri sospetti di essere contaminati, per non intasare Fiumicino, e di prestare massima attenzione ai voli indiretti – ovvero quelli provenienti dalla Cina e in arrivo presso scali di paesi terzi – dato che l’Italia aveva sospeso quelli diretti dal paese in questione”.

Come s’è potuto vedere leggendo le carte desecretate della task force ministeriale si è fatto ben poco, se non nulla e quel poco che si è fatto lo si è fatto sbagliando.

“Io – afferma Guerra - mi ero espresso molto chiaramente sull’inutilità di una misura come quella del blocco dei voli diretti, perché un viaggiatore proveniente dalla Cina sarebbe potuto comunque atterrare in altri stati dell’area Schengen, circolando poi liberamente. Senza attivare alcuna misura a livello europeo, infatti, sarebbe venuta a mancare qualsiasi barriera anche documentale. Nella mia visione del problema, l’analisi degli ingressi in Italia era un punto cruciale: paradossalmente, invece di chiudere i voli diretti dalla Cina sarebbe stato meglio il contrario, cioè farli arrivare e operare uno screening di tutti i passeggeri, identificando e isolando i positivi. Con la chiusura dei voli diretti, invece, i passeggeri avrebbero cercato altri canali di ingresso nel paese, magari terrestri, sfuggendo a questo tipo di controllo”.

Speranza ha fatto esattamente il contrario: ha chiuso i voli diretti e ha lasciato aperta l’Italia ai voli indiretti. Evidentemente lui e il staff di consulenti, tecnici e scienziati di vario genere e specie hanno ritenuto di essere molto più bravi di chi, come Guerra, operava da anni all’Oms in vari teatri.

Ranieri Guerra affronta poi la questione del piano pandemico, anche per difendersi dalle accuse di non averlo rinnovato quando era al Ministero della Salute e lo fa ancora una volta mirando diritto alle responsabilità politiche.

“Mi è stato attribuito – scrive Guerra - il ruolo di difensore del vecchio piano pandemico: non è vero. Io ho sempre sostenuto che andasse aggiornato, e ho lasciato la famosa memoria alla ministra della Salute dell’epoca [Beatrice Lorenzin, Pd, ndr] già a fine estate del 2017: perché non è stato fatto nulla da allora, nonostante si fossero nel frattempo avverate le mie previsioni sulla riforma normativa della Protezione civile e quelle relative alle nuove linee guida europee e dell’OMS divulgate tra fine 2017 e 2018? Se ci volevano veramente due mesi per la revisione, come ha dichiarato il ministro Speranza, perché oltre due anni dopo la mia partenza dal ministero il piano non era ancora stato aggiornato (e sì che perfino il dottor Maraglino, che di questo aveva la responsabilità diretta anche durante il periodo della mia direzione, nelle riunioni della task force ministeriale lo aveva detto almeno due volte già a gennaio 2020)?”.

Belle domande, che rinviano a responsabilità tecniche ma, soprattutto politiche di tre ministri.

Beatrice Lorenzin, del Partito Democratico, è stata ministro della salute dal 28 aprile 2013 al 1º giugno 2018 nei governi Letta, Renzi e Gentiloni. A lei è succeduta Giulia Grillo (M5S), ministro della Salute dal 1º giugno 2018 al 5 settembre 2019. Poi è arrivato Roberto Speranza (Articolo 1), il quale, va ricordato, l’8 novembre 2019 ha incontrato il Ministro della Salute della Repubblica Popolare Cinese, Ma Xiaowei e con lui ha firmato il Programma di Attuazione del Piano di Azione per gli anni 2019-2021, finalizzato in occasione della visita in Italia del Presidente cinese Xi Jinping nel marzo 2019. Il Programma estende la già ampia collaborazione sanitaria tra i due paesi a nuovi importanti settori quali l’oncologia, la cardiologia e le cure primarie. 

Sulla collaborazione italo-cinese andrebbe fatta una lunga disamina che non è ora possibile, essendo questo articolo dedicato alle esposizioni di Ranieri Guerra, il quale non lesina pesanti accuse a tutto campo, anche se il campo, a dire il vero, è molto simile a quel “campo largo” che piaceva tanto a Enrico Letta.

Guerra è tranciante anche sulla vicenda incresciosa delle mascherine regalate ai cinesi.

“Le mascherine, le tanto ricercate mascherine, ad esempio – scrive Guerra - non erano state ordinate a chi le avrebbe potute produrre nello stesso nostro Paese. L’Italia preferì anzi farne partire un carico ingente verso la Cina a titolo di donazione, quello stesso febbraio, poco prima di ritrovarsene sprovvista”.

La vicenda è ben ricostruita il 10 Giugno 2021 dal il Giornale.it, dopo la desecretazione dei verbali della task force.

“Si tratta di documenti importanti – scrive il Giornale - per ricostruire i giorni che hanno preceduto il «giorno 0» di Codogno. E andranno analizzati a fondo. Ma soprattutto contengono rivelazioni che rischiano di gettare un’ombra sull’operato di Luigi Di Maio e Roberto Speranza. Quando il ministero degli Esteri inviò materiale sanitario verso la Cina, infatti, la task force era già consapevole della «limitata disponibilità di dispositivi medici, mascherine e respiratori. Materiali che di lì a poco sarebbero serviti come il pane, ma che salparono lo stesso da Brindisi in direzione di Pechino”.

Dai verbali risulta evidente come l’allora segretario del ministero Giuseppe Ruocco, avesse più volte avvisato della necessità di munirsi di dispositivi di protezione individuale.

“L’ultimo alert di Ruocco – scrive il Giornale - è del 12 febbraio. La carenza di dispositivi medici è acclarata. Il ministro, sempre presente alle riunioni della task force, lo sa. Addirittura c’è chi ipotizza di bloccare la vendita ai privati. E logica vorrebbe che venissero anche fermate le esportazioni. Eppure, il 15 febbraio, alla Base di pronto intervento delle Nazioni Unite di Brindisi accade qualcosa di incredibile. Su un volo umanitario «organizzato dalla Farnesina» vengono caricate 18 tonnellate di materiale sanitario. Sedici tonnellate hanno il bollino dell’Ambasciata cinese in Italia, e forse non si poteva fare molto per bloccarli se non requisire il tutto. Ma altre due tonnellate sono state addirittura «finanziate direttamente dalla Cooperazione italiana». Da una parte dunque il ministro della Salute, presente alle riunioni, aveva contezza dei pochi dispositivi medici a disposizione. Dall’altra il collega Di Maio «organizzava» il decollo di 18 tonnellate di materiali sanitari verso l’estremo Oriente. Perché? Non si sono parlati? Possibile che in Consiglio dei ministri il leader di Leu non abbia informato il grillino delle mancate scorte? Oppure: per quale motivo si decise comunque di aiutare la Cina? Un indizio, forse, lo si trova a pagina 2 del verbale dell’11 febbraio. Speranza quel giorno prende la parola per ricordare che «a Palazzo Chigi» si è convenuto che il governo prenderà «iniziative di solidarietà nei confronti del popolo cinese». Il motivo? Va bene la salute, ma occorre anche tenere conto «delle legittime ripercussioni economiche e dell’intrattenimento delle relazioni diplomatiche con la Cina». Insomma: non avevamo mascherine, sapevamo di avere difficoltà a reperirle, però le abbiamo regalate ai cinesi. Dicendo agli italiani che andava «tutto bene». Intanto migliaia di dpi specialistici per operatori sanitari, tute di protezione e mascherine protettive prendevano la strada di Pechino. Lasciando (ancora di più) a secco l’Italia”.

Durissima la critica alle istituzioni locali di Bergamo e di Milano per la partita Atalanta- Valencia. Anche in questo caso i due sindaci in quota Pd. Non meno dura quella ai brindisi del no alla paura sempre dovuti alla propaganda Pd.

“Se da un lato si lavorava ai parametri che avrebbero dovuto guidare le chiusure, si svolgevano le prime verifiche ed esplorazioni sulla disponibilità delle mascherine – scrive Guerra -, dall’altro si continuavano a giocare le partite di Champions League col pubblico, si brindava in gruppo contro la paura, si preparavano spedizioni di mascherine per paesi amici, senza prima preoccuparsi di averne delle scorte sufficienti per il personale sanitario e la popolazione, e così via, né tanto meno, si eseguivano controlli sulla disponibilità e l’implementabilità di protocolli ospedalieri adeguati per la gestione di pazienti affetti da patologie respiratorie”.

L’epilogo è nella conduzione irrazionale delle chiusure.

“Di fatto – scrive Guerra - per ragioni e per una catena di responsabilità ancora da chiarire, non si è arrivati nemmeno alla chiusura della Lombardia, ma direttamente a un lockdown nazionale che aveva il sapore di una sconfitta: era l’unica alternativa rimasta nell’impossibilità di un accordo tra governo, regioni, sindaci e, direi, associazioni di categoria. Il risultato fu un lockdown paradossale: solo parziale dove sarebbe servito di più – Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna – e totale nel resto d’Italia, dove i casi erano quasi a zero. […]. In conclusione, la Lombardia è stata colpita per prima ed è stata una vittima, non un carnefice. È stata difesa? No. È stata aiutata? Nemmeno. Si è ritrovata a dover lottare con le proprie armi e lo ha fatto, ma non erano sufficienti. Mettiamola così: per quanto sia spiacevole da ammettere, all’Italia è mancato il supporto dell’Europa, e alla Lombardia quello del resto del paese. Erano entrambe isolate e abbandonate a se stesse”.

Amen.

Come si può ben vedere, anche da parte di chi è stato protagonista nel mondo della salute per anni ed è poi stato direttamente coinvolto e anche criticato nella conduzione del contrasto alla pandemia, c’è una denuncia netta delle incapacità e delle inadempienze politiche.

Ed è anche questo il motivo per il quale è necessaria una commissione parlamentare d’inchiesta, perché non ci sono solo le eventuali possibili questioni di carattere giudiziario, ma anche e, soprattutto, quelle relative alle responsabilità politiche.

Ti piace questo articolo? Condividilo nel tuo profilo social.

RIFERIMENTI

ngn logo2

Testata totalmente indipendente, di proprietà dell’associazione Libera Stampa e Libera Comunicazione

Sostienici per dare una libera informazione

Donazione con Bonifico Bancario

TAGS POPOLARI

ISCRIZIONE NEWSLETTER

GDPRInviando questo messaggio accetto il GDPR e il regolamento sulla privacy.

Seleziona la casella per approvare.


 

Ricerca