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Politica

L’ITALIA DEGLI STRUZZI E IL GIOCO DELLE TRE CARTE

L’ITALIA DEGLI STRUZZI E IL GIOCO DELLE TRE CARTE

Non si capisce se la politica italiana sia affetta da masochismo, abbia perso la bussola, abbia stabilito di allinearsi alla metafora dello struzzo o stia giocando alle tre carte.

E’ pur vero che nei tempi drammatici del rapimento Moro ci fu chi invocò gli spiriti per sapere dov’era recluso, ma pare sempre di più che la bussola si sia rotta o sia stata volutamente rotta.

Il masochismo è identificabile nei riferimenti internazionali della sedicente sinistra.

Il Pd è stato al servizio della politica della Merkel per anni, favorendo il commissariamento del Paese per asservirlo ai disegni filo cinesi della Germania. Ora la Merkel ha perso le elezioni e la Germania è di fronte ad una svolta che avrà un diretto impatto sulla posizione dell’Europa.

Continuare a seguire la vecchia postura germanica è puro masochismo. Mamma Merkel non c’è più e in Germania, Verdi e Liberali sono fortemente anticinesi. Non solo, ma il “gotha economico tedesco – come scrive Francesco Galietti, esperto di scenari strategici – ha stabilito che Pechino è alle prese con forti pressioni interne e sta vivendo una fase di introversione. Il vertice industriale lo ha capito e incoraggia la politica tedesca ad approfondire l’opzione indo-pacifica”.

“Anche l’opinione pubblica tedesca – scrive sempre Francesco Galietti – asseconda ormai questa virata. Lo dimostra in maniera vistosa una rilevazione di fine agosto dei sondaggisti di Forsa: il 58 per cento della popolazione chiede ormai una linea più dura contro la Cina, anche se ciò dovesse comportare danni all’economia interna”.

La Cina, alla quale fanno esplicito riferimento i Pentastellati e il partito di D’Alema, nonché una parte del Pd, è in forte crisi e attaccarsi alla linea di Xi Jinping è ormai puro masochismo, soprattutto dopo le scelte degli Usa.

Pare di capire che la sedicente sinistra italiana si stia legando mani e piedi ai perdenti, nonostante il ridicolo festeggiamento della vincita dei socialdemocratici tedeschi, che, come scriveva ieri sul Nuovo Giornale Nazionale Marforius, nulla hanno a che fare con il Pd, che di socialdemocratico non ha nulla, essendo che nelle sue vene scorre il sangue della sinistra democristiana e di quanto è rimasto del Partito comunista italiano in versione dalemiana.

La politica degli struzzi si associa a quella del masochismo. Luigi Di Maio è riuscito ad inimicarsi gli Emirati Arabi Uniti, con lo scopo di contrastare il corridoio strategico indo-arabo-mediterraneo, che è frutto dell’accordo di Abramo e lo ha fatto per favorire la Via della Seta.

Buco nell’acqua e danni all’Italia, proprio mentre 312 leader iracheni, riuniti ad Erbil, hanno dichiarato, come riferiva ieri Repubblica, di voler aderire agli accordi di Abramo, cambiando, se la proposta si concretizzasse, ulteriormente la geopolitica del Medio Oriente.

Il gioco delle tre carte si è concretizzato sul nucleare ed è venuto alla luce grazie ad un articolo del sempre informato Luigi Bisignani, il quale sul Tempo del 26 settembre ha scritto: “Ignitor: questo il nome del problema atomico di Draghi con Putin. Una questione che rischia di far slittare ancora il tanto agognato G20 straordinario sull’Afghanistan che sta consumando ogni energia di Super Mario. Il premier, nel campo della politica internazionale infatti non si trova a proprio agio, tuttavia la vicenda “Ignitor”, che ha scatenato i risentimenti verso l’Italia di tutto il mondo sovietico della scienza – che in Russia conta davvero – ora rischia di far scoppiare una nuova diaspora diplomatica”.

Di cosa si tratta?

Al centro dell’ ‘affaire’ Ignitor, secondo Bisignani, c’è l’Eni.

“Nei giorni scorsi, il “cane a sei zampe” – riferisce Bisignani - ha annunciato di aver condotto, con successo, assieme a CFS e al MIT di Boston, il primo test di un super magnete che dovrebbe gestire la fusione nucleare di deuterio e trizio a confinamento magnetico, in grado, in sostanza, di contenere l’effetto di un potentissimo fenomeno termonucleare. Tutto splendido se non fosse per la grave estromissione dei russi che è stata presa come un affronto”.

E qui entra in campo Ignitor.

“Ignitor” – spiega Bisignani - nasce dall’intuizione di uno dei più grandi fisici italiani, il professor Bruno Coppi, che ha portato avanti questi studi con il supporto decisivo del governo italiano in stretta collaborazione con le massime autorità scientifiche e politiche della Russia. Per non parlare dell’impegno di due grandi fisici come Nicolò D’Amicoe Giovanni Bignami che si staranno rivoltando nella tomba. Il progetto, sovrapponibile né più né meno a quello annunciato dall’Eni nei giorni scorsi, è stato uno dei successi del governo Berlusconi, che lo fece addirittura approvare dal Cipe, grazie al prezioso lavoro dell’allora ministro Maria Stella Gelmini, la quale in missione a Mosca aveva incontrato il gotha dei fisici sovietici, da M. V. Kovalchuk a Velikof Eugene e tutti quelli riuniti al Joint Institute for Nuclear Research. Intesa celebrata nei saloni della Rappresentanza a Mosca in Denezhnij Pereulok, in prossimità di uno dei quartieri storici della capitale dall’ambasciatore Antonio Zanardi Landi. “Ignitor” fu persino oggetto di un protocollo speciale firmato a Villa Gernetto in Brianza, nel 2010, da Berlusconi e Putin in un vertice dedicato proprio alla collaborazione nel campo energetico che segnava anche una triangolazione importante tra Usa e Russia sotto la regia dell’Italia con la benedizione delle rispettive ‘intelligence’ CIA, GRU e DIS”.

Conclusione di Bisignani: “Da qualche giorno, il disagio dei fisici italiani e di molte istituzioni governative che hanno lavorato al progetto, così come le rimostranze russe, sono sul tavolo del capo del Governo che sta cercando di capire come mai questa iniziativa triangolare abbia preso poi un’altra strada, tagliando fuori proprio Mosca. Certamente non può essere frutto del noto filoatlantismo di Draghi, il quale probabilmente non ne sapeva nulla, travolto com’è dai vaccini e dai fondi del Pnrr in lista d’attesa per essere spesi. Anche perché, in verità, ha molto bisogno di recuperare con Putin se vuole averlo, quanto meno in streaming, nel G20”.

“Inoltre – continua Bisignani - non si riesce ancora a comprendere come mai l’Eni, che prospera comprando miliardi di metri cubi di gas metano dalla Russia, possa aver fatto una tale gaffe relazionale”.

Si può giocare a prendere in giro gli Italiani con il grande pasticcio del green pass, che sta rivelando tutte le sue incongruenze. Si può anche pensare che in Italia la presenza massiccia dei grillini in Parlamento, mentre sono ormai una nullità nel Paese, stia continuando a fare disastri. Si può capire che il Pd, ormai ridotto ad un coacervo di correnti, sia affannosamente in cerca di una linea politica che non sia quella della rincorsa alle logiche Aztl.

Non è comprensibile, però, il gioco a prendere per i fondelli i player geopolitici del mondo.

Parlare di multilateralità non significa giocare al gioco delle tre carte, a meno ché la politica italiana non si sia ridotta ad essere giocata nelle stazioni delle metropolitane, pensando di gabbare tutti in base ad una furbizia arlecchinesca.

A forza di masochismo, di testa cacciata sotto la sabbia e di gioco delle tre carte, l’Italia rischia di finire definitivamente fuori gioco e fuori da tutti i giochi.

In politica internazionale l’affidabilità è fondamentale.

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