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Opinioni

TV, radio e informazione,  tra politica, potentati e burocrazia

TV, radio e informazione, tra politica, potentati e burocrazia

di Fabrizio Abbate

In un mondo sempre più globalizzato ed interconnesso, appare paradossale che la libera informazione abbia spazi sempre più ridotti.

Occorre una svolta politico culturale,  allorché in  un contesto di crisi generale si sprecano le richieste di bonus e incentivi,  ma “stranamente“ una categoria viene penalizzata: la piccola editoria e  le piccole emittenti locali, escluse da tutto e vessate.

Per queste attività stranamente un mix di burocrazia e disincentivi, cui si associano vere e proprie vessazioni, sta spegnendo le voci libere.

Mentre tutti fingono di gridare alla democrazia e al pluralismo (stanziando iperboliche cifre per difendere la stessa in tutto il mondo), nel nostro Paese la libera informazione e la libera emittenza sta compiendo un percorso al ritroso, rispetto a quello iniziato  a far data dalla famosa Sentenza Costituzionale del 28  luglio 1976,   che liberalizzò  l’etere in nome delle libertà, dell'informazione locale, cioè di quegli stessi principi costituzionali che adesso vengono interpretati  al contrario per imbavagliare i piccoli media e soprattutto quelli scomodi.

E' stata cambiata la Costituzione? No, semplicemente ai potenti la libertà dà fastidio e quindi si interpretano le leggi all'opposto.

Da quella sentenza libertaria  l'Italia ha avuto un proliferare di emittenti locali libere che non ha uguali nel mondo (centinaia e centinaia di piccole radio e piccole TV), che ora invece con interpretazioni dei soliti burocrati, che poi sono gli stessi che si preoccuparono tanto delle libertà in terre remote (e che spendono senza fiatare miliardi), vogliono far  tacere applicando il bavaglio per soffocare il tutto.

 E ci stanno riuscendo perché sia i media, che  la cultura tacciono. In che modo stanno applicando censura e bavaglio? Prima Pagina - Diritti Civili con Fabrizio Abbate - YouTube

E' molto semplice, da un lato i social applicano la censura privata senza alcuna motivazione (la censura privata non si sa perche sarebbe meno pericolosa di quella statale),  dall'altro l'intervento della burocrazia riesce a spegnere  con varie interpretazioni quante più voci libere è possibile.

 L’obbiettivo e di ridurle a poche decine, quindi renderle controllabili e possibilmente portarle ad essere filiali o derivate dei grossi gruppi. https://youtu.be/yIcUWW5pODE

Il metodo è collaudato ed è sempre lo stesso, si creano regole in accordo con i grandi imprenditori (i così detti poteri forti)  e grandi  imprese, multinazionali, grandi editori eccetera e poi si applicano a forza ai piccoli. Questo metodo è applicato in tutti i campi allo scopo di soffocare e far morire le piccole imprese affinché i più forti vincano sempre (casualmente si intende e facendo finta di essere i più bravi).

Non sono i più bravi, sono i più forti e i più furbi che hanno inventato questo metodo semplice per vincere, applicare ai più piccoli (sarebbero i potenziali concorrenti) regole inventate per dimensioni maggiori che quindi per  i più piccoli diventano inapplicabili e lì limassacrano. Intervento di Diomede alla Ragione Campania - YouTube

Questa tecnica, che viene chiamata mercato, in realtà serve a tutelare gli oligopoli non il mercato e quindi rafforzare le oligarchie (non le democrazie). Questo metodo viene applicato a tutte le piccole imprese e quindi gli effetti nefasti ricadono sulle emittenti locali, piccole imprese locali, piccoli borghi, artigiani e piccoli produttori agricoli, eccetera eccetera, che guarda caso sono spesso le eccellenze del territorio.

Appare quindi necessaria un’alleanza tra tutte queste forze,  danneggiate da regole feudali (non di mercato!) per attivare una azione di difesa comune.  Anche perché le emittenti locali sono con la loro funzione uno strumento che aiuta sicuramente la crescita delle economie del territorio, (imprese locali, artigiani ecc.),  che altrimenti non avrebbero la forza di crescere e raggiungere i necessari livelli di comunicazione e di mercato.

E non potendo crescere divengono facile preda,  di multinazionali  che depauperano il territorio delle sue ricchezze, le quali peraltro non appena il profitto diminuisce lasciano il deserto. (vedi http://www.reasat.eu/giornata-delle-radio-libere-una-legge-regionale-pilota-per-ricordare-un-evento-di-liberazione/)

Ecco quindi che soffocare l'emittenza libera (che in Italia era ricchissima, la prima al mondo)  significa implicitamente bloccare la crescita economica dei territori e dell’intero paese, atteso che la sua forza era proprio nella piccola e media impresa.

E questo sta avvenendo sotto gli occhi di tutti, con molti che fingono di non vedere una delle cause di impoverimento del paese.

 

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