Image
Image
Image
Image
Image

Cultura

NERO DI LONDRA-DA CAPORETTO ALLA MARCIA SU ROMA: COME L’INTELLIGENCE MILITARE BRITANNICA CREO’ IL FASCISTA MUSSOLINI”, di Mario J. Cereghino e Giovanni Fasanella

NERO DI LONDRA-DA CAPORETTO ALLA MARCIA SU ROMA: COME L’INTELLIGENCE MILITARE BRITANNICA CREO’ IL FASCISTA MUSSOLINI”, di Mario J. Cereghino e Giovanni Fasanella

Anticipiamo alcuni brani del libro basato sugli archivi declassificati dell’Intelligence militare britannica conservati nell’università di Cambridge dal titolo “NERO DI LONDRA-DA CAPORETTO ALLA MARCIA SU ROMA: COME L’INTELLIGENCE MILITARE BRITANNICA CREO’ IL FASCISTA MUSSOLINI”, di Mario J. Cereghino e Giovanni Fasanella.

 

Per l'intanto…

MUSSOLINI E GLI INGLESI. LE ACCUSE DI GEORGE ORWELL AI CONSERVATORI BRITANNICI E LA SUA PROFEZIA SULLA FINE DI BENITO MUSSOLINI
“GUILTY MEN”, COLPEVOLI
Maggio 1940. In Francia, le truppe alleate sono state travolte in poche settimane dalle armate di Hitler. La sera del 31 di quello stesso mese, a Londra, tre giovani giornalisti si incontrano nella sede del quotidiano “Evening Standard”, nella centralissima Fleet Street. Sono convinti che si debba fare qualcosa per «galvanizzare l’opinione pubblica» e aiutarla a capire quanto siano stati «incompetenti e moralmente indifendibili» i governi conservatori degli anni precedenti. Ma che cosa? Uno di loro ha «l’idea di scrivere un instant book» per spiegare agli inglesi come le strategie dell’appeasement nei confronti di Hitler e Mussolini abbiano trascinato la Gran Bretagna sull’orlo della catastrofe. Esce così il libro “Guilty Men”, i colpevoli, un atto d’accusa al vetriolo contro l’establishment dei Tories. Il successo è sensazionale e coglie tutti di sorpresa: 220mila copie vendute in pochi mesi. Tra i colpevoli additati al pubblico ludibrio, c’è anche Samuel Hoare, il capo dell’Intelligence militare in Italia subito dopo Caporetto, accusato di aver sostenuto a lungo il regime fascista e di aver flirtato con i nazisti.
Il libro è firmato con uno pseudonimo, “Cato”, dietro il quale si celano tre brillanti giornalisti: Michael Foot, Frank Owen e Peter Howard. Il primo è di idee laburiste, il secondo è liberale e il terzo è un conservatore.
***
“THE TRIAL OF MUSSOLINI”, PROCESSO A MUSSOLINI
A Roma, nel pomeriggio del 25 luglio 1943, dopo essere stato sfiduciato dal Gran Consiglio del Fascismo, Mussolini viene arrestato per ordine di Vittorio Emanuele III.
A Londra, il celebre reporter Michael Foot ha subito l’idea di scrivere un secondo instant book. Viene pubblicato poche settimane dopo con il titolo “The Trial of Mussolini”, processo a Mussolini, e questa volta è firmato con lo pseudonimo “Cassius”. L’autore immagina che Mussolini finisca alla sbarra «a Londra, nel 1944 o nel 1945», con l’accusa di essere stato un despota spietato e di essersi macchiato di orrendi crimini per un ventennio e oltre. Ma l’establishment conservatore britannico è certamente «colpevole» di aver a lungo «supportato» il Duce. E con il pretesto di un processo, “Cassus”-Foot punta risolutamente il dito contro le ambiguità dell’ultraventennale «politica estera britannica» nei confronti dell’Italia.
In quell’assise fittizia allestita da Foot, scorrono così i principali esponenti della classe dirigente conservatrice al governo, a cominciare dal solito Samuel Hoare, accusato di aver brigato per «mantenere Mussolini al potere», a qualunque costo. Il libro bissa il successo di “Guilty Men”: 150 mila copie vendute in poche settimane.
***
“CHI SONO I CRIMINALI DI GUERRA?”
LA PROFEZIA DI ORWELL
“The Trial of Mussolini” viene recensito da un gigante della letteratura del Novecento, George Orwell, sulle pagine del quotidiano laburista “Tribune”, il 22 ottobre 1943. Il lungo articolo s’intitola «Who are the War Criminals?», chi sono i criminali di guerra?
Orwell si domanda «quali crimini» abbia effettivamente «commesso» Mussolini, posto naturalmente che gli si possano attribuire dei «misfatti». Nell’ambito della «politica di potenza», dal momento che non esistono «leggi» di alcun genere, non esistono neppure i «crimini», spiega. Usa un paradosso per arrivare al bersaglio. E lancia la sua provocazione: quali sono gli «aspetti» del «regime interno» mussoliniano passibili eventualmente di «giudizio» da parte di un qualsivoglia «organismo popolare» del Regno Unito? Non vi è infatti «alcuna furfanteria commessa da Mussolini tra il 1922 e il 1940 che non sia stata oltremodo glorificata dalle medesime persone che propongono adesso di portarlo alla sbarra», osserva Orwell. Insomma, insiste, com’è possibile che un’azione, in passato giudicata «lodevole» dall’establishment conservatore britannico, diventi ora «deprecabile» e per giunta «all’improvviso»?
Nel corso del surreale processo sceneggiato da “Cassius”, evidenzia Orwell, a Mussolini viene consentito di chiamare a testimoniare diverse personalità inglesi «sia vive che morte». Carte alla mano, l’ex Duce riesce così a «dimostrare» dinanzi alla Corte che, «sin dagli esordi» del suo regime, i «leader d’opinione britannici» lo avevano «incoraggiato a fare tutto quello che ha fatto». Insomma, afferma il grande scrittore, «il governo britannico e i suoi portavoce ufficiali» hanno sempre «appoggiato» Mussolini «nella buona e nella cattiva sorte». Di conseguenza, «risulta decisamente improbabile che i conservatori britannici» decidano ora di processarlo nel mondo reale, giacché «non vi è nulla di cui possano incolparlo, se non della dichiarazione di guerra del 1940».
Nell’opera di “Cassius”, rileva Orwell, Mussolini ammette di essere «colpevole dell’unico misfatto che conta», ossia il «crimine del fallimento». L’ex Duce arriva inoltre a concedere ai suoi «avversari» inglesi il «diritto di assassinarlo». Ma insiste sul fatto che non hanno alcun diritto di «incolparlo» dei molti delitti che gli vengono addebitati. Perché la «condotta» dell’establishment conservatore è sempre stata «simile» alla sua. La «condanna morale» da parte degli inglesi, afferma Mussolini dinanzi alla Corte, è dunque «assolutamente ipocrita».
A questo punto, Orwell torna a chiedersi se un processo a Mussolini potrebbe mai svolgersi «nella vita reale». È «improbabile», scrive, poiché l’ex Duce è «un ottimo capro espiatorio» finchè rimane «a piede libero». Ma si trasformerebbe in un «pericolo» se gli Alleati lo mettessero in «galera». E nel caso in cui alla fine fosse giustiziato, Orwell ricorda che i «tiranni messi a morte da un’autorità straniera» finiscono inevitabilmente per diventare «martiri e leggende». Come nel caso di Napoleone, morto a Sant’Elena prigioniero degli inglesi, nel 1821.
«Per quanto mi riguarda», afferma lo scrittore, «non vorrei» che Mussolini e Hitler fossero «messi a morte», a meno che la morte non fosse loro inflitta «in tutta fretta e con modalità non spettacolari». Insomma, se i tedeschi e gli italiani optassero per una «corte marziale» o un «plotone d’esecuzione», sarebbe legittimo «lasciarli fare». O ancor meglio: potrebbero lasciar «scappare» in Svizzera i due dittatori, con in mano «una valigia piena di titoli al portatore». Quello che conta, insiste Orwell, è che non vi sia «martirio alcuno», nessun affaire «tipo Sant’Elena». Soprattutto, che non si allestisca «alcun processo solenne e ipocrita ai criminali di guerra». Trascorso un po’ di tempo, infatti, gli «imputati» finirebbero per essere illuminati da una «luce romantica», capace in breve di trasformarli «da canaglie a eroi».
In buona sostanza, augura a Churchill e ai leader politici conservatori (e, dunque, anche a Sir Samuel Hoare) che il dittatore italiano tiri rapidamente le cuoia, magari per mano degli italiani stessi. Perché se fosse mai catturato e rinchiuso in galera in attesa di essere giudicato dalle potenze vincitrici, Mussolini si trasformerebbe automaticamente in un «pericolo» letale per Sir Winston e il suo cerchio magico. Tappargli subito la bocca, lascia intendere Orwell con macabra ironia, è quindi nell’interesse dell’establishment del Regno Unito.
***
È una profezia, quella di Orwell, che si avvera fatalmente sulle rive del Lago di Como nemmeno due anni dopo, alla fine di aprile del 1945: il Duce giustiziato dai partigiani italiani, e le borse piene di documenti, che aveva con sé al momento della cattura, scomparse nel nulla. Insieme alla memoria documentale dell’idillio tra Roma e Londra durante il Ventennio.
Che cosa avrebbe potuto dire di tanto imbarazzante, Mussolini, sui suoi rapporti con i conservatori britannici?
 
Il libro sarà disponibile dal 4 ottobre...
(Intanto il libro è prenotabile online attraverso il portale di Chiarelettere ( https://bit.ly/NeroDiLondra) o direttamente su Amazon (https://amzn.to/3qOIUYY)
Ti piace questo articolo? Condividilo nel tuo profilo social.

RIFERIMENTI

ngn logo2

Testata totalmente indipendente, di proprietà dell’associazione Libera Stampa e Libera Comunicazione

Sostienici per dare una libera informazione

Donazione con Bonifico Bancario

TAGS POPOLARI

ISCRIZIONE NEWSLETTER

GDPRInviando questo messaggio accetto il GDPR e il regolamento sulla privacy.

Seleziona la casella per approvare.


 

Ricerca