Comunicazioni scolastiche e asterischi, come essere diversamente idio**
La cronaca d questo giorni ci ha reso noto quanto da tempo è stato introdotto circa l'utilizzo dell'asterisco in luogo del suffisso che determina il genere delle parole, ragazz* e non più ragazzo o ragazza, tanto per capirci, e così via delirando.
Non appena ho letto qualcosa al riguardo, non ho potuto che sorridere, immaginando che qualche buontempone avesse lanciato una nota satirica riguardante questa nuova follia relativa alla parità di genere. Ma ho dovuto ricredermi, gli asterischi vengono veramente utilizzatati nella comunicazione di talune istituzioni scolastiche, fra le quali anche il paludato liceo classico torinese Cavour.
Il povero conte, anzi cont*, si starà girando nella tomba, al solo immaginare che il Paese, che aveva contribuito a creare, sia arrivato a tanto, ovvero al nulla.
Ma ormai l'idiozia di massa è la vera pandemia, peggiore del Covid, che almeno può essere prevenuto e sovente curato. L'asterisco, nonostante la sua radice etimologica stellare, no, esso è il sintomo di una malattia sociale degenerativa e devastante. Non siamo di fronte neanche alla cancel culture, siamo di fronte al vuoto assoluto.
La cosa che sorprende, poi non tanto visto lo spessore della nostra classe dirigente (si fa per dire), è il coro unanime che plaude a questa crescente manipolazione lessicale, che vuole imporre, attraverso forzature semantiche, vulgate ideologiche riferite a una realtà fattuale inesistente.
Ma questo è. Continua così la danza dei dementi su una nave che affonda, in realtà utili idioti al servizio di chi continua a destabilizzare la cultura occidentale, i quali stanno tagliando da soli il ramo sul quale sono seduti.
L'asterisco, invero, dovremmo usarlo noi allorchè dovremmo solo mandare un bel vaf** e seppellire, questi cretin*, ai quali si deve riconoscere, questo si, il coraggio di essere sprezzanti del ridicolo, con una liberatoria risata.
