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Politica

C'È GIÀ UNA DATA: ECCO QUANDO LANDINI POTREBBE PRENDERSI IL PD

C'È GIÀ UNA DATA: ECCO QUANDO LANDINI POTREBBE PRENDERSI IL PD

di Salvatore di Bartolo

Tra una mobilitazione e l'altra, a sinistra proseguono spedite le grandi manovre per il dopo-Schlein. Invero, il quadro sembra essere già abbastanza delineato, mancano ancora non poche sfumature, certo, ma per quelle ci sarà tempo. Almeno sei mesi, ovverosia il lasso temporale che ci separa dalle prossime elezioni europee, in programma il 9 giugno 2024, che, salvo clamorosi stravolgimenti, dovrebbero ridisegnare gli assetti delle istituzioni europee spostandoli a destra. A partire dall'Italia, ove la contesa pare già ampiamente indirizzata verso i partiti di governo, troppo ampio il gap che oggi li separa dalla sinistra d'opposizione. Dalle parti del Nazareno, in particolare, filtra parecchia preoccupazione per l'esito della tornata elettorale europea. Difficilmente, infatti, sondaggi alla mano, il Pd riuscirà a raggiungere quota 20%, considerata la soglia minima per scongiurare una colossale figuraccia. E in caso di flop (oggi altamente probabile), chi pagherebbe il prezzo più alto sarebbe inevitabilmente il segretario in carica, quella Elly Schlein mai dimostratasi veramente all'altezza di poter guidare un partito come il Pd. 

Out Schlein, si riaprirebbe immediatamente una faida interna per la successione, con la componente moderata e cattolica da una parte, e quella più radicale e movimentista dall'altra. Tale ultima fazione, oggi maggioritaria, sarebbe con ogni probabilità guidata dall'attuale segretario della Cgil Maurizio Landini, e supportata proprio da quel Movimento Cinque Stelle che, a suo tempo, si rivelò decisivo per far pendere l'ago della bilancia in favore di Elly Schlein nell'ultima corsa per la segreteria nazionale dem. 

Landini, dal canto suo, conscio di godere di un crescente consenso tra l'elettorato di sinistra, forte di un'intesa già ampiamente consolidata con Giuseppe Conte e del gradimento di Verdi, Sinistra Italiana, ex Articolo Uno e sinistra dem, continua a seminare, nell'attesa che i tempi siano maturi per poter raccogliere i frutti del suo lavoro e diventare la nuova guida di un Pd sempre più spostato a sinistra (isolando la componente moderata e spingendola di fatto verso il centro degli ex dem Renzi e Calenda). 

Venerdì dopo venerdì, il leader della Cgil sta politicizzando sempre più la lotta sindacale, ergendosi ad autentico baluardo a difesa dei diritti dei lavoratori. L'interpretazione del ruolo di paladino del lavoro, e la ricerca sfrenata di continui scontri idonei ad alimentare una contrapposizione sempre più marcata con i rappresentanti dell'esecutivo di centrodestra (Matteo Salvini in testa), stanno poco alla volta consentendo a Landini di acquisire popolarità e favore tra i delusi elettori del Pd, e al contempo infliggere dei violenti scossoni alla giá fragilissima leadership di Elly Schlein. In attesa della spallata finale, che con tutta probabilità arriverà dopo il voto delle europee, allorquando l'attuale segretario della Cgil proverà a passare all'incasso e mettere le mani su un'altra segreteria, quella dem, il vero grande obiettivo di Maurizio Landini. 

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