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Opinioni

SU IMMIGRAZIONE IRREGOLARE LA GERMANIA FA UNA PROFONDA AUTOCRITICA

SU IMMIGRAZIONE IRREGOLARE LA GERMANIA FA UNA PROFONDA AUTOCRITICA

La Germania, con una critica spietata ad Angela Merkel sulle politiche di immigrazione selvaggia, ha deciso di cambiare radicalmente linea, in quanto ”l’effetto calamita” dei benefici assistenziali riguardante l’immigrazione clandestina di fatto ha mandato fuori controllo molti dei sistemi di sicurezza e di politiche sociali riguardanti l’welfare.

Oggi, ad esclusione dei Verdi, il governo ha deciso di proporre un disegno di legge per “velocizzare le espulsioni”.

Il principio di questa legge ha dichiarato il presidente del consiglio a Spiegel è di espellere tutti coloro che non hanno diritto di stare in Germania.

Spiegel ha fatto un sondaggio su questa legge dal quale emerge che l’ 86% dei tedeschi sostiene questa radicale inversione di marcia sul tema immigrazione. Una posizione che sicuramente andrà ad influenzare tutti i Paesi della comunità europea.

Se si pensa poi alla posizione che sosteneva la Germania, finanziando lautamente tutte le Ong che operavano a sostegno dell’immigrazione clandestina, più di una considerazione sociale e politica dovrà essere sviluppata anche in Italia .

Su questo tema lo sfregio politico tedesco fatto alla leadership della Angela Merkel dimostra implicitamente anche la pochezza politica della postura della presidente della commissione Europea Ursula Von der Leyen e dei suoi ottimati, i quali oggi si trovano in una situazione di assoluta difficoltà e di certo non possono proseguire con la politica triste e insulsa di Arlecchino.

La situazione del quadro geopolitico si sta talmente deteriorando che non basta solo fare “velocemente consuntivi”, i quali dimostrano come certe posizioni fossero funzionali alla dinamiche interne dell’Europa, ma serve un coraggio di cambio di quei paradigmi che stanno alla base di politiche congiunturali fallimentari .

Le regole di immigrazione non possono essere dettate dalla costruzione di un permanente “stato di emergenza” che va a negare la visione di un Europa che ha una sua politica e una suo spazio che ne garantisce storia radici e ruolo.

Solo in un contesto di rispetto delle regole si può e si deve esprimere solidarietà concreta e regolata.

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